[highlight]Brani eccezionali, rivisitati da grandi artisti. Li abbiamo selezionati per voi in una playlist su Spotify[/highlight]
Le canzoni sono la colonna sonora della nostra vita. Ognuno di noi ha una propria canzone del cuore, legata a un avvenimento speciale, che se appena riecheggiata ci riporta con la mente immediatamente a quel momento. E se quella canzone tanto amata, fosse una cover? Se quelle per noi inconfondibili note siano in realtà un rifacimento di un’altra canzone, quella originale?
Ma soprattutto: e se la seconda venuta, la cover, sia addirittura migliore della prima nata?
Ebbene ragazzi, non stiamo parlando di fantascienza, bensì delle 15 cover che sono passate alla storia come canzoni migliori dell’originale.
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I Put A Spell On You – Creedence Clearwater Revival
Spettacolare versione del brano di Hawkins, che ottenne successo solamente dopo le varie reinterpretazioni. In particolare quella dei Creedence fa parte del patrimonio del Festival di Woodstock. La versione originale di Hawkins non ebbe il successo che ottennero invece molte delle versioni interpretate da altri artisti. Nel 1965, quella di Nina Simone giunse al 23º posto della chart Hot R&B/Hip-Hop Songs di Billboard e al 49º posto nella UK singles chart (poi 28°, per la riedizione del 1969).
Nel 1981 l’attore Tim Curry nel suo album Simplicity con un arrangiamento per solo organo ne realizza una suggestiva cover, che per le sonorità gotiche spesso viene erroneamente attribuita alla colonna sonora del film Rocky Horror Picture Show di cui l’attore è protagonista. Quanto alla Hot 100 di Billboard, la versione dell’Alan Price Set (1966) giunse all’80º posto e addirittura al 9º posto nel Regno Unito.
Hallelujah – Jeff Buckley
Senza nulla togliere a Leonard Cohen che la ideò, e ai vari Bob Dylan, John Cale, e gli altri numerosi artisti che la riproposero, la versione di Buckley ha qualcosa di speciale, difficile da definire, qualcosa che però, nonostante gli anni, la rende ancora la versione di maggior successo e di maggiore impatto emotivo.
Il testo del brano contiene numerosi riferimenti biblici ed è stato oggetto di interpretazioni diverse, anche a seguito dei continui cambiamenti nei versi che lo costituiscono e dei molteplici stili adottati nella sua esecuzione dagli artisti che lo hanno cantato nel corso degli anni.
Ain’t No Sunshine – Daryl Hall with Finger Eleven
Questo brano del 1971, di Bill Withers, è stato reinterpretato un numero smisurato di volte. Nella versione che vi proponiamo immagini e musica, insieme, riescono a creare un’atmosfera speciale, in cui sembra quasi di star sdraiati lì su quel prato, magari con un buon bicchiere di vino accanto, il sole al tramonto, rapiti dalla magia di quelle note…
Knocking on Heaven’s Door – Guns N’ Roses
Originariamente scritta da Bob Dylan, tra le versioni più riuscite quella di Bruce Springsteen, Grateful Dead, Mark Knopfler, ma anche quella di Bob Marley, Roger Waters, Eric Clapton e tanti altri, senza ovviamente scordare l’originale.
I Guns N’ Roses già dal 1987 reinterpretavano il brano nei loro concerti, incidendo una propria versione per il film Giorni di tuono. Nel 1991 la loro reinterpretazione è stata inclusa nell’album “Use Your Illusion II”; rispetto all’originale, la versione dei Guns N’ Roses presenta sonorità hard rock.
Questa cover raggiunse la seconda posizione nella classifica britannica dei singoli.
Cocaine – Eric Clapton
Cocaine è un brano musicale scritto, registrato e pubblicato da J.J. Cale nel 1976 sull’album “Troubadour”, uscita in seguito come singolo in diverse edizioni maggiormente conosciuta nella versione pubblicata da Eric Clapton nell’album “Slowhand” del 1977.
Secondo la All Music Guide, la versione di Clapton è una delle canzoni più popolari dell’artista britannico, «anche per un artista come Clapton, che ha prodotto una gran mole di canzoni di alta qualità, Cocaine va annoverata tra le sue migliori produzioni». Questa versione fu prodotta da Glyn Johns, un produttore che aveva collaborato anche con gli Who, con i Led Zeppelin e con i Rolling Stones.
