Un risultato positivo ed incoraggiante, con il neo della disoccupazione giovanile a livelli drammatici.
I dati Istat sul mercato del lavoro, diffusi nelle ultime ore, mettono in evidenza, ancora una volta, la schizofrenia con cui si muove la situazione dell’occupazione nel nostro Paese.
Fortunatamente i risultati emersi sono positivi, sia rispetto a qualche mese fa, sia a quelli risalenti ad un anno fa. Il dato, complessivamente emerso, mette in evidenza il segno positivo di un incremento occupazionale nel nostro Paese, come non succedeva da alcuni anni.
Non sappiamo se è merito del Jobs Act, come sostiene l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, o degli incentivi andati a ruba nel 2015, e che hanno validità triennale, certo viene fuori un dato positivo che lascia ben sperare. D’altra parte fanno seguito ai segnali di ripresa emersi anche dai dati sulla produzione industriale, diffusi poco tempo fa.
Emerge, chiaramente, dall’analisi dei dati, il rimarchevole impennare delle assunzioni riguardanti, soprattutto, gli over 50, a causa forse dell’innalzamento dell’età pensionabile, o di un certo tipo di incentivi.
Nel positivo riscontro dei dati emergono, però, in maniera incontestabile, le cifre riguardanti la disoccupazione giovanile che, in alcune aree del Paese, sfiorano cifre impressionanti e drammatiche. Ed è il dato che più preoccupa, e con cui bisogna fare i conti.
I motivi, come è noto, sono i più disparati, come emerge dai tanti studi dedicati al tema, e a tutti arcinoti.
Probabilmente una classe politica più attenta potrà, e dovrà, intervenire sui diversi fattori strutturali che frenano la crescita e che, assieme ad altri fattori, incidono in maniera determinante sulla disoccupazione giovanile, anche se istruita e formata.
Certamente non si potrà eludere il problema anche, e soprattutto, per le conseguenze socio-economiche che determina.