[highlight]Il giornalista e conduttore Rai presenta il suo nuovo romanzo: Il Caffè dei Miracoli [/highlight]
Nella sede della Feltrinelli di Pomigliano D’Arco – diventata ormai uno dei perni centrali di una sorta di risveglio culturale di tutta la zona del vesuviano – il giornalista e conduttore Rai, Franco di Mare, incontra i lettori per presentare il suo ultimo libro.
Il titolo del romanzo è Il Caffè dei Miracoli, opera all’insegna dell’ironia, che vuole raccontare uno spaccato di vita di un tipico paesino della Costiera Amalfitana. Tale cittadina immaginaria – chiamata Bauci – viene sconvolta da qualcosa di rivoluzionario per i pochi abitanti: un’enorme scultura di una donna ad opera dell’artista Fernando Botero, posizionata proprio al centro della piazza con il volto rivolto al mare ma con il fondo-schiena verso le porte della chiesa.
[highlight]LEGGI ANCHE: Franco Di Mare presenta il suo nuovo libro agli studenti di Pomigliano d’Arco – Il Paradiso dei Diavoli[/highlight]
Questo “piccolo” elemento di disturbo porterà l’intera comunità di Bauci a vivere una profonda crisi, accompagnata da fatti inspiegabili, come il ritrovamento di un neonato ai piedi della statua.
Lo stesso scrittore ha voluto precisare durante la presentazione che l’intero romanzo è una celebrazione della bellezza interiore delle donne. Le donne infatti, secondo Franco Di Mare, hanno una capacità di dialogo molto diversa dall’uomo, riescono ad approcciarsi in modo differente alle cose: è dalle donne che gli uomini devo apprendere come guardare il mondo e non il contrario.
Per Franco Di Mare le donne conservano nella loro femminilità il segreto per trovare la soluzione alla crisi dei valori e degli affetti. Ed è proprio sulla capacità femminile di affrontare e superare i problemi che il romanzo trova il suo perno: l’intero libro è un pretesto per raccontare le difficoltà che ognuno di noi incontra nel momento cui si trova faccia a faccia con il cambiamento.
Un romanzo dalla spiccata carica ironica, perfettamente in grado di dare spazio da un lato a riflessioni di carattere sociale e antropologico, dall’altro riesce a scucire parecchi sorrisi al lettore.
Per questi motivi Il Caffè dei Miracoli si presenta in maniera del tutto diversa rispetto a Il Paradiso dei Diavoli, precedente opera del giornalista Rai, che ha risposto alle nostre domande proprio su quest’argomento:
Nonostante siano accomunati da una ricerca antropologica, “Il Paradiso dei Diavoli” e “Il Caffè dei Miracoli” possiedono una natura molto differente. Qual è il passaggio che unisce le due opere?
Il filo rosso che unisce i due libri non è lo stile, perché l’ambiente è lo stesso. Ne “Il Paradiso dei Diavoli” ho descritto la parte malata della città: è un libro molto più cupo, perché parla di un mondo senza troppe speranze. In questo contesto, però, le donne sono una luce nel buio: perfino la fidanzata del camorrista, aprendosi alla letteratura, comincia a capire che c’è un mondo migliore oltre quello della corruzione e del malaffare in cui ha sempre vissuto.
Ne “Il Caffè dei miracoli”, invece, ho pensato che ci voleva una possibilità di indicare una via d’uscita. Questa via d’uscita per me è rappresentata dalle donne e noi uomini dovremmo imparare un po’ più da loro la loro capacità di morbidezza, dalla loro capacità di vedere le cose sotto una prospettiva diversa.
È l’amore che aiuta: quando t’innamori perdi quel tratto di durezza che ha l’uomo, il bisogno di essere un leader. Per la maggior parte degli uomini, chi s’innamora è debole. No. Noi quando c’innamoriamo perdiamo qualcosa, è vero, ma ne acquistiamo tante altre. Per me l’amore ha una forza straordinaria, molto superiore all’arroganza e alla durezza.
[highlight]LEGGI ANCHE: I 10 libri da leggere prima che diventino film[/highlight]
La scelta d’inserire nel romanzo un artista controverso come Botero a cosa è dovuta?
L’idea di base è che volevo raccontare una novità, e quindi ho cercato una statua che avrebbe potuto creare scompiglio in un paese. Una volta in Toscana, un importante artista creò una fontana dalla forma particolare – sembrava un cinghiale – ed era talmente controversa che il paese si è spaccato in due.
Venendo a conoscenza di questa storia, ho pensato che una statua di Fernando Botero era in grado di dare fastidio, specialmente sul piano fisico, visto che la gente ha ancora molti tabù sul corpo umano, in particolare quello femminile. La statua che dovevo scegliere, non doveva essere una bellezza classica, ma una vera e propria esagerazione. Botero è stato capace di creare queste opere esagerate: i suoi quadri e le sue statue sono un inno alla carne.
La redazione di Contrordine ringrazia Franco Di Mare per la gentilezza e la disponibilità.
*Photo Credits: Giacomo Ambrosino Photographer per GMPhotoAgency