[highlight]Cento anni fa, il 16 maggio del 1915, nasceva Mario Monicelli, uno dei più apprezzati uomini di cinema del nostro Paese.[/highlight]
Sceneggiatore e regista di razza, Monicelli fu uno dei più premiati artisti della cinematografia italiana. Instaurò sodalizi artistici con i più importanti sceneggiatori italiani, e con i più importanti attori del cinema, non solo italiano.
All’inizio della sua carriera incontrò sulla sua strada un altro talento del cinema italiano, Steno, con cui collaborò per diversi anni e per diversi film. Incontro particolare fu quello che ebbe con il grande Totò che diresse in diverse occasioni: da Guardia e ladri a I soliti ignoti, da Totò cerca casa a Totò e i re di Roma, da Totò e le donne a Risate di gioi,a dove il grande principe della risata lavorò per la prima e ultima volta con la superba Anna Magnani.
Durante la sua carriera Monicelli lavorò con Sordi in diverse occasioni come, ad esempio, La grande guerra e Il Marchese del grillo.
Fu il regista che fece emergere la vena comica e brillante di Vittorio Gassman, ad esempio con il personaggio di Peppe er Pantera in I soliti Ignoti. Stessa operazione fece con la brava Monica Vitti, fino ad allora utilizzata soltanto in ruoli drammatici. Straordinaria fu, infatti, l’interpretazione in La ragazza con la pistola, con un altrettanto bravo Carlo Giuffrè. Particolare fu l’incontro anche con Tognazzi diretto in Romanzo Popolare e Amici miei
Lo straordinario intuito di Monicelli si evidenziò nel tratteggiare, in buona parte della sua filmografia, caratterizzazioni che hanno segnato la storia del cinema. Come non ricordare, ad esempio, Carlo Pisacane e Tiberio Murgia con i rispettivi personaggi di Capannelle e Ferribotte in I soliti Ignoti. Oppure lo straordinario Paolo Panelli in Parenti serpenti. Vanno ricordati ancora, a titolo di esempio, Adolfo Celi con il suo professore Sassaroli e Gatone Moschin con il suo architetto Melandri in Amici miei. O, ancora, Marina Confalone nel ruolo di Camilla in Il Marchese del Grillo.
Gli esempi, chiaramente, potrebbero continuare ma vorrei porre in risalto la bravura del regista anche quando ha costruito, con l’arte di grandissimi attori, caratterizzazioni altrettanto celebri. Una per tutte quella di Totò nel suo Dante Cruciani nel ricordato I soliti ignoti.
Monicelli, come detto all’inizio di queste note, è stato pluripremiato e testimonianze ne sono diversi David di Donatello, due Leone d’oro a Berlino, diversi Nastri d’argento sia come sceneggiatore che come regista, oltre a sei candidature agli Oscar.
Insomma un grande uomo di cinema da ricordare sempre, indipendentemente dalle ricorrenze.