Ultima spiaggia per evitare i licenziamenti Almaviva

[highlight]Il “giorno della fine” per i 2500 licenziamenti Almaviva appare sempre più vicino con lo spauracchio del 21 dicembre, quando partiranno le lettere di licenziamento. [/highlight]

Fare tutto il possibile per scongiurare i licenziamenti. Questo è il momento della responsabilità. Per Almaviva abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere. Siamo sempre stati consapevoli della complessità della vertenza e anche della distanza, a volte profondissima, tra azienda e rappresentanze dei lavoratori, affermando proprio recentemente che non intendevamo assecondare tagli al salario dei lavoratori. Una trattativa lunga, a tratti estenuante, dinanzi alla quale il governo non si è mai tirato indietro. Lo dimostra lo stanziamento di 30 milioni, inserito nella legge di bilancio che permette di accedere a un anno di cassa integrazione anche per i lavoratori coinvolti in questa trattativa e altrimenti a rischio licenziamento. Lo dimostrano anche le altre misure attivate, come i controlli sulle imprese che delocalizzano e l’aumento delle sanzioni portate fino a 150000 euro. Nel frattempo, come le parti sanno, gli uffici competenti hanno già inviato le diffide e comminato le prime sanzioni ai call center inadempienti situati nei Paesi extracomunitari.

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Così inizia il rapporto della vice ministro Teresa Bellanova dopo l’ennesima fumata nera nell’incontro Almaviva contact – sindacati per evitare i 2500 esuberi nelle sedi aziendali di Roma e Napoli. Poche erano le aspettative in merito all’incontro di oggi, vista la distanza tra le parti e l’intransigenza aziendale a ritirare i licenziamenti. In queste pagine avevamo già anticipato la sensazione che la difficile vertenza sarebbe proseguita fino all’ultimo giorno. Quest’ultimo giorno, dopo l’ennesimo esito negativo, sta per arrivare. Infatti, il ministero ha rinviato per l’ennesima volta le parti al 19 dicembre e cercare di salvare i lavoratori, come la stessa Bellanova ha detto, richiamando a responsabilità le parti.

Ecco allora la richiesta che rivolgiamo, ancora una volta, innanzitutto all’azienda e alle parti sociali. Le vertenze complicate, e questa lo è, si risolvono positivamente se questo è l’obiettivo condiviso da parte di tutti. Perché accada ognuno deve guardare alle ragioni complessive. Tutelare il lavoro e i lavoratori, questa è la ragione.

In realtà l’incontro ha lasciato davvero poche speranze nonostante, come scritto anche dai sindacati, la discussione tra le parti fosse iniziata con una piccola apertura da parte dell’azienda sulla cassa Integrazione Straordinaria, a seguito  di una proposta fatta dal Ministero di azzeramento del costo contributivo sulla cassa. Successivamente, l’azienda ha però comunicato l’impossibilità ad accettare l’utilizzo esclusivo degli ammortizzatori come alternativa ai licenziamenti, senza intaccare il costo del lavoro. Il ministero e le organizzazioni sindacali hanno ritenuto inaccettabili e prive di etica e responsabilità verso i lavoratori queste risposte aziendali, interrompendo la discussione, che è stata aggiornata al 19 Dicembre.

Proprio quel giorno appare l’ultima spiaggia per i 2500 lavoratori, che ormai hanno davvero poche speranze di riuscire a mantenere il lavoro. La speranza dei lavoratori è quella del miracolo dell’ultimo giorno, prima che il 21 dicembre partano le temute lettere di licenziamento. Per il 19 gli spunti di trattativa sembrano davvero pochi, in quanto se la leva che potrà far smuovere il lato aziendale è la riduzione del costo del lavoro, intaccando il già misero stipendio dei lavoratori, allora non ci dovrebbero essere basi per le trattative. Infatti, l’intenzione dei sindacati in quel caso sarebbe quella di far cadere tutto il castello di carta che ha mantenuto in questi anni in vita Almaviva a Roma e Napoli.

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Quante speranze ci sono di salvare i lavoratori di Roma e Napoli senza rendere quel lavoro poco dignitoso? Come scrive la viceministro Teresa Bellanova che insieme ai lavoratori sta portando avanti questa lotta, è il momento di assumere una posizione di responsabilità, sperando che il 19 di dicembre si trovi una soluzione dignitosa per questa difficile vertenza. C’è ancora voglia di prese di responsabilità o l’azienda ha già deciso di chiudere la partita definitivamente, come appare da tempo?

In questo momento non ci importa distribuire il carico di responsabilità. Ognuna delle parti in causa sa perfettamente quali sono, quali sono state le disponibilità date e poi invece ritirate improvvidamente. E ognuna delle parti in causa sa di aver sottoscritto un accordo il 31 maggio che attende ancora di essere onorato integralmente o, nella peggiore delle ipotesi, riformulato dopo il raggiungimento di una nuova, ulteriore intesa. Non bisogna permettere che trascorrano altri giorni, a vuoto o in un estenuante rimpallo di responsabilità e accuse reciproche. Tutti noi sappiamo come quello dei call center sia un mercato del lavoro complicato e pieno di insidie.Adesso, lo dico a tutti, è il momento della responsabilità. Per impedire che 2500 lavoratori e relative famiglie trascorrano il peggiore Natale della loro vita.

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