L’intervista rilasciata da Massimo D’Alema ad Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera di Sabato 12 marzo, come al solito, ha fatto rumore, come capita sovente quando interviene l’ex premier nel dibattito politico. D’Alema ha fatto alcune affermazioni, a mio avviso, condivisibili, ed altre su cui ho delle perplessità. Il rumore provocato nasce, probabilmente, dalla carature del personaggio, la testata su cui si è espresso e, credo, il momento che sta attraversando il Paese e il Partito Democratico.
D’Alema ha messo in evidenza, anzitutto, la condizione gravissima in cui versa il PD, e le ultime vicende delle primarie, e lo stato di profonda divisione che ne caratterizzano la vita, sembrano confermare la crisi sottolineata dalle parole dell’ex premier.
Ha dichiarato, in relazione alle vicende romane, che la capitale del nostro Paese merita un sindaco di alto livello, a prescindere dall’appartenenza. E come dargli torto dopo le vicende “mafia capitale” e le dimissioni di Marino.
Nella sua analisi ha evidenziato la crisi della democrazia, caratterizzata da un calo di partecipazione e di tensione morale, a cui i partiti non riescono a rispondere adeguatamente. Che, in conseguenza di ciò, a sinistra del partito democratico, c’è un forte malessere, con punte di astensionismo abbastanza evidenti. Anche perché, a suo dire, il PD è in mano a persone autoreferenziali e arroganti.
Ora è vero che in quanto ad arroganza e presunzione il D’Alema non è secondo a nessuno, ma come si può negare tale evidenza? D’ Alema, a tal proposito, afferma che di fronte ai succitati comportamenti, tenuti dal gruppo di persone che ha preso il controllo del Paese, molti elettori stanno abbandonando il PD, e nessuno può escludere che questo malessere si trasformi in un nuovo partito. Questa mi sembra sia stata l’affermazione che ha fatto più rumore, scatenando reazioni, in qualche caso, stizzite.
Personalmente non penso che il partito democratico stia perdendo molti elettori, e sull’ipotesi di un nuovo partito a sinistra siamo nell’ordine delle ipotesi possibili, ma non certe. D’Alema, con questa affermazione, ha lanciato un grido che, a mio avviso, va raccolto e non censurato a prescindere. Anche perché il pericolo esiste e non va sottovalutato.
D’Alema, infine, ha fatto altre tre considerazioni che meritano qualche adeguata riflessione. Sulle primarie ha detto che così come sono hanno perso credibilità e, in qualche caso, sono manipolate. E le ultime vicende di Napoli e Roma ne sono un esempio . La legge elettorale voluta dal governo finisce con l’eleggere il capo, non il Parlamento. E che il Paese ha bisogno di sentire la verità, evitando la propaganda. E, su questi due punti, non mi sento di dargli torto. Un atteggiamento meno spaccone, qualche slide in meno, e qualche riforma più opportuna per migliorare la vita quotidiana dei cittadini, sarebbero una buona ed opportuna risposta da dare al Paese.