[highlight]L’incongruenza tra l’importanza di una notizia e lo spazio ad essa destinata è sempre più palese nei giornali del nostro Paese.[/highlight]
I giornali di oggi sono pieni della notizia, richiamata da quasi tutti con notevole evidenza, della decisione del giudice del Tribunale di Monza riguardo la vicenda relativa al divorzio tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario e del relativo assegno di “mantenimento” spettante alla signora: un milione e quattrocentomila euro al mese!
Quasi 47.000 euro al giorno per garantire alla signora un tenore di vita uguale a quello che gli era garantito prima del divorzio. Ora se si pensa a quello che è il momento economico del Paese, alla crisi che attanaglia famiglie e imprese, si capisce bene quanto la notizia rappresenta quasi un vulnus sulla coscienza della stragrande maggioranza del nostri connazionali.
Non voglio fare il moralista di giornata, ma credo che un poco di misura, da parte di uno dei poteri del nostro Paese, vada tenuta. A mio avviso una informazione seria avrebbe dovuto pubblicare, sicuramente, la notizia ma senza l’eccessivo rilievo che vi è stato dato.
Il Corriere della sera, ad esempio, dedica alla notizia quasi l’intera pagina tredici. Di converso, sempre per fare esempi, si dedica poco più di un trafiletto all’aumento dei consumi nel nostro Paese, soprattutto in alcuni settori strategici per la nostra economia. Oppure la notizia relativa ai domiciliari riconosciuti all’assessore della Regione Molise, indagato per frode fiscale e truffa aggravata, posizionata a pie’ di pagina 6.
Potrei continuare con altri esempi, ma è utile mettere in evidenza l’incongruenza di una informazione che non riesce a stare al passo con i tempi e con le esigenze dei lettori. Questi sono diventati, anche per la stampa, un numero a cui propinare, spesso, notizie inutili o spazi pubblicitari sempre più invadenti.
Il lettore è certamente un consumatore a cui vendere un prodotto, un servizio, ma non può essere considerato uno sciocco a cui si pensa di darla a bere.
Il calo vertiginoso delle vendite di copie della carta stampata avrebbe dovuto insegnare qualcosa agli editori e ai giornalisti. Invece ci troviamo di fronte, nella massima parte dei casi, a persone che stanno rovinando un settore vitale per un Paese democratico, creando un vuoto pericoloso i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Personalmente penso, ad esempio, che l’altissima percentuale di astensionismo che si sta verificando sempre più spesso alle elezioni di qualsiasi tipo, da qualche anno a questa parte, non vada addebitata solo alla cattiva politica, ma anche alla cattiva informazione. Una buona informazione può rendere un grande servizio, se comprende quello che è più utile al cittadino, un cittadino consapevole del suo ruolo.
Un cittadino, insomma, correttamente informato, contribuisce alla crescita civile della comunità, con notevoli benefici sulla qualità della vita.