[highlight]Castellammare, Torre del Greco, Portici e, ovviamente, Via Caracciolo. Lungomare e progetti, depuratori e porti: a Napoli, il mare c’è ancora![/highlight]
Siamo a giugno. E’ ancora presto, le condizioni meteorologiche prima promettono e poi tradiscono le aspettative. Ma, inutile negarlo, già si desidera il mare. Allora: Croazia, Palma di Maiorca, qualche meravigliosa isola della Grecia, quale sarà la meta più ambita dell’estate 2015? Certo, ora è troppo presto per fare pronostici. Tra chi è in ansia per l’imminente esame di maturità, chi è in piena sessione estiva all’università e chi si sta preparando allo sprint finale a lavoro prima delle ferie (sempre per chi ce l’ha un lavoro), il mare è attualmente uno degli ultimi pensieri.
Tuttavia, il mare è e deve essere un pensiero costante per la classe dirigente perché non solo rappresenta refrigerio e divertimento per i bagnanti in estate, ma soprattutto perché “unisce i paesi che separa”, per dirla alla Alexander Pope.
Questa funzione il mare la conserva anche a Napoli. Qui il Mediterraneo prende il nome di Tirreno e, bisogna dirlo, non in tutti i punti fa venire voglia di fare il bagno. Un rapporto di Legambiente dello scorso luglio precisa che 18 dei 31 punti monitorati sono “fortemente inquinati”, ovviamente per la presenza di scarichi non trattati a norma di legge.
Ma Napoli è una città di mare, nota per il mare e che vive sul mare. Una delle più importanti al mondo la cui fondazione del porto risale al periodo della colonizzazione greca, un’epoca di cui la maggior parte dei cittadini e dei visitatori di questa città hanno solo una pallidissima idea. Una metropoli completa, dove c’è tutto, ma non tutto si può utilizzare. Apprezzata, ma anche bersagliata come dimostra l’ultima gaffe (informaticamente spiegabile) di Google Maps con quell’ormai famosa ricerca “lavali col fuoco” che riporta in maniera rapida e automatica al Monte Vesuvio. Eppure, proprio lo sterminator Vesevo di Leopardi ogni mattina, quando apre gli occhi, si specchia e quello che vede è questo:
Una costa splendida, in teoria, che in alcuni punti sta vivendo un processo di rivalorizzazione, in altri continua a vivere di stenti e a bagnarsi delle acque più inquinate d’Italia a causa della forte presenza di microrganismi e batteri come enterococchi intestinali e escherichia coli, tra le altre cose.
Dalla famosa Via Caracciolo al molo di Portici, passando per la litoranea di Torre del Greco, Torre Annunziata e il progetto di lungomare portato a buon punto a Castellammare. Il mare a Napoli, c’è ancora.
Lungomare Caracciolo e Mergellina
Il passaggio del papa del 21 marzo scorso e l’installazione della tanto contestata ZTL hanno reso il lungomare Caracciolo nuovamente percorribile per passeggiate tranquille e romantiche. Non solo. L’arrivo del pontefice è stato solo il punto più alto di una serie di eventi organizzati dall’amministrazione cittadina e tenuti proprio a Via Francesco Caracciolo. Tra questi, l’America’s Cup, il ‘Lungomare di Libri’ (ancora in atto, all’interno della Villa Comunale, la prima domenica di ogni mese fino al prossimo autunno), lo ‘Strit Food Festival’ di qualche settimana fa e tanti altri eventi, più o meno graditi e apprezzati da opinione pubblica e cittadini. Purtroppo, nonostante le tantissime controversie, un conto è rivalutare il lungomare (o almeno provarci), un altro è rendere le spiagge e il mare nuovamente “appetibili”. Tecnicamente, le zone che vanno da Nisida al lungomare Caracciolo sono state dichiarate balneabili proprio lo scorso anno anche se, recentemente, è stata necessaria l’iniziativa di un gruppo di volontari per ripulire le spiaggette che si trovano alle spalle dei numerosi chalet del lungomare e di Mergellina. Inoltre, basta svolgere un superficiale sondaggio tra i partenopei, per rendersi conto di cosa si possa facilmente trovare sulla scogliera più famosa di Napoli.
San Giovanni a Teduccio
Quello di San Giovanni a Teduccio è sicuramente il caso più allarmante di tutta la costa partenopea. Posto a sud rispetto al centro storico di Napoli, San Giovanni è un quartiere della VI Municipalità, facente parte della zona orientale della metropoli, le cui acque da qualche anno sono famose in tutto il Paese soprattutto per aver conseguito la palma poco invidiabile di “mare più inquinato d’Italia”. Il premio è stato certificato da un articolo di Fabrizio Geremicca apparso sul Corriere nel luglio del 2011. Un pezzo ormai lontano nel tempo, ma che può essere considerato ancora attuale, date le condizioni delle spiagge e del mare di questo quartiere. Quasi quattro anni fa Geremicca scriveva:
[quote]Volti le spalle alla spiaggia – frequentata ieri mattina da una ventina di persone – ritorni su corso San Giovanni e, in direzione Napoli, dopo 500 metri, un’altra stradina che porta al mare. Costeggia la centrale elettrica di Vigliena. Spiaggia discarica, tra rifiuti di ogni tipo. Spiaggia maledetta, perché in queste acque sono annegate sei persone in 15 anni. Risucchiate dai vortici creati dai motori dell’impianto. Spiaggia di immemori, perché ancora ieri, proprio in quel tratto, c’e chi si abbronza tra la spazzatura e si immerge in un mare tanto inquinato quanto pericoloso. Ragazzi, mamme, bambini. Cartelli di pericolo di morte, ma controlli inesistenti. Chiedi ad una giovane signora perché vada proprio lì, perché non si spinga almeno fino a via Caracciolo, dove secondo l’Arpac il bagno è consentito e dove non incombe la centrale assassina. Risponde stupita: “Noi siamo di qui e qui veniamo a mare. La centrale è pericolosa? Ma no, basta non fare il bagno proprio lì vicino”[/quote]
Per leggere l’articolo intero di Geremicca (consigliato), basta cliccare qui. Articolo che continua la sua analisi sul mare inquinato, la zona industriale e la psicologia dei bagnanti del posto che, noncuranti del divieto, continuano a tuffarsi in quel pericoloso liquido maleodorante. In ogni punto. Che si acceda dalla piazza del Municipio, alle spalle della biblioteca “Antonio Labriola”, o da qualche metro più avanti, di fronte Via Bernardino Martirano, lo scenario è sempre lo stesso: spiagge indescrivibilmente sporche, mare inavvicinabile e persino un tentativo di lido con tanto di ombrelloni e sdraio affittabili. Una bozza, questa appena descritta, che comunque affascina e attira i giovani del posto che, fino ad un paio di anni fa, in quegli stessi luoghi non potevano ammirare altro che spazzatura. Ora, almeno, una parvenza (impresentabile e chiaramente improvvisata) fa esclamare a questi bagnanti, spinti da una pazza voglia di mare, frasi come “è già tanto…” e simili.
Portici
Proseguendo verso sud, poco meno di un chilometro, circa cinque minuti di macchina, e il Corso San Giovanni diventa Corso Garibaldi. Siamo a Portici, comune napoletano ricco di storia, luoghi di interesse e zone anche eleganti. Come il quartiere confinante, anche Portici affaccia sul mare. Da queste parti è molto noto il Porto del Granatello che oggi si inserisce in una zona vivacizzata il più possibile dalla presenza di numerosi locali, pizzerie, bar e lidi. In poco meno di un decennio, infatti, la zona del Granatello è stata rivalutata in maniera molto incisiva tanto da diventare la destinazione preferita di decine e decine di giovani che, durante i mesi estivi, affollano la piazza che precede il lungomare, piazza San Pasquale, la zona del Porto e ovviamente quella dei vari bar e locali “alla moda”.
Note dolenti: il tuffo in mare non è consigliabile e, soprattutto, la zona non è ai primi posti in Italia a livello di sicurezza. Il Granatello, è vero, è risorto negli ultimi anni grazie ai numerosi investimenti che sono stati fatti ma, altrettanto vero, mentre si susseguivano le inaugurazioni dei vari locali, qualche metro più in là, crollava una vistosa parte del muro esterno della settecentesca Villa d’Elboeuf (febbraio 2014) interrompendo momentaneamente la tratta ferroviaria Napoli – Torre Annunziata. I lavori di restauro, la cui urgenza si capisce fin dal primo sguardo alla disastrata facciata anteriore, erano già stati affidati ad una cordata di imprenditori che si era aggiudicata la villa meno di un anno prima del crollo. Altro piccolo particolare che renderebbe molto più appetibile un luogo dalle potenzialità enormi.
Torre del Greco
Per il già citato Leopardi il soggiorno a Torre del Greco, negli ultimi anni della sua vita, apriva la strada a due scelte poeticamente allettanti: da un lato, la vista della solitaria ginestra sulle pendici del Vesuvio; dall’altro, a circa 6 chilometri di distanza dall’abitazione dell’amico Antonio Ranieri – quella che oggi è nota col nome di Villa delle Ginestre – il mare. Approssimativamente, quello che fu l’alloggio napoletano di Leopardi e l’attuale inizio della litoranea di Torre del Greco, oggi, sono separati da circa un quarto d’ora di macchina. E, a dire il vero, in questo periodo, quei quasi 3 chilometri di litoranea torrese meritano in parte di essere percorsi. Da pochi anni, infatti, la zona di Torre del Greco è di nuovo balneabile (ma il tasso di inquinamento è comunque alto). Ciò che colpisce maggiormente, però, sono i numerosi stabilimenti balneari che si alternano alle porzioni di spiaggia libera e fanno compagnia ai numerosissimi ristoranti – alcuni anche abbastanza rinomati in Campania – che si affacciano sul mare o occupano il marciapiede di fronte. Ad aiutare i visitatori e gli aspiranti bagnanti, ci sono anche le varie isole ecologiche che permettono di aumentare le possibilità di trovare parcheggio per l’auto (possibilità che si moltiplicano in seguito alle fantasiose e improbabili proposte di parcheggio degli immancabili parcheggiatori abusivi).
Castellammare di Stabia
Il progetto più interessante e maggiormente legato all’attualità, però, è quello che sorge qualche chilometro più a sud. Oltrepassando, sforzandosi sempre di non essere attirati da orrori, sprechi e meraviglie storiche e architettoniche sfruttate più o meno degnamente, le zone di Torre Annunziata e Pompei (Ercolano è già alle spalle da un po’, e merita un discorso a parte), si giunge a Castellammare di Stabia.
Altro posto dalle potenzialità inespresse che nasconde, tra Corso Garibaldi e Corso Alcide De Gasperi una miniera turistica da non sottovalutare. Il progetto del sindaco Cuomo si basa proprio su questo: a Castellammare i lavori di restauro del lungomare sono a buon punto. Dietro i pannelli che proteggono i cantieri si nasconde un lungomare che punta ad attirare gente da tutta la regione, e non solo. Ancora questa mattina, 11 giugno, è facile sorprendere i residenti e i curiosi a sbirciare all’interno del cantiere, desiderosi di potersi godere una passeggiata a due passi dal mare che attendono da troppo tempo.
Un lungomare preannunciato dall’ampia piazza Principe Umberto che conduce alle due parallele già citate, Corso Garibaldi e Corso De Gasperi su cui si affollano eleganti bar e locali dove si può godere, tra le altre cose, il gustosissimo panuozzo, specialità gastronomica di Castellammare e, ancor più, della vicina Gragnano. Almeno qui, le basi ci sono tutte. Ciò che manca è il mare.
Il mare, appunto. L’elemento caratterizzante di una città fondata su e per il mare. Una città che ha tanto da imparare, ma nulla da invidiare alle altre che hanno la fortuna e il privilegio di godere di questa fondamentale via di comunicazione col mondo. Chicago, Tangeri, Amsterdam, Oslo, Dublino, Seoul, Los Angeles, Auckland, Cartagena, Rio de Janeiro, Mumbai e Shangai: l’elenco non è casuale, ma è riportato con precisione chirurgica da quello utilizzato da LaEffe (il canale ufficiale de La Feltrinelli) per presentare il programma “Racconti dalle città di mare – Waterfront cities”, in cui la fotografa e giornalista canadese Heidi Hollinger attraversa alcune delle più importanti città del mondo che si affacciano sul mare raccontandone la storia, le tradizioni e la cultura. Se tra queste figura anche Napoli, un motivo ci sarà; se nell’elenco di presentazione, Napoli manca… bhé, un motivo ci sarà.