Clapton descrive Cocaine come una canzone contro la droga. «I fan ascoltano solo il refrain “She don’t lie, cocaine” (“la cocaina, lei non mente”), ma la canzone dice anche “If you wanna get down, down on the ground, cocaine”» (“se vuoi cadere, cadere per terra, cocaina”)». Clapton ha sostenuto che è preferibile una canzone che sia contro la droga in maniera allusiva, piuttosto che diretta, perché questo le garantisce un effetto dissuasivo che verrebbe meno nel caso in cui fosse percepita come una canzone dal messaggio moralistico o paternalistico.
Me And Bobby McGee – Janis Joplin
Scritta da Kris Kristofferson, fidanzato di Janis, e interpretata inizialmente da Roger Miller, è con la Joplin che rientrerà nella classifica delle 500 canzoni più belle di tutti i tempi, redatta dalla rivista Rolling Stones.
Janis Joplin incise la canzone per il suo ultimo album Pearl solo pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 3 ottobre 1970. Nella versione originale Bobby McGee è una donna; Janis Joplin, amica e fidanzata di Kris Kristofferson dall’inizio della sua carriera fino alla morte per overdose, cambiò il sesso del protagonista della canzone ed alcune parole del testo.
Last Kiss – Pearl Jam
Brano scritto da Wayne Cochran che non ebbe grande successo fino alla rivisitazione di J.Frank Wilson & The Cavaliers, ma che, solo in seguito alla versione dei Pearl Jam, supportati dalla solita vibrante voce di Vedder, ottenne maggiore riconoscimento.
Whole lotta love – Led Zeppelin
Con Whole lotta love, una delle più famose canzoni del gruppo hard rock contenuta nel disco Led Zeppelin II del 1969, riarrangiano il brano You Need Love (1962) del bluesman Willie Dixon.
La canzone è dotata di uno dei riff più famosi della storia del rock.
9.Enjoy the silence. I nostrani Lacuna Coil omaggiano i Depeche Mode con la cover della celebre Enjoy the Silence. Il brano (inserito nell’album Karmacode del 2006) si adatta perfettamente allo stile gothic della band. Il brano originale è stato pubblicato dai Depeche Mode nel disco Violator, uscito nel 1990.
Respect – Aretha Franklin
Respect è una canzone incisa nel 1965 dal cantante statunitense Otis Redding, che verrà ripresa nel 1967 da Aretha Franklin diventando uno dei suoi più grandi successi. Nel testo originale di Otis Redding il punto di vista è quello di un uomo che chiede alla propria compagna di essere rispettato e considerato; nella versione di Aretha Franklin i generi vengono scambiati.
Nel 1967 negli Stati Uniti i movimenti femministi e per l’abolizione delle ancora presenti forme di apartheid a danno della minoranza afroamericana sono in piena affermazione; la versione della Franklin diventa un inno di questi movimenti, la richiesta di “rispetto” contenuta nella canzone viene allargata all’intera società statunitense.
La canzone è oggi considerata tra le migliori dell’era del rock and roll e la versione di Aretha è alla quinta posizione nella classifica della rivista Rolling Stone delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi.
Stand by Me – John Lennon
Brano di Ben E. King, scritto da Ben E. King, Jerry Leiber e Mike Stoller, basato su un gospel del 1955 dei The Staple Singers, riadattata a ritmi più moderni dagli autori, pubblicata per la prima volta nel 1961.
Tra le numerose cover del brano che sono state pubblicate, la versione più nota è quella di John Lennon, giunta alla ventesima posizione dei singoli più venduti nel Regno Unito. In Italia, è stata portata al successo da Adriano Celentano con il titolo Pregherò, incisa nel 1962 (un 45 giri, il cui lato B presenta “Pasticcio in Paradiso”).
Tra gli autori non risulta Ben E. King, ma Ricky Gianco e Don Backy. Nel 2007 Gigi D’Agostino ne ha fatto una cover nell’album Lento Violento… e altre storie.
La canzone vanta anche una cover punk dei Pennywise e una cover bachata di Prince Royce. Nel 2009 il gruppo americano Bon Jovi, insieme al cantante di origini iraniane Andy Madadian, ha realizzato una versione di questa canzone in sostegno al popolo iraniano. Nel 2010 Lady GaGa e Sting hanno cantato questa canzone durante la cerimonia di beneficenza Rainforest a New York.
Gimme Some Lovin – Blues Brothers
Gimme Some Lovin’ è un singolo del gruppo rock britannico Spencer Davis Group, pubblicato nel 1966, scritto da Steve Winwood, Spencer Davis e Muff Winwood. Il riff di base della canzone è stato preso dalla canzone di Homer Banks “(Ain’t That) A Lot of Love”, scritta da Willie Banks e Dean Parker.
La canzone fu originariamente una hit nel 1967 (II nel Regno Unito, VII negli Stati Uniti); si è classificata al 244º nella lista delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi della rivista Rolling Stone.
La canzone fu spesso oggetto di cover da parte di altri musicisti, probabilmente la più nota rimane quella pubblicata nel 1980 dai Blues Brothers nella colonna sonora del film omonimo: realizzata anche come singolo entrò nei Top 20 della classifica USA salendo fino alla 18ª posizione. Nella pellicola è eseguita dal gruppo come brano di apertura dell’esibizione al Bob’s Country Bunker, presto interrotta a causa di un copioso lancio di bottiglie di birra per protesta, da parte dei clienti del locale.
Girls Just Want To Have Fun – Cyndi Lauper
La coloratissima e scatenataCyndi Lauper impazza con quello che è destinato a diventare un inno degli anni Ottanta, Girls Just Wanna Have Fun, che non è, però, un suo brano, bensì una rilettura dell’originale di Robert Hazard, che la scrisse nel 1979 e ne incise una versione demo nello stesso anno.
Il testo, però, era leggermente diverso e aveva un punto di vista più maschile.
Nothing Compares 2 U – Sinead O’Connor
Nel 1990 una giovanissima e bellissima Sinead O’Connor pubblicava il suo secondo album, che conteneva la hit indimenticabile Nothing Compares 2 U. Che, però, non è affatto sua. Il brano è stato scritto nel 1985 da quel geniaccio di Prince per uno dei suoi progetti musicali collaterali, ossia una band chiamata The Family.
Gloria – The Doors
La versione originale è quella dei Them, già particolarmente bella di suo, ma non si può certo dire che i Doors abbiano sfigurato. Gloria è uno dei brani musicali più reinterpretati di sempre, se ne conoscono versioni a nome di: The Gants (sull’album Roadrunner) – prima cover risalente al novembre 1965; The Bobby Fuller Four dal vivo al P.J.’s Night Club, versione inserita poi nell’album Live at PJ’s Plus!; Shadows of Knight su singolo nel dicembre 1965 (in seguito inclusa nell’album Gloria); Status Quo (a nome “The Spectres”) live al Saturday Club, BBC il 10/09/1966; AC/DC eseguivano la canzone abitualmente nel corso delle esibizioni quando Bon Scott era ancora il loro cantante.
Questa versione, anche se basata sul brano di Van Morrison, ha un testo completamente riscritto in chiave punk, mantenendo solo il ritornello, ed aggiungendo allusioni ironiche alla sacralità del termine “gloria”.
Il brano inizia con la celebre frase: «Jesus died for somebody’s sins / But not mine» (“Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non per i miei”).
Enjoy The Silence – Lacuna Coil
Enjoy the Silence è il brano che ha portato al successo i Depeche Mode, contenuto nel settimo album della band, Violator. Con questo brano il gruppo vinse nel 1991 i Brit Awards alla British Phonographic Industry come miglior singolo britannico e scalò la UK Singles Chart raggiungendo il sesto posto dove rimase per tre settimane.
Inoltre, la canzone si piazzò nella top 10 della Billboard Hot 100 statunitense, l’unica del gruppo ad aver raggiunto questo traguardo.
Nel 2006 i Lacuna Coil hanno realizzato una bellissima cover di questo brano, rivisitandola in chiave gothic metal, inserita nell’album Karmacode.
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Abbiamo creato per voi una playlist su Spotify con tutti i brani selezionati in questo articolo. Buon ascolto!