Il “back to office” è il tema del momento in Italia (mentre all’estero, come vedremo, si parla perfino di settimana corta): quante aziende stanno lentamente proponendo ai dipendenti di tornare in ufficio, dopo i lunghi mesi di restrizioni pandemiche?
Quante invece hanno scelto la flessibilità dello “smart working” o “remote working”, e hanno deciso di implementarla in via definitiva?
GoDaddy ha creato l’infografica “Back to office, o quasi” per esplorare il futuro (prossimo) del mondo del lavoro, con un occhio alla digitalizzazione e alle innovazioni che ci porteremo dietro post-pandemia.
La situazione nel nostro Paese: secondo un sondaggio Fondirigenti, il 54% delle aziende italiane a marzo 2021 dichiarava di voler utilizzare lo smart working anche alla fine della pandemia.
La maggior parte dei manager intervistati preferirebbe un rientro in ufficio a metà: 50% dei giorni a casa, il resto in sede.
Tantissimi grandi player in Italia (da Unicredit a BNL, passando per Telecom e Bankitalia) stanno privilegiando questo modello ibrido, garantendo un nuovo equilibrio tra presenze in ufficio e a casa.
Al contrario alcuni colossi, anche tech come Facebook o Google, stanno rimandando il rientro a gennaio 2022.
Che sia modello ibrido o smart working, quali sono i tool utili che continueremo ad utilizzare anche in futuro?
Dalla condivisione online dei documenti (Google Workspace o Office 365) fino ad arrivare ai tool per organizzare il lavoro (Asana, Trello e molti altri) e le varie chat, sono molte le soluzioni di cui non ci libereremo in tempi brevi.
A proposito di tempistiche: e se la settimana diventasse più corta?
In alcuni paesi del mondo (per esempio in Giappone o in Spagna) si sta sperimentando un orario lavorativo ridotto (dal lunedì al giovedì) a stipendio invariato.
Quali i benefici di questo modello? Secondo i primi dati, sarebbero simili a quelli dello smart working: aumento della produttività, costi aziendali minori, riduzione della CO₂.
E se fosse questo il futuro del mondo del lavoro?