[highlight]Film e licei americani: il connubio perfetto che accompagna ogni generazione[/highlight]
E’ inutile negarlo: la nostalgia del liceo, prima o poi, prende tutti. Che si scelga di continuare gli studi, di cominciare a lavorare o di partire per cercare fortuna in un altro paese, il ricordo dei giorni trascorsi tra i corridoi del proprio liceo difficilmente lascia gli ex studenti di ogni parte del mondo. E se ciò capitasse, ci pensano i numerosi film americani a riacciuffare le immagini di un passato scolastico che, dolce o amaro che sia, fa parte della storia personale di ogni individuo.
Da decine di anni, ormai, star e registi di Hollywood diventano grandi tra i banchi di scuola allestiti sul set cinematografico. E, altra verità non semplice da negare, anche i più avversi alla cultura americana avranno esclamato almeno una volta – assistendo ad uno di questi film – durante la loro adolescenza: “Però! Sarebbe bello frequentare un liceo così”.
Già. Il mito del liceo americano. Con i suoi corridoi immensi. I ragazzi che girano sugli skateboard e vengono puntualmente rimproverati dal preside che – chissà perché – si trova a passare di lì sempre in quel preciso istante. Le cheerleader, con le loro gonne cortissime, i pon pon, le gambe lunghe e i passi di danza che fanno impazzire interi istituti, con la loro arroganza e supponenza, accompagnate quasi sempre da quel modo sguaiato di masticare un chewingum che sembra infinito. I quarterback, perché dove c’è cheeleader c’è quarterback, con le loro felpe, il pallone ovale sempre sotto braccio e… chi se ne frega se nel football americano esistono anche altri ruoli. E, ovviamente, gli armadietti. Sì, quelli grigi, attaccati alla parete, quelli che i più sfigati – gli Eugene di turno – non riescono ad aprire neanche con la sega elettrica; quelli che i più fighi spalancano con un solo colpo di mano, aprendo al resto della scuola il loro piccolo mondo: la collezione di foto di modelle e sportivi, fissa cornice della bassa pila di libri che servono ben poco al figo dell’armadietto più ambito della scuola.
Questo e tanto altro è il liceo dei film americani. Un’immagine chiara e nitida che si è consolidata nel corso degli anni. Che si tratti di telefilm – “Dawson’s Creek“, che piaccia o meno, ha fatto scuola (si perdoni il gioco di parole) – di cartoni (basti guardare un frame della sigla iniziale dei “Simpson”, quello in cui Bart esce dalla scuola – elementare in questo caso – a bordo del suo skateboard) o di film, il liceo americano è entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo mondiale.
Di chi è il merito? Soprattutto di alcune pellicole che, ambientate in un liceo, hanno ottenuto un notevole successo a livello planetario.
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Grease (1978)
Ok, neanche nei licei americani veri si balla e si canta ma, a parte la sua natura di musical, “Grease” è uno dei film più fedeli all’immagine di liceo americano che i registi hollywoodiani stanno facendo filtrare da anni dalle loro cineprese. Dai corridoi affollati, alla pista di atletica, gli spalti, il secchione, le cheerleader, gli armadietti e tutto il resto: nella trasposizione cinematografica del musical del 1971, Randal Kleiser non dimentica proprio nessun elemento, anzi ne aggiunge qualcuno. Le giacche di pelle, il ciuffo alla moda (che poi diventerà il ciuffo alla John Travolta) e le canzoni che hanno segnato una generazione di adolescenti.
John Travolta è il bel figo, popolare e sicuro di sé, Olivia Newton-John la ragazza carina che viene da lontano e si ritrova catapultata nella giungla liceale statunitense che ha il nome di Ryder’s School. La loro storia d’amore è una delle più note (e cantate) di sempre. Tutto ciò che c’è sullo sfondo, lo scenario, le situazioni, i personaggi secondari, appartengono e raccontano – forse nel modo più stereotipato possibile – una realtà ben precisa: il liceo.
Ritorno al futuro (1985)
Protagonista assoluta della trilogia di “Ritorno al futuro”, inutile discuterne, è la fantascienza. I viaggi nel tempo che da sempre affascinano l’uomo trovano nei film Robert Zemeckis un’immortale immagine cinematografica che resterà per sempre impressa nell’immaginario degli amanti del genere. Il genio e le movenze quasi isteriche di Doc (Christopher Lloyd) e la spregiudicatezza di Marty McFly (un giovanissimo Michael J. Fox) danno volto ad una serie di avventure appassionanti e a tratti divertenti. Certo, l’altro “volto” di spicco dei film è la famosa DeLorean, l’ormai leggendaria macchina del tempo che permette ai due protagonisti di spostarsi da un’epoca all’altra.
Ma anche qui, in uno sfacciato scenario fantascientifico, non si può fare a meno di notare che l’importanza del liceo riesce ad entrare in ogni contesto. In particolar modo, nel primo atto della trilogia, Zemeckis ricostruisce in maniera alquanto originale il liceo degli anni ’50, quello dei futuri genitori di Marty. E la scena in cui lo spregiudicato McFly improvvisa “Johnny B. Goode” di Chuck Berry sul palco della palestra, nel 1955 (ovvero tre anni prima la pubblicazione del noto singolo), è considerata da alcuni memorabile.
Mean Girls (2004)
Il liceo, soprattutto in alcuni ambienti, può risultare anche un periodo difficile della vita. Lo sa bene Cady Haron che, interpretata da Lindsay Lohan è la protagonista di “Mean Girls”, commedia apparentemente leggera ma che in realtà nasconde interessanti e profondi spunti sociali.
La giovane Cady, dopo aver trascorso l’infanzia in Africa con i genitori, si trova improvvisamente ad affrontare la realtà del liceo americano, conoscendo in poco tempo uno stile di vita diametralmente opposto a quello con cui è cresciuta. Dalla purezza e ingenuità degli anni trascorsi nel continente nero all’improvvisa e forzata malizia acquisita nei mesi di scuola in America, in una situazione di continua incertezza tra la spontaneità dei suoi amici impopolari e l’arroganza della popolarissima Regina George (Rachel McAdams). Due poli che continuano ad attrarsi e opporsi, cercarsi e allontanarsi. Due estremi che quasi conducono ad un finale tragico che si risolve in un fortunato epilogo all’insegna del buon senso ritrovato dalla protagonista.
Una storia fittizia e quasi inverosimile che, in