[highlight]Alcuni bambini rischiano l’isolamento in un sistema scolastico spesso incapace di rispondere alla loro necessità specifiche.[/highlight]
Tutti hanno diritto ad un’istruzione: la scuola è fondamentale per la crescita psicologica e sociale del bambino, perché serve a introdurlo nel mondo reale, a fargli apprendere i comportamenti sociali. A fargli capire che, citando il poeta John Donne, nessun uomo è un’isola. Ed invece, alcuni bambini lo corrono davvero questo rischio: il rischio di rimanere isolati da un’istruzione incapace di rispondere alla loro necessità specifiche, diverse da quelle degli altri bambini ma non per questo meno importanti, anzi.
La normativa del 27 dicembre 2012
La direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, promossa dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, è nata proprio con lo scopo di far diventare la scuola davvero per tutti, focalizzando l’attenzione anche sui ragazzi affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (D.S.A.) e con bisogni educativi speciali (B.E.S.). Tale normativa coinvolge tutto il ciclo d’istruzione e cerca di rispondere alle necessità degli alunni che, pur non soffrendo di una patologia medica specifica e certificabile, necessitano di attenzioni e di metodi d’insegnamento particolari: da qui l’idea di sviluppare dei piani d’insegnamento personalizzati in base al bambino, predisposti da personale esperto e dotati di strumenti compensativi. Si tratta di un impegno morale, prima ancora che scolastico.
I bambini con bisogni educativi speciali: chi sono?
Non è mai facile, né corretto, parlare delle difficoltà dei bambini come se si trattasse sempre di una malattia o di un deficit: non è corretto perché si rischia di ghettizzare tutti i bambini che si ritrovano ad essere diversi, ed etichettarli come tali, pur non avendo nulla in meno degli altri. Per questo si parla di bisogni educativi speciali: speciale non significa diverso, ma bisognoso di attenzioni che vadano fuori dagli schemi. La categoria degli alunni con BES è in realtà molto vasta, dato che include non solo gli alunni con disabilità e disturbi specifici, ma anche tutti i bambini che soffrono di difficoltà non certificate dalla medicina ma dipendenti da svantaggi socio-economico-culturali. Come ad esempio i bambini stranieri, i figli di immigrati, i bambini con difficoltà emotive, con difficoltà di linguaggio e con problemi di apprendimento e di comportamento.
I bambini con bisogni educativi speciali: come aiutarli?
Esistono tanti modi per supportare i bambini con bisogni educativi speciali. I provvedimenti in ambito scolastico riguardano soprattutto un’istruzione che consideri basilare l’attenzione al contesto ambientale, personale e socio-culturale del singolo bambino: un modo per capire l’ambiente in cui vive e in cui è cresciuto, estrapolando da esso le informazioni necessarie per adottare un piano di studio personalizzato e per questo più efficace. In questo caso, tutto deve partire dalla disponibilità dei docenti, che devono essere messi dalle autorità nelle condizioni di proporre un’educazione costruttiva e di stimolare al massimo le capacità e le attitudini dell’alunno, in base ai suoi problemi ma anche ai suoi gusti e alle sue possibilità. Disporre di un laboratorio didattico dove poter proporre programmi specifici e strumenti adeguati sarà il primo step da affrontare per pensare concretamente alla corretta educazione del bambino con BES.
Il ruolo delle associazioni
Risulta ulteriormente importante la presenza e l’aiuto delle associazioni come la Lega del Filo D’Oro e Abbraccio, sempre dedite alla cura dei problemi dei bambini, compresi quelli con bisogni educativi speciali: quando si decide di devolvere una donazione o il cinque per mille della dichiarazione dei redditi, per sostenere i bambini è sempre un atto di cuore, rivolto verso chi ne ha davvero bisogno. La Lega del Filo d’Oro invita a donare il cinque per mille, affidandosi ad un’associazione che ha alle spalle 50 anni di esperienza nel campo dell’educazione e della riabilitazione dei bambini sordociechi e pluriminorati psicosensoriali.
Altrettanto importante, per un impegno che rappresenta qualcosa di inestimabile, è l’associazione Abbraccio, un gruppo di genitori da sempre sensibili a tali problematiche e per questo impegnati quotidianamente nel fronteggiarle, attraverso l’amore e l’esperienza di chi ci è già passato. L’associazione Abbraccio si pone come obiettivo principale l’aiuto a tutte quelle famiglie che hanno un bambino con bisogni educativi speciali o con altri problemi, promuovendo iniziative di sensibilizzazione e di coinvolgimento dei bimbi in attività sociali e di condivisione. Abbraccio fornisce anche consulenza pediatrica, psicologia, odontoiatrica, legale e burocratica.