Da qualche tempo a Napoli non si riesce ad effettuare una adunanza del consiglio comunale: segno evidente di una crisi strisciante che caratterizza i rapporti tra quello che è restato dei partiti e dei movimenti, a suo tempo rappresentati, su indicazione dei cittadini, all’interno dell’assise comunale.
Nell’arco della consiliatura, la città ha assistito ad un cambio continuo di casacche, e di incarichi. Spesso, in questi anni, sono volati stracci e contumelie, segni evidenti di difficoltà di rapporto e della crisi della politica.
Sovente il sindaco ha assunto, spesso per necessità, o per brevi interregni, le deleghe ritirate o dimissionate. Mai, però, si era arrivati al punto in cui ci si trova, al momento, nella rappresentanza comunale. Più di 20 sono le deleghe, o i servizi che fanno capo a De Magistris, con una evidente incapacità, non fosse altro per motivi di tempo, a seguirle tutte.
I settori interessati, spesso, sono strategici per la vita di una comunità, tra l’altro così complessa come è quella napoletana. Soprattutto non si capisce come possa un uomo solo pensare di avere competenze su tutto quello che riguarda la vita amministrativa, senza un minimo dubbio.
Come è possibile non capire che è opportuno delegare quanto più è possibile, onde garantirsi disponibilità di tempo e competenze opportune, per risolvere qualche problema della comunità? Forse il sindaco ha difficoltà a trovare persone disposte a collaborare con lui, in questo scorcio di consiliatura? O, invece, ci troviamo di fronte ad un ego spropositato e a scarsa fiducia negli altri?
Certo non si può immaginare di avere tante competenze e tanto tempo a disposizione. Sarebbe opportuno, sia pure per il poco tempo che rimane, anche per l’ordinaria amministrazione, farsi affiancare da persone competenti, affidabili, e che amano la città,
Si troverebbe anche il tempo per portare a soluzione qualche problema serio della città, per allargare l’orizzonte dei propri spazi, in occasione della prossima e vicina campagna elettorale, e per costruire con attenzione, a tempo debito, una squadra da proporre alla città, e su cui chiedere un voto di rinnovata fiducia per la guida della città.
Dare l’impressione di capire tutto, di essere un tuttologo, è un cattivo messaggio che si invia alla cittadinanza e, forse, poco produttivo dal punto di vista dell’immagine.