[highlight] Ancora nulla di fatto per la vertenza Almaviva Contact, con le sedi di Napoli e Roma ancora a rischio chiusura. Intanto si accende la protesta dei lavoratori, che occupano l’azienda e scrivono una lettera a Vodafone, il maggiore committente di Almaviva. [/highlight]
Ormai il tempo è davvero poco, le settimane, i giorni e le ore scorrono veloci ed è sempre più difficile immaginare un esito positivo della vertenza Almaviva Contact. Ma i lavoratori non ci stanno ad accettare passivamente il licenziamento e in questi giorni si sta facendo più accesa la protesta nei confronti dell’azienda, che da parte sua sembra irremovibile nella decisione.
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La protesta
La sede di Napoli, in via Brin, è quella che più si sta muovendo nella protesta, dopo settimane di incontri, sit-in e manifestazioni, i lavoratori stanno invece attuando ora una strategia più aggressiva. Da venerdì il clima aziendale si è ancora di più esacerbato,dopo le ennesime forzatura dell’amministrazione aziendale in termini di esaurimento istituti e cambi orari. In un contesto già di per sé difficile, quindi, i lavoratori sono esplosi in una protesta che ha portato alla momentanea occupazione dell’azienda e successivamente all’indizione dello sciopero in bianco durante l’orario di lavoro. Nei prossimi giorni sono state dichiarate ulteriori iniziative forti.
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Lettera a Vodafone
La protesta degli operatori di Almaviva Napoli sta conoscendo diverse forme che sembrano più o meno incisive. La volontà è quella di attrarre attenzione da parte del Governo e soprattutto dei committenti che sono l’ago della bilancia in tutta la crisi dei call center in Italia. Nello specifico, per le attività di Napoli e in parte Roma, Vodafone Italia è il committente cardine delle sedi, su cui da molti anni Almaviva Italia basa le sue fortune. I alvoratori hanno quindi deciso di scrivere direttamente alla compagnia telefonica per sensibilizzare la loro causa e soprattutto chiedere una presa di coscienza e responsabilità della situazione che coinvolge gli 845 lavoratori di Napoli. Coinvolgimento dei committenti che il Governo non riesce a concretizzare.
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Il tempo per i lavoratori di Almaviva Napoli stringe e noi di Contrordine abbiamo deciso di appoggiarli, pubblicando la loro lettera.
Cara Vodafone, come lavoratori sappiamo che la massimizzazione del profitto oggi non può prescindere dal concetto di etica, principio secondo il quale ogni uomo deve tendere a dare concrete prospettive di sviluppo, secondo le proprie possibilità, al maggior numero possibile di persone. Ebbene, Voi avete il diritto a tutelare la vostra qualità napoletana ed avete anche una responsabilità derivante. Per questo Vi chiediamo di non restare in silenzio e nel silenzio diventare complici di un “delitto” sociale crudele dalle conseguenze tragiche per 845 famiglie napoletane.