Un sociologo che, vivendo la società, ha segnato con le sue riflessioni il pensiero moderno.
Circa due settimane fa è scomparso uno dei pensatori più importanti della cultura mondiale, il sociologo di origini polacche Zygmunt Bauman. Per i più è ricordato come colui che ha parlato di “società liquida”.
Bauman, con il suo pensiero sempre lucido, ha posto in risalto, in tempi non sospetti, alcuni aspetti della vita contemporanea, come pochi altri hanno fatto.
Prevalentemente il sociologo è riuscito a porre all’attenzione di tutti, l’aumento sempre più evidente delle diseguaglianze, il vistoso prevalere di incertezze, e conseguenti paure della società.
Con il suo acume aveva denunciato i guasti che un certo tipo di omologazione dei comportamenti stava creando, o aveva, per certi versi, già creato. Siccome era un sociologo non accademico ed autoreferenziale, che viveva con partecipazione all’interno della società, aveva analizzato il processo, quasi irreversibile, di cui era vittima la politica, e quanto diventasse sempre più importante, e centrale nella vita di tutti i giorni, la rivoluzione digitale. Una rivoluzione che sta cambiando nel profondo la vita contemporanea.
Bauman aveva parlato, forse per primo, dei guasti prodotti da una società segnata dalla “industria della paura”. Le incertezze dominanti segnavano i comportamenti delle persone che vivevano, sempre di più, in città che non hanno quasi più “socialità”. Non ci sono strutture condivise e, malgrado la rete, predomina la solitudine.
A tal proposito il sociologo, nell’analizzare il fenomeno dei social, metteva in risalto, soprattutto negli ultimi tempi, una nuova paura che attanagliava molte persone, l’ansia di crearsi una identità “virtuale”, allo scopo di avere gratificazioni attraverso la comunicazione innescata attraverso i social form. Bauman ne parlava come una paura di non essere notati, di passare inosservati.
Questa sovrapposizione, come dichiarato a luglio scorso a Firenze, al Festival delle Generazioni, “espone a un rischio diffuso soprattutto tra i giovani: confondere la vita su Facebook con quella vera”.
Un’analisi, come si vede, estremamente lucida e realista che fa riflettere.
Bauman parlava di società liquida, come è noto, da tempo. Ne era il teorico. Riteneva che si potesse usare questa espressione quando le situazioni in cui si muovono le persone, si modificano prima che i loro comportamenti riescano a consolidarsi in abitudini e procedure.
Ed è la drammaticità della vita in cui siamo, purtroppo, immersi.