[highlight]È in Giappone e sembra uscita da un film horror la foresta, dove centinaia di persone all’anno trovano la morte.[/highlight]
Non sorprende che in uno dei paesi più mistici del mondo, il Giappone, sia possibile trovare un luogo che sembra essere uscito da un incubo. Situata alle falde del Monte Fuji, il più alto vulcano dello stato nipponico, la Foresta di Aokigahara è diventata celebre perché è la meta preferita di coloro che desiderano togliersi la vita.
La foresta è un luogo molto suggestivo, caratterizzato da profonde grotte, da un sottosuolo è sopratutto di origine vulcanica e da soprattutto da una fitta vegetazione, che le ha fatto guadagnare l’appellativo di Jukai, ovvero Mare di Alberi.
La bellezza dello splendore della natura, che ha permesso una libera crescita della foresta, si carica però di una nota sinistra: per quasi tutti i suoi 35 chilometri quadrati di estensione, il visitatore può imbattersi in centinaia di cadaveri, nascosti tra gli alberi o nel sottobosco. La foresta di Aokigahara infatti è il luogo dove viene registrato il maggior numero di suicidi dello stato e nel mondo è secondo solo al Golden Gate Bridge di San Francisco. Il numero di coloro che scelgono di togliersi la vita tra le verdi foglie della foresta è gradualmente aumentato: solo nel 2010 ci sono stati quasi 300 suicidi, mentre nel 2004 appena 100.
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Ma perché i suicidi giapponesi scelgono questo luogo che, più che essere semplicemente particolare, è unico? La risposta va ricercata in seguito alla pubblicazione del romanzo Kuroi Jukai – lett. Il nero mare di alberi – scritto da Seicho Matsumoto nel 1960. Questo libro parla di due giovani innamorati che si tolgono la vita nella foresta di Aokigahara. Tale storia avrebbe quindi ispirato gli aspiranti suicidi a recarsi proprio negli stessi luoghi raccontati da Matsumoto.
Luogo misterioso e ricco di fascino macabro, la foresta di Aokigahara offre senza dubbio un’esperienza molto particolare al viaggiatore che può essere interessato a simili luoghi, senza però dimenticare il grande dolore che c’è dietro alle immagini che offre la foresta. Dolore che con grande probabilità ha generato tutte le leggende su questo luogo.
Pare infatti che la foresta fosse tristemente nota già dal Diciottesimo secolo. Una leggenda racconta che gli Ubasute, i membri più vecchi delle famiglie, sceglievano di morire in questa foresta per non pesare sulle famiglie durante le carestie. I loro spiriti allora si trasformavano in Yurei, rabbiosi, e iniziavano ad infestare la foresta. Tali credenze esistono ancora oggi, e molti sono gli eventi soprannaturali registrati tra questi alberi.
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Non dando peso a queste leggende, lo stato giapponese ha cercato di ridurre il numero di morti, prima posizionando cartelli nella foresta per dissuadere le persone recatesi lì a morire, poi organizzando delle ronde, impiegando anche un discreto numero di agenti. Purtroppo la conformazione stessa della foresta rende tuttora impossibile svolgere dei controlli efficaci, e il numero dei suicidi continua ad essere elevato.