Festival dell’Oriente: “dietro le quinte”

[highlight]Un’importantissima occasione quella del festival orientale per le culture e i paesi che vi partecipano, ma non solo. Nuovi orizzonti si aprono per la città di Napoli[/highlight]

È stata una grande conquista per Napoli quella di poter ospitare, nella sua quattordicesima edizione, il Festival dell’Oriente. Si tratta, per la città Partenopea, dell’occasione di conoscere il più importante evento internazionale interamente dedicato a culture, popoli e tradizioni orientali.

La sede in questione riguarda il complesso fieristico “Mostra d’Oltremare”, sito in Fuorigrotta, che, con un’area di oltre 30.000 mq, comprende spazi sia all’aperto che al chiuso. La posizione ha risposto alle esigenze estremamente elevate che un festival di questo calibro richiede.

Mostre fotografiche, bazar e stand commerciali, gastronomia tipica, cerimonie tradizionali, spettacoli folkloristici, medicine naturali, concerti, danze e arti marziali sono tutto ciò che si potrà trovare e che aiuterà a conoscere al meglio questi popoli lontani.

Gli organizzatori dell’evento hanno dichiarato di essere molto sorpresi dall’efficienza e dal calore con cui la città di Napoli li ha accolti. L’Oriente però non è l’unico oggetto delle loro attenzioni. Questa per loro è una prova: riuscire a vedere come la città si apre a nuove culture permetterebbe loro di pensare di portare a Napoli altre festività interpretate in maniera più globale, mondiale, abbracciando, ad esempio, l’America Meridionale.

Donatella Chiodo e Giuseppe Oliviero, presidente e consigliere delegato della Mostra d’Oltremare, in occasione della conferenza stampa, tenutasi il giorno 10 settembre, hanno affermato di essere lieti di aver contribuito alla realizzazione di questo evento nella città di Napoli, evento che permetterebbe di abbattere definitivamente le barriere esistenti tra Oriente ed Occidente.

Afferma Oliviero:

[quote]Questo festival coincide esattamente con gli scopi della strategia che abbiamo cercato di mettere in atto negli ultimi sette mesi: l’integrazione socioculturale. Questo è il primo passo per la globalizzazione con l’Oriente da parte della città di Napoli. Nelle altre tre tappe del festival, ovvero Torino, Roma e Milano, sono stati registrati 500.000 mila spettatori. La nostra aspettativa è quella di riuscire a raggiungere la cifra di 150.000 soltanto nella nostra città[/quote]

È stato, però, solo il consigliere del comune di Napoli, Francesco Vernetti, a centrare il vero nocciolo della questione:

[quote]Non dobbiamo parlare di integrazione dei popoli, ma di interazione tra i popoli. Noi tutti sappiamo che Napoli ha subito anche l’influenza del Medioriente e questa occasione ci permette di approfondire conoscenze e tradizioni che già ci appartengono. Nessun popolo deve integrare gli altri! Da queste culture possiamo apprendere molte cose, come il rispetto, l’educazione e il rapporto con la natura[/quote]

Questo emozionante “viaggio virtuale” nella magia dell’Oriente abbraccia molteplici paesi, come Cina, India, Giappone, Thailandia, Corea del sud, Indonesia, Malaysia, Vietnam, Bangladesh, Mongolia, Nepal, Rajasthan, Sri Lanka, Birmania, Tibet e tanti altri. È stato proprio un rappresentante del Tibet a spiegare quanta importanza abbia un evento di questo per molti popoli:

[quote]Molte culture stanno svanendo e questa è un’importante occasione per farsi conoscere. Il Tibet, come altri Paesi, cono poco conosciuti e le tradizioni e la cultura stanno sparendo insieme a noi. In Italia, ad esempio, ci sono solo 70 tibetani. Non ho mai visto tante culture diverse tutte insieme: questo è un importante messaggio di pace e amore[/quote]

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