Il Nobel per la letteratura 2016, dato a Bob Dylan, rappresenta una novità assoluta.
La motivazione, scelta dal comitato dei Nobel a Stoccolma, è: “ per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”.
E’ stata sicuramente una sorpresa. Anche se l’ipotesi di assegnare il prestigioso premio al cantautore americano, era stata già affacciata a Stoccolma circa 20 anni or sono. Era, infatti il 1996 quando un docente di letteratura dell’università della Virginia, Gordon Ball, con l’appoggio anche del poeta Allen G insberg, fece per primo il nome di Dylan per il Nobel. Il nome di Dylan, comunque, continuò a girare per l’assegnazione del premio. Tanto che circa dieci anni fa, tornò prepotentemente alla ribalta, addirittura dividendo la giuria, e provocando una spaccatura polemica tra i membri della stessa.
Di conseguenza, si può dire che l’assegnazione del prestigioso premio, non è una sorpresa in assoluto.
Le polemiche che già sono nate, soprattutto da parte di un certo mondo culturale, la faranno da padrone anche in seguito, per un certo modo snobistico di considerare sia il premio che il tipo di letteratura da considerare degna del riconoscimento.
Secondo alcuni, infatti, pur riconoscendo valore ai testi del grande cantautore americano, la canzone non c’entra niente con la letteratura.
Personalmente penso che non sia così. La poetica di Dylan, espressa lungo una carriera straordinaria, è di alto livello culturale, ed ha una sua specifica qualità letteraria. Diversi versi, perché di questo si tratta, sono di primissimo piano, e non sono inferiori, per intrinseche qualità espressive, ad altri di autori, già premiati con il Nobel.
D’altra parte il prestigioso riconoscimento, in molte occasioni, è stato assegnato più per motivazioni politiche, che per l’intrinseca qualità dell’opera. Ed esempi a tal riguardo non mancano nella lunga storia del Nobel per la letteratura.
Quanti prestigiosi autori, anche di successo internazionale (e vendere libri non è un peccato) sono stati maldestramente ignorati. Volendo rimanere alla letteratura italiana basti pensare, tanto per citare qualche nome, ad Ungaretti, Moravia, Eduardo. Di conseguenza ritengo che la polemica sia, in questo caso, fuori luogo.
Dylan, per usare le parole che Fernanda Pivano usò nel 1966, nella ricordata candidatura del professore Ball, “..è un grandissimo poeta, un menestrello che ha cantato i mali del mondo e li ha rivelati alle coscienze”. Penso che sia così. Lungo una carriera, quasi cinquantennale, il grande cantautore americano, ha veramente rappresentato una voce straordinaria dei mali e delle contraddizioni di un mondo, sempre in affanno rispetto ai grandi problemi dell’umanità.
Il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan, è un riconoscimento alla voce, alla parola espressa cantando. Ed è, a mio avviso, un giusto riconoscimento ad un mondo, stupidamente sottovalutato.
La poesia che è espressa attraverso le canzoni, le ballate, è altrettanto importante di quella soltanto scritta, e riconoscerlo, attraverso l’assegnazione dell’ambito premio, è stata una grande ed opportuna riparazione ad una esclusione, lungo tutto il tempo della manifestazione, assolutamente sbagliata.