[highlight]Una donna deve necessariamente fare almeno un figlio; questo è il dogma cattolico/sociale dominante. Ma se non volesse, non potesse o, semplicemente non lo ritenesse opportuno?[/highlight]
L’ Italia è una penisola che si sviluppa intorno allo Stato del Vaticano ed è ad esso psicologicamente soggiogata…a dirla tutta anche economicamente, politicamente ecc…ma questo è un altro discorso.
La dottrina cattolica ci informa quindi che l’attività sessuale deve essere finalizzata alla procreazione e il matrimonio, quel sacramento durante il quale si spergiura consapevolmente, sebbene in buona fede, ripetute volte, altri non è che un atto di legittimazione del sesso affinché si facciano bambini.
[highlight]LEGGI ANCHE: #PensieriBarbarici: soddisfazione sessuale e verità[/highlight]
Ne deriva che, guarda caso, una donna non possa non avere figli senza essere sottoposta dapprima ad apparentemente innocenti domande circa la sua intenzione di diventare mamma e poi progressivamente a pressioni sempre più insistenti che spaziano dal disappunto totale per chi osi scegliere di non moltiplicarsi ai premurosi suggerimenti per chi confessa che non è che non vorrebbe ma proprio “non vengono”.
La congiura sociale raggiunge il suo apice all’avvicinarsi del fatidico giro di boa dei 40 anni; lì si arriva persino a chiudere un occhio sullo status civile (non si dica che non siamo elastici e tolleranti) perché una donna almeno un figlio lo deve fare.
Ma perché? Chi lo ha deciso? Cosa lo impone?
Badate bene che si chiama istinto materno e non obbligo materno e, so che sarò scomunicata per questo, se qualcuna non ne fosse dotata? O semplicemente la vita e gli eventi ad essa connessi avessero, come dire, navigato contro?
Si preparino i roghi!
Noi donne, per onestà intellettuale occorre ammetterlo, siamo un contenitore di ormoni, loro schiave sottomesse.
Tutta la nostra esistenza è regolata dalla loro funzionalità spesso bordelline e da un orologio biologico ideato da un orologiaio matto.
Ora, dopo aver combattuto per circa 30 anni con la fase pre-post-tra–intra mestruale, le mille (altro che 50) sfumature di umore, sbalzi inclusi, dopo essere sopravvissute all’adolescenza, all’acne, ai capelli ricci le lisce e ai lisci le ricce, alle cerette, alle diete, all’amica con le tette, all’amica magra ecc ecc., proprio alla soglia dei 40, quando tutto quello che stava su inizia a minacciare di precipitare, quando il parrucchiere diventa un alleato irrinunciabile per celare le prove degli anni che passano, quando non puoi entrare in una profumeria che la commessa ventenne ti consiglia l’ultimo prodotto antirughe ma per pelli giovani ( la beffa & la beffa) quando iniziano a chiamarti signora, il mondo che fa?
Infierisce e ti tratta come una busta di latte in scadenza, anzi se vai a leggere bene, dove il “da consumarsi preferibilmente entro” è già passato da un po’.
Certo ci sono donne, non poche, che seguendo gli schemi sociali scelgono di fare una serie di cose “a prescindere” ma questa non può e non deve essere la regola.
[highlight]LEGGI ANCHE: #PensieriBarbarici: le corna sono una cosa seria[/highlight]
Un figlio è una scelta che dovrebbe essere consapevole e responsabile, una assunzione di responsabilità, ma anche un lusso oltre che indiscutibilmente una gioia.
Ma soprattutto la mancata maternità non è una condizione per cui possa essere ammesso un processo in pubblica piazza.
Chi ne ha voglia cresca e si moltiplichi, gli altri continuino a scopare per puro godimento.