Intervista all’autore di “Fuori piove. Dentro pure. Passo a prenderti?”

[highlight]In occasione della presentazione del suo romanzo alla Feltrinelli di Pomigliano abbiamo scambiato qualche parola con il giovane scrittore che confida: “continuo a fare una vita normale”.[/highlight]

Tenacia, coraggio e voglia di vincere. Tutto questo è ciò che ha accompagnato Antonio Dikele Distefano lungo il cammino che lo ha portato alla realizzare della sua prima pubblicazione “Fuori piove. Dentro pure. Passo a prenderti?“. Dopo il grande successo ottenuto su Amazon, il suo libro è stato pubblicato lo scorso 3 febbraio dalla Mondadori, raggiungendo le prime diecimila copie in tre settimane, a dispetto dei dubbi coltivati dagli amici, editori ed altri.

Abbiamo incontrato l’autore lo scorso 4 marzo durante la presentazione del suo “diario” alla Feltrinelli di Pomigliano D’Arco. Vediamo cosa siamo riusciti a scoprire.

fuori piove dentro pue passo a prenderti

Grazie al tuo libro risulta chiaro che, nonostante i passi in avanti fatti dalla società, le discriminazioni razziali sono ancora molto evidenti. Credi che sia possibile adesso limitare ancora di più questi asti per merito della tua testimonianza?

Io non se questo possa aiutare ad alleviare queste difficoltà. Credo piuttosto che questo possa aiutare l’istruzione ad alleviare. Una persona che legge il mio libro non è una persona pseudorazzista, ma è una persona che ha ideali diversi e che potrebbe suggerire agli altri di leggere il mio libro così che possano entrare nel mio mondo.


Di solito chi intende raccontare la propria storia decide di iniziare col principio. Tu invece sei partito dalla conclusione, e per questo il tuo libro si presenta come un diario pieno di ricordi. Perché hai fatto questa scelta controcorrente?

Si, in realtà il mio è un diario, un insieme delle pagine del diario che racchiude i miei pensieri. È stata la Mondadori a renderlo più simile a un libro. La mia non è stata una scelta voluta, ho raccolto insieme i miei pensieri, se fosse stata una scelta sarebbe stato scritto in maniera più fredda e distaccata forse.

Spesso scrivere un libro vuol dire trasmettere qualcosa, è il frutto del bisogno di raccontare e di far capire. Quale messaggio avevi intenzione di trasmettere scrivendo questo libro?

In realtà fino a questo momento non ci avevo mai pensato a quale messaggio avrei voluto trasmettere. Dopo aver scritto il libro mi è accaduto che diverse persone mi dicessero di sentire il libro parte di se e credo che questa sia la cosa migliore. Se già sai cosa accadrà, una cosa non la fai per amore, ma per quello che verrà. Io ho cercato di trasmettere me stesso, nelle mie frasi non ci sono interpretazioni nascoste, ci sono solo io. Uno non diventa un poeta solo perché ha scritto in libro.

Critichi tanto chi dice che scrivi poesie, ma hai pensato che scrivere periodi così brevi e intesi fa sembrare il tuo modo di scrivere più simile alla lirica che alla prosa?

Io non critico chi mi dice che scrivo poesie, piuttosto chi mi definisce poeta perché i veri poeti sono altri. È pur vero che il mio libro è molto musicale perché io ho tempo sotto quando scrivo. Le canzoni presenti all’inizio di ogni paragrafo sono realmente le canzoni che ascoltavo mentre scrivevo e solo rileggendo ora mi accorgo che in alcuni punti sono riuscito anche a creare delle rime.

Lo stereotipo imposto dalla società ha creato una figura maschile molto dura e forte. Dalle tue righe, invece, si scorge un giovane di animo sensibile. È difficile incontrare un uomo che riesca ad aprirsi così tanto. Credi che questo ti porti ad essere più vicino all’universo femminile?

In realtà non è che l’uomo non si apre perché i sentimenti sono cose da donne. In genere le donne sono più sensibili, ma lo sono anche gli uomini solo che fanno più fatica ad esternarlo. Nel prossimo progetto che ho in porto c’è un capitolo che si intitola “Perché gli uomini non piangono” e mi concentro proprio su questo aspetto in effetti, anche perché ho notato che la maggior parte delle persone che leggono il libro di sesso femminile.

A conti fatti risulti essere il più giovane scrittore debuttante degli ultimi tempi. Quali responsabilità comporta essere la voce di tutti coloro che condividono i tuoi pensieri sui vari social network?

Appena ho iniziato ad avere 30000 seguaci mi sono accorto che determinate cose non potevo più scriverle, ma non perché fossi censurato, ma perché avevo una responsabilità. Non possiamo dire tutto quello che ci passa per la testa perché ci sono persone che ci seguono. Ogni volta che mi dicono che il mio libro è acquistato perlopiù da ragazzini io dico che son contento perché se questi ragazzi invece di comprarsi la droga comprano il mio libro siamo tutti più contenti.

La presentazione che ti accompagna è quella di un ragazzo umile, sincero e romantico. Non hai paura che il successo possa cambiare questo lato di te?

No perché comunque il successo è quello che ti succede e siccome lo fai accadere tu non ti capita. Molte persone si fanno travolgere da quello che hanno attorno. Io continuo a fare una vita normale, come prima, continuo a stare per i fatti miei e frequento i soliti amici di sempre.

Grazie mille per averci dato l’opportunità di scoprire qualcosa di più su di te. È stato un piacere!

Il piacere è stato mio, grazie mille a voi.

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