Su questo giornale ho già espresso il mio pensiero, in più di un’occasione, sul nostro Premier Renzi, sul suo modo di fare, e sulle priorità che, in questi due anni di governo, ha messo in campo.
Riconosco che ci troviamo di fronte ad un talento naturale della politica, come pochi se ne sono visti, negli ultimi decenni affacciarsi alla ribalta.
Ha rappresentato, certamente, un modo nuovo e deciso di stare in campo che, soprattutto in prima istanza, lo ha fatto apprezzare dai più. Anche, e soprattutto, per qualche scelta di carattere elettorale (vedi operazione 80 euro prima delle scorse elezioni europee).
Ritenevo e ritengo, tuttora, che ben altre erano le priorità del Paese e, soprattutto, dei cittadini alle prese con una delle crisi economiche più gravi e durature che si ricordi.
Ora che la congiuntura economica continua, con le turbolenti azioni del mercato, a mortificare le attese degli italiani, con una crescita modesta, e per niente foriera di risultati incoraggianti, i nodi sembrano venire al pettine. Anche per la smodata voglia di Renzi di annunciare, anzitempo, rivoluzioni e risultati che, alla verifica pratica, si rivelano di scarsa importanza. Anche perché l’annunciatite ad ogni pie’ sospinto ingenera false attese che, puntualmente, vengono deluse. Anche gli atteggiamenti, tenuti recentemente, nei riguardi dell’istituzione Europa, e di alcuni partner dimostrano due cose: un nervosismo evidente ed uno spostare, con una vena populistica, l’attenzione dei concittadini su una istituzione poco amata.
Sarebbe opportuno, a mio modesto avviso, cominciare ad avere un profilo basso, e con più attenzione ai reali e quotidiani problemi dei cittadini, ed essere più realista del re, come si dice, invece di spandere ottimismo a piene mani. Un ottimismo di maniera che si sta rivelando un boomerang per Renzi. Soprattutto perché i cittadini vivono un’altra percezione della situazione. E non è , certamente, positiva come quella del Premier.