Un regista di qualità, poco amato da una certa cultura, e da una certa critica.
Se ne è andato, a seguito di una grave malattia che lo aveva colpito qualche anno fa, uno dei registi italiani più discussi, e che, con alcuni film, ha segnato pagine di un certo impegno e rilievo del cinema italiano.
Pasquale Squitieri era nato a Napoli nel 1938, figlio di un noto professionista, aveva studiato e si era laureato in Giurisprudenza, cominciando anche a fare pratica forense nello studio di un noto avvocato napoletano. Poi fu assunto dal Banco di Napoli, nel quale lavorò per qualche anno, fino a che non decise di entrare nel mondo del cinema, dopo aver anche recitato in una compagnia teatrale.
Sul finire degli anni sessanta, inizio anni 70, è sceneggiatore e regista del film Io e Dio. Il film è prodotto dal grande Vittorio De Sica, e tratta del rapporto di un parroco con una comunità di un piccolo paesino di montagna, abitato da gente di umile condizione. Dell’innamoramento di Don Paolo, il parroco, per Anna, figlia di Giacomo, un pastore. Della conseguente crisi del parroco, e del tentativo di Giacomo di accusare il parroco di aver sedotto la ragazza. Le vicende drammatiche che seguono, portano Don Paolo, che vede morire Anna, ad imbracciare un mitra, quello di Giacomo, e far fuoco contro tutti.
Successivamente, sull’onda del successo del genere, con lo pseudonimo di William Redfors, gira due film spaghetti western.
Ma Squitieri ha un’altra idea di cinema, e lo dimostra con l’avvicinarsi, per poi raccontarle, ad aspetti della realtà italiana di quegli anni, tra l’altro poco presenti nel cinema di quegli anni.
Affronta il tema dei rapporti tra mafia e politica, con film come Il prefetto di Ferro, con un cast di primo livello: Francisco Rabal, Giuliano Gemma, Claudia Cardinale, Stefano Satta Flores, e una giovane, ma già promettente Lina Sastri. Con gli stessi protagonisti, l’anno dopo, è il 1978, gira Corleone. Alla giovane Sastri si sostituiscono i giovani Orazio Orlando, Michele Placido e Remo Girone.
Nel 1974 gira uno dei suoi film più interessanti, con uno sfondo storico, I Guappi, sceneggiato assieme ad Ugo Pirro, uno degli sceneggiatori italiani più quotati.
Il filma ha come protagonisti la Claudia Cardinale, un bravo Fabio Testi, nel ruolo del boss Don Gaetano, e Franco Nero, nel ruolo di Nicola Bellizzi, “Coppola Rossa”, il giovane ex scugnizzo che, una volta uscito dal riformatorio, diventa avvocato. Il film si avvale anche di bravi caratteristi come Rosalia Maggio, Lina Polito, Nino Vingelli, Anna Walter.
A seguire Squitieri gira Claretta, un film sulla vita di Claretta Petacci. Il film vede una straordinaria interpretazione di Claudia Cardinale, premiata con il Premio Pasinetti, per la migliore attrice a Venezia, il Nastro d’argento e il Globo d’oro.
Nel 1999 gira il film Li chiamarono…briganti. Fu un film molto discusso, sul fenomeno del brigantaggio postunitario, che costò molti attacchi di revisionismo storico a Squitieri, e uscì prestissimo dal circuito delle sale cinematografiche.
Nel 2003 girò a Napoli L’avvocato de Gregorio che, malgrado sia stato considerato film di alto interesse culturale, ebbe scarso successo di pubblico. Il film trattava il tema delle morti sui luoghi di lavoro. Il film si avvalse di una bella interpretazione di Giorgio Albertazzi, in uno dei suoi rari ruoli cinematografici.
Squitieri, ad ogni buon conto, ha patito un certo ostracismo anche, e soprattutto, per le sue idee politiche, che lo hanno visto anche nelle vesti di Senatore della Repubblica, eletto nelle file di Alleanza Nazionale.
Sicuramente è stato sottovalutato, anche in virtù del suo spirito libero, che ne ha caratterizzato l’intera vita, non solo professionale.