[highlight]Il progetto mira a diffondere tra i giovani l’arte e i musei attraverso i social network[/highlight]
I selfie sono entrati nell’accezione comune e nelle abitudini di tutti noi e probabilmente in un futuro, si spera assai remoto, saranno riconosciuti come una vera e propria arte. forse il segno lasciato sulla terra dalla civiltà della nostra epoca.
Non serve fare ironia, la diffusione dell’autoscatto con lo smartphone o la macchina fotografica è ormai un fenomeno che imperversa in rete, e in questi mesi i selfie al museo con allo sfondo le opere d’arte si stanno diffondendo anche nei maggiori luoghi d’arte di tutto il mondo.
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Le foto delle maggiori opere d’arte riprese a scattarsi dei selfie sono subito diventare virali su Facebook, Twitter e Instagram, riuscendo a dare forse una scrollata di ironia al serioso mondo dell’arte.
È sempre più frequente osservare nei luoghi d’arte invasivi visitatori (giovani e non) intenti a fotografarsi con lo smartphone davanti a grandi opere, alla ricerca dello scatto perfetto “acchiappa like” o nelle altre zone delle strutture museali, inclusi uffici, bagni e cortili anche solo per lasciare il segno del proprio passaggio.
Il Museo diventa luogo d’incontro e non più solo luogo di coinvolgimento, di studio e di meditazione nei confronti dell’arte e le strutture museali sembrano incoraggiare questo fenomeno con la progressiva abolizione di quei divieti da sempre molto stringenti.
La strategia è quella incoraggiare i giovani a visitare i musei, trasformando il modo di vedere l’arte e i luoghi della cultura come un noioso retaggio del passato senza alcun interesse. Sono sempre più frequenti infatti le iniziative per coinvolgere ragazzi a frequentare i musei e i soc ial network e i selfie possono rappresentare uno strumento importante.
#MuseumSelfie Day
L’iniziativa lanciata lanciata da Mar Dixon e Culture Themes è pensata per sfruttare i social network e la mania dei selfie per invitare i giovani nei musei, affinché la cultura non sia vista soltanto come un affare noioso per vecchi. Il 21 gennaio Twitter e Instagram sono stati quindi invasi da selfie dal Louvre con la Gioconda, dagli uffizi, da foto con l’Urlo, con Van Gogh e con tanti altri capolavori.
È acceso il dibattito sull’opportunità di incoraggiare questo tipo di comportamenti in luoghi da sempre visti quasi sacri, culle dell’arte e ultimo baluardo della cultura.
Selfie d’autore
In Italia la diffusione del fenomeno non è stata paragonabile agli altri Paesi sia per un nostro diverso approccio all’arte sia perché i giovani italiani preferiscono altre attività a quelle dei luoghi artistici. Negli ultimi anni però anche le strutture italiane si stanno adeguando al fenomeno dei selfie e il rapporto con le foto nei musei si è capovolto. Con il Decreto cultura è stata permessa la riproduzione dei beni culturali senza scopo di lucro e senza contatto fisico, né l’esposizione a flash né l’uso treppiedi. Inoltre, con lo stesso decreto è stata resa libera anche la divulgazione con qualsiasi mezzo delle immagini.
Tra i diversi progetti lo Gnam, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma ha lanciato il progetto con l’hashtag #selfiedautore, contest online di selfie artistiche con l’obiettivo di attirare giovani e meno giovani a divertirsi con l’arte con tanto di giuria per selezionare il selfie migliore.
A sostenere l’iniziativa anche nomi noti dello spettacolo e del mondo della cultura come Ettore Scola, Luigi Diberti, Beppe Convertini e Alessandro Preziosi.
Il tutto è pensato in finalità di condivisione e diffusione cercando di invertire il trend negativo che vede l’allontamento dei giovani ai luoghi d’arte con dati sempre meno incoraggianti.
Secondo la media dei dati Istat 2014, solo il 26% dei giovani tra i 15 e i 34 anni sono frequentatori di musei, di aree archeologiche e di monumenti. I luoghi di cultura vengono visti nelle abitudini dei giovani italiani come noiosi e sono preferiti ad attività di tempo libero diverso come il cinema, i centri commerciali e lo sport.
Le misure del Ministro Franceschini con lo stop agli ingressi gratis per gli over 65, gli sconti ai giovani e con la prima domenica del mese gratuita, rappresentano una toppa insufficiente per sopperire al colpevole ritardo di un Paese come l’Italia, lontano dagli standard europei e che tende più a tagliare che a investire risorse sulla cultura.
Coinvolgimento nell’arte
Di certo non saranno i selfie a salvare i musei dall’abbandono delle giovani generazioni.
Il caso italiano è paradossale se guardiamo al patrimonio storico artistico e culturale del nostro Paese in confronto agli altri Paesi. Il Rapporto 2014 di Federculture ha descritto un contesto di desolazione in cui musei e istituzioni mancano di una vera e propria programmazione strategica in grado di attrarre giovani, descrivendo il pubblico dei musei italiani come “pigro culturalmente”.
Il ritardo è ancora più evidente se confrontato con i nostri vicini europei che prediligono programmi a più ampio raggio e le cosiddette politiche di engagement, che cercano di coinvolgere i giovani fidelizzandoli.
Un esempio è quello della Francia, con il Louvre e il Centre Pompidou, e di Spagna e Danimarca, in cui la maggior parte delle organizzazioni museali si rivolge ai giovani attraverso programmi di fidelizzazione e partnership con altre attività culturali e il museo diventa un luogo dinamico di educazione e di crescita che non si chiude solo nelle strutture ma si apre all’esterno, nelle piazze, nelle scuole.
Dietro all’incoraggiamento dei selfie ai musei c’è quindi una strategia che punta a coinvolgere i giovani e dare nuova vita a un movimento culturale.
Esserci a ogni costo
Il rischio però è quello di snaturare il significato di questi luoghi,svendendo la loro essenza alla cultura commerciale e alle mode del momento. È invece necessario invertire il rapporto e che i luoghi d’arte e cultura tornino ad affermarsi come centri culturali capaci di creare interazione con il pubblico e diventare spazi di creatività per mantenere la conoscenza e la coscienza del patrimonio culturale nazionale.
È impossibile però perseguire questa linea attraverso continui tagli alla cultura ed eliminando l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole
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In un tempo in cui per i giovani è importante apparire e mostrare di esserci a ogni costo si rischia di non condividere nulla se non l’immagine di se stessi, in posa per un selfie al museo con un bel sorriso e alle spalle nello sfondo sfocato l’arte e il proprio passato.