[highlight]A distanza di quasi 20 anni il nuovo CEO di BlackBerry rispolvera una dichiarazione di Steve Jobs paragonando la rinascita dell’azienda di Cupertino a quella canadese. Ma sarà davvero all’altezza del paragone?[/highlight]
[quote]Non ho un nuovo prodotto, ma sono soltanto concentrato follemente sui miei clienti[/quote]
Era la fine degli anni ’90 quando Apple attraversava la sua più profonda crisi, quella che la portò ad un passo dalla sua scomparsa dal mercato dei Personal Computer. In pochi avrebbe scommesso sulle sorti dell’azienda di Cupertino, almeno fino al ritorno di Steve Jobs, fondatore esiliato per la sua eccessiva “follia” (la stessa che lo avrebbe reso celebre nel suo storico discorso all’Università di Stanford “stay hungry, stay foolish”).
A distanza di quasi vent’anni, a prendere in prestito le parole di Jobs è John Chen, nuovo AD di BlackBerry.
In una intervista rilasciata al Wall Street Journal che il nuovo CEO dell’azienda canadese ha indicato quelle che saranno le priorità nel prossimo futuro per mantenere vivo l’interesse per un marchio, come quello di BlackBerry, che ha segnato in maniera importante lo sviluppo del settore mobile nel corso degli ultimi decenni.
La prima novità riguarda la strategia di mercato che, per la prima volta, punta non tanto all’hardware quanto al software.
Se, infatti, i dispositivi della “mora” sono sempre stati riconducibili ad una tastiera fisica QWERTY – che negli anni pre-smartphone faceva apparire il proprio telefono cellulare come l’estensione naturale del notebook – il futuro sembra dipendere sulle sorti del sistema operativo canadese e la qualità dei servizi offerti.
[quote]La mia visione di BlackBerry è davvero complessa ma sceglieremo quale dispositivo creare in base al software[/quote].
Secondo Chen, l’attuale situazione del mercato degli smartphone lascia un ridotto margine di crescita per le realtà che non godono delle prime posizioni in termini di vendite. Basti pensare che «Apple deve vendere 58 milioni di dispositivi per riuscire ad avere un margine di profitto pari al 10-12%».
Partendo da questo, in effetti, risultano essere davvero “insignificanti” i 1.9 milioni di telefoni cellulari venduti nell’ultimo trimestre da BlackBerry, considerando le perdite pari a 4.4 miliardi di dollari.
«Bisogna essere realisti su questo». La svolta dell’azienda canadese potrebbe, dunque, basarsi proprio su quegli strumenti software dedicati al mercato professionale che hanno reso i suoi dispositivi i più sicuri del mercato (non è un caso che Barack Obama sia stato “obbligato” ad utilizzare uno smartphone BlackBerry anziché un comune iPhone).
Come ha spiegato Chen,
[quote]Abbiamo 80.000 server dedicati ad aziende ed istituzioni molto importanti, abbiamo bisogno di lavorare su questi[/quote]
Durante l’intervista, poi, il CEO non ha perso occasione per creare un po’ di suspense sul futuro dell’azienda, dichiarandosi interessato a stringere nuovi accordi con Google:
[quote]Per quanto riguarda la sicurezza nella comunicazione, i nostri software fanno cose che i loro non fanno[/quote]
Questo non significa – come invece potrebbe sembrare – che sia nell’aria un’imminente fusione con il sistema operativo Android; molto più plausibile è piuttosto una integrazione dei servizi della Big G (magari quelli legati alla messaggistica dove BlackBerry è stata per anni leader).
Insomma, John Chen sembra essere pronto a rimettere in discussione le sorti di BlackBerry, ponendosi l’ambizioso progetto di ripetere la scalata al successo che negli la concorrente di Cupertino è riuscita a realizzare.
C’è solo una leggerissima differenza: al timone della barca questa volta non ci sarà Steve Jobs.