[highlight]Nell’ultimo album della band la rabbia, la tradizione e le speranze del popolo napoletano [/highlight]
Una voce si alza tra le strade di Napoli, tra sfogliatelle e il profumo di pizza appena sfornata; una città che ha così tanto da raccontare, e il modo in cui riesce a farlo in maniera più efficace è attraverso la musica rap. Rapper come Clementino e Rocco Hunt ormai hanno superato l’etichetta di artista provinciali e sono diventati famosi anche per il grande pubblico.
Il mondo del rap è fatto, però, anche di realtà locali, underground, di nicchia, poco note ma non per questo meno valide. Un esempio? I Sangue Mostro, gruppo rap partenopeo figlio della tradizione e perfettamente inserito nell’universo della musica napoletana.
Nati da vecchie jam session dei primi anni 90 intorno a un bidone dell’immondizia a Piazza San Domenico Maggiore nel Centro storico di Napoli e delle epiche jam di Skillz Detector ad Officina 99, i Sangue Mostro tra il 2006 e il 2007 si sono affacciati sul panorama musicale con la riunione dei musicisti Ekspo e Ale Zin, che sono entrati a far parte insieme dei 13 Bastardi, 2phast, O’kiatt e Speaker Cenzou, che ha collaborato numerose volte con i 99 Posse e che ha inciso il suo primo album da solista nel 1996 dal nome Il bambino cattivo.
In seguito alla pubblicazione del primo album, “L’urdimu tip”, la band subisce un ridimensionamento in quanto O’kiatt viene allontanato e 2phast si trasferisce in Germania. Prende il suo posto Dj Uncino, le cui selezioni sono state di apertura ad artisti del calibro di James Senese – Shaabam Shadeeq – Blaq Poet – Wildchild – The Herbaliser – Pharoahe Monch – Antipop Consortium – Des Efx – Ag of d.i.t.c – Afrika Bambaataa – Evidence from dilated peoples – Fatman Scoop e durante l’ultimo official dj del tour italiano degli Onyx.
sei anni dalla pubblicazione del primo album i Sangue Mostro ritornano alla carica con “Cuo Rap”, un album ricco di spunti interessanti.
Diciotto tracce, capaci di prendere per mano i napoletani e condurli per le strade di una città che sa essere dolce e ricca di poesia, ma al tempo stesso piena di problematiche irrisolte – sociali, culturali, ambientali, legali ed economiche – che la band denuncia con forza e suoni decisamente più duri.
L’album è costruito proprio su questa alternanza tra brani più soft e leggeri, come Tiemp luntan e Easy come easy go, e canzoni dal forte impatto emotivo, come in “Non me ne parlare proprio”, nella quale si avverte la voce di un popolo arrabbiato, stanco delle solite fatiche e ingiustizie, stanco della prepotenza di Equitalia e dei politici, ma anche di chi cerca di fare il furbo ai danni degli altri.
Dalla collaborazione con Clementino nasce “Rinascimento”, un brano che pone al centro dell’attenzione il disagio giovanile e il futuro sempre più annebbiato. La musica può rappresentare una via d’uscita, o almeno uno strumento attraverso il quale comunicare il loro malcontento.
Come tradizione vuole, un album rap non può fare a meno di collaborazioni con altri artisti, e “Cuo’ Rap” non fa eccezione. Oltre al già citato Clementino, nell’album i Sangue Mostro vantano la partecipazione di Zulù dei 99 Posse, Ntò, Dj Gruff, PapaJ, Kayaman, Jovine, Napoli Rap Art, Wena, il leggendario rapper americano AG (D.I.T.C) e il pianista Francesco Villani.
Nonostante una fortissima connotazione musicale e uno stile perfettamente riconoscibile, i Sangue Mostro non dimenticano la tradizione musicale con la quale si sono formati.
[quote]Siamo figli di Mario Merola e Aurelio Fierro, di Renato Carosone e di Pino Daniele. Rappiamo ma sappiamo di essere nel solco di una tradizione nostrana che noi facendo gli americani portiamo verso Afrika Bambaatta e A.G. dei Diggin in the Crates Crew: a 13 anni compravo i suoi dischi alla Flying Records di Santa Chiara, ora ci togliamo lo sfizio di ospitarlo nel nostro.[/quote]
È un legame indissolubile quello con la musica napoletana del passato, evidente in brani come “I Magliari”, nel quale è stata campionata la voce di Mario Trevi, e “Easy come easy go”, dove viene citato il grande Pino Daniele:
[quote]o dicette pure Pinotto/ ma che te ne fotte[/quote]
Con “Napoli Pt. 3” i Sangue Monstro riprendono gli altri due brani, “Napoli Pt. 1” e “Napoli Pt. 2”, pubblicati negli anni scorsi; un inno d’amore, nei confronti di una città capace di sorprendere ogni giorno, una cartolina che, nonostante tutto, va conservata nel cuore e mai dimenticata
La napoletanità viene fuori in maniera più semplice e ironica in brani come “71”, numero che nella smorfia napoletana denota una persona poco affidabile, e in “Hiphop Rau'”, dedicato al celebre sugo della domenica, decantato in Sabato Domenica e Lunedì dal maestro Eduardo De Filippo.
E poi c’è l’amore, non solo per la città e per le sue tradizioni, ma quello romantico, emozionante, puro, che i Sangue Mostro raccontano nel loro brano più “pop”, “Pensieri”.
Nei Sangue Mostro batte il cuore pulsante del capoluogo campano, che unisce tutta la popolazione come quando si attende il miracolo di San Gennaro in preghiera nella Cattedrale di Napoli; e non è un caso che il logo della band raffiguri la teca che contiene l’ampolla del sangue del Santo, sempre nel cuore di tutti i devoti.