[highlight]Xiaomi supera Samsung e diventa il primo produttore di smartphone in Cina[/highlight]
Quando si pensa al mercato degli smartphone, si immagina un contesto bloccato nel duopolio Samsung–Apple, con gli altri produttori costretti ad accontentarsi solo delle briciole, o nella peggiore delle ipotesi, a fallire come Blackberry e Nokia, poi finita nell’orbita Microsoft.
Un caso già analizzato e ancor più da sottolineare, visti i record che sta ottenendo, è quello dell’azienda cinese Xiaomi. L’azienda di Lei Jun, nata nel 2010, si è imposta velocemente nel mercato tecnologico diventando il quinto produttore di smartphone al mondo.
La crescita del marchio è diventata ancora più imponente se si pensa che le vendite dirette sono limitate solo alla Cina, mentre all’estero è possibile acquistare gli smartphone Xiaomi solo d’importazione.
La strategia di Xiaomi è ormai nota: vendere cellulari di alto livello a metà del prezzo degli smartphone top gamma. Questa strategia di vendita sta risultando vincente visti i risultati in uno dei più importanti mercati come quello cinese.
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L’importanza della Cina
Se si vuole capire l’importanza del mercato cinese non bisogna solo soffermarsi al dato semplice del miliardo di abitanti. L’importanza della Cina si capisce dai dati di vendita, per esempio, Apple vende in Cina circa il 36% dei suoi smartphone e i dati di vendita cinesi hanno superato le percentuali negli Stati Uniti, in cui la mela morsicata si ferma al 24%.
Per quanto riguarda Samsung i dati di vendita sono sempre stati in crescita fino al 2013, quando l’azienda koreana era leader del mercato.
La consacrazione di Xiaomi
Il 2014 è stato però l’anno della consacrazione di Xiaomi dopo un veloce ingresso nel mercato. Il marchio di Lei Jun è stato, infatti, il produttore di smartphone di maggiore successo del 2014, con tassi di crescita, anno su anno, in termini di prodotti spediti, pari al +186%.
A farne maggiormente le spese è stata Samsung che ha perso per la prima volta dopo tanti anni la leadership del mercato cinese.
La caduta di Samsung
Dal confronto dei dati del 2013 con quelli del 2014 si evidenzia l’impietoso calo di Samsung che, in sofferenza della concorrenza di aziende come Xiaomi e Apple, si è dimostrata incapace di reagire ai cambiamenti.
Infatti, se il quarto trimestre del 2013 vedeva Samsung leader del mercato con il 19%, nello stesso periodo del 2014, invece, la situazione si è del tutto capovolta, con Xiaomi che ha raddoppiato la percentuale di smartphone venduti, passando dal 7% al 14%, diventando leader nel Paese, ed Apple salita al secondo posto con una crescita fino al 12%.
La crisi di vendite di Samsung è stata veloce e ha portato l’azienda koreana al quinto posto, superata anche da Huawei e Lenovo.
La scalata di Xiaomi ha quindi colpito nel cuore della divisione di Samsung mobile la cui fetta di mercato è scesa all’8% anche a causa dell’assenza di nuovi prodotti.
Il futuro di Xiaomi
Le prospettive dell’azienda di Lei Jun sono difficili da prevedere. La presenza di Hugo Barra, ex ad di Google, fa pensare alla volontà di espandersi all’estero soprattutto dopo la presentazione delle strategie di ingresso nel mercato statunitense degli accessori tecnologici.
Le aspettative di crescita dell’azienda non sembrano arrestarsi sia in Cina, dove la politica di Jun produce grandi risultati e sia all’estero, visto che per molti analisti il mercato cinese sembra ormai saturo di prodotti.
La stabilizzazione delle vendite cinesi, senza forti crescite nei quantitativi di smartphone venduti, dimostra la necessità di espansione in altri mercati emergenti. Il futuro e dei Paesi in cui attualmente i prodotti di alta gamma non sono presenti in maniera massiccia, per condizioni economiche non favorevoli o per povertà di infrastrutture.
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L’America latina rappresenta uno di questi, con potenziali di crescita anche superiori a Cina e Nord America.
Nei Paesi centro-sudamericani si sta compiendo, infatti, il passaggio dai vecchi telefoni, agli smartphone e dalle vecchie reti telefoniche a quelle 3g e 4g.
In realtà Xiaomi non sembra ancora pronta a un passo del genere, anche se, i tassi di crescita rendono l’azienda davvero imprevedibile. Resta da capire quindi la reale strategia di Jun e Barra e soprattutto se è possibile riprodurre il meccanismo vincente in Cina anche all’estero.