[highlight]Nella giornata in cui viene approvato il Dl corruzione, Ferdinando Imposimato attacca l’insufficienza delle misure per la lotta alla corruzione [/highlight]
Ferdinando Imposimato interviene al Convegno “Dalla Politica e dalla Giustizia un Argine alla Corruzione”, organizzato dall’Associazione SOS studenti sud Campania Onlus all’Università Partenope di Napoli, criticando l’insufficienza della lotta alla corruzione da parte dello Stato e dei vari governi che si sono succeduti.
Giudice in prima linea
Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Imposimato è stato giudice istruttore in alcuni importanti casi di cronaca dell’Italia come il rapimento di Aldo Moro, l’omicidio di Vittorio Bachelet e l’attentato a Giovanni Paolo II. Insignito come Grand’ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica italiana, ha ricevuto diverse onorificenze in patria e all’estero per il suo impegno civile che ha riversato sia nell’attività professionale sia in quella politica. Infatti, è stato senatore, prima nelle liste del PDS e poi del PD. Autore di numerosi saggi di successo come quello sulle stragi impunite e il rapimento di Aldo Moro, si è sempre battuto per far emergere la verità sui mandanti occulti delle stragi di Mafia del 1992-93 ed ha sempre lottato contro la corruzione e la malapolitica. Nelle elezioni del presidente dell Repubblica in cui è stato eletto Mattarella, è stato il candidato più eletto nelle “quirinarie” del Movimento Cinque Stelle.
[quote]Quello che si è fatto fino a ora è stato avvantaggiare con leggi insufficienti la corruzione, abolendo reati importanti come il reato privato in atto d’ufficio, allargando i tempi di prescrizione e indebolendo le punizioni per i reati contro la pubblica amministrazione. Le leggi vigenti sono pensate per avvantaggiare i corrotti e per questo contro leggi ingiuste, contrarie alla Costituzione, non si può attendere il giudizio della Corte, ma bisogna ribellarsi. È necessaria la disobbedienza civile. [/quote]
Accordo Stato-Mafie
Imposimato non vuole sentire parlare di trattativa Stato-Mafia perché la definisce come un vero e proprio accordo per spartirsi gli appalti. A farne le spese sono state vittime sacrificali come Falcone, Borsellino e tanti altri che hanno cercato di far venire a galla nel tempo le relazioni occulte. Infatti, fino a ora, prosegue l’attacco di Imposimato, lo Stato ha stretto accordi in tutti i settori della criminalità, ignorando le indicazioni sulle possibili soluzioni al fenomeno che pesa in Italia per circa 6 miliardi di euro.
Il Decreto Anticorruzione
La sua critica è mossa alla classe politica in generale e al Governo Renzi in particolare, il quale dedica pochi fondi alla “buona scuola” per poi fare nulla per recuperare quel denaro rubato dai corrotti. Intanto, durante la dura critica del giudice, alla Camera veniva discusso e approvato il decreto anticorruzione. Il provvedimento prevede l’inasprimento delle pene minime e massime di detenzione per i pubblici ufficiali che compiono atti di corruzione propria, l’innalzamento delle pene per i pubblici ufficiali che omettono o ritardano un atto d’ufficio in cambio di reato e l’aumento degli incentivi per i collaboratori di giustizia. Inoltre, sono aumentate di due anni le pene per la corruzione in atti giudiziari, quelle per abuso di ufficio e per il reato di peculato. Per quanto riguarda l’associazione mafiosa, sono previste fino ventisei anni di carcere. Il patteggiamento sarà previsto soltanto nei casi in cui verrà restituito il prezzo del profitto del reato e lo stesso varrà per la richiesta di sospensione condizionale della pena. Per quanto riguarda gli appalti pubblici è prevista l’interdizione dagli appalti pubblici per cinque anni per l’imprenditore che si macchia di corruzione e l’interruzione del rapporto di lavoro con le società della pubblica amministrazione e partecipate. Vengono aumentati i tempi di prescrizione e le pene per il falso in bilancio, che permetterà per le società quotate in borsa anche l’utilizzo di eventuali intercettazioni lecite solo in caso di reati con più di cinque anni di carcere.
Riforma insufficiente
La riforma viene comunque considerata insufficiente da Imposimato perché non recupera il terreno perso dopo anni di smantellamenti da parte deii Governi precedenti. Secondo Imposimato oltre a nuove leggi che ristabiliscano il diritto, è da riformare l’intero codice penale risalente al 1930 e completamente inadeguato per l’evoluzione dello Stato democratico.
Ci si chiede quanto possa essere sufficiente un pacchetto di leggi contro la corruzione se non viene riformato l’intero processo di selezione della classe dirigente, in primis la politica e il numero di impresentabili che a ogni tornata elettorale continua a essere candidato.
Ai giovani presenti in aula va il pensiero del giudice e un invito caloroso a non restare a guardare e di opporsi con tutte le forze perché è arrivato il momento in cui le leggi ingiuste non possono più essere rispettate.