[highlight]A meno di un mese dalla scadenza del 16 giugno, migliaia di Comuni non hanno ancora calcolato le aliquote. Per loro slitta tutto a settembre [/highlight]
Un Paese spaccato in due. Ecco la fotografia dell’Italia che emerge in questi giorni, e per la prima volta non c’entra niente la storica rivalità Nord vs Sud. A decretare questa distanza è la decisione del governo di rinviare la scadenza della prima rata della Tasi, fissata al 16 giugno, per tutti gli immobili situati nei Comuni che non hanno calcolato le aliquote in tempo. Per tutti gli altri, ovvero i cittadini residenti nei Comuni che hanno fatto i compiti a casa, tutto resta invariato e tra meno di un mese dovranno provvedere a versare all’erario quanto dovuto.
Ma facciamo un passo indietro, e torniamo allo scorso 19 maggio, giorno in cui il ministero dell’Economia e delle Finanze ha emanato un Comunicato stampa, il n°128. Il titolo non lascia spazio alle interpretazioni:
Tasi: proroga a settembre nei Comuni in ritardo con la delibera.
[quote]Dopo aver incontrato l’Anci, per venire incontro da un lato alle esigenze determinate dal rinnovo dei consigli comunali, e dall’altro all’esigenza di garantire ai contribuenti certezza sugli adempimenti fiscali, il Governo ha deciso che nei Comuni che entro il 23 maggio non avranno deliberato le aliquote la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi è prorogata da giugno a settembre. Per tutti gli altri Comuni la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi resta il 16 giugno[/quote]
In pratica, ogni Comune ha l’obbligo di approvare le delibere entro e non oltre il 23 maggio, in modo da essere pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze entro il 31 maggio. Se questo non avviene, la scadenza slitta dal 16 giugno a una non definita data di settembre, si ipotizza sempre il 16.
Al momento, solo il 10% dei Comuni (832 municipi su 8.092) hanno provveduto a rispettare le scadenze, e non è escluso che si possa addirittura slittare ad ottobre.
Una decisione, questa del governo, che ha lasciato di stucco tutti gli analisti, ma anche i proprietari degli immobili interessati, i commercialisti e i centri di assistenza fiscale (CAF).
Molto duro il commento del Codacons, che ha emesso una diffida nei confronti del Mef, dichiarando di essere pronto a compiere azioni legali contro lo Stato. In un comunicato pubblicato ieri 20 maggio, infatti, l’associazione che difende i diritti dei consumatori si è appellata all’articolo 3 della Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, palesemente violata con questa disparità di trattamento.
Ecco le parole del presidente Carlo Rienzi:
[quote]La situazione determinatasi a causa delle incapacità delle amministrazioni locali e centrale, e’ quella per cui alcuni contribuenti saranno chiamati a pagare la Tasi entro il 16 giugno, altri il 16 settembre, senza alcun valido motivo che giustifichi tale differenza, dal momento che i Comuni hanno avuto il tempo necessario per deliberare le aliquote. Un simile provvedimento viola poi la Costituzione, che all’art. 3 sancisce l’assoluta uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge[/quote]
Un governo che consente, anzi avalla, una simile disparità è a dir poco imbarazzante.
In un Paese normale si sarebbe provveduto in tempo a controllare lo stato di avanzamento delle delibere, e, in casa di mancato rispetto dei termini, a multare il Comune fannullone.
Ma siamo in Italia, e qui i problemi non si affrontano, si rinviano. A data da destinarsi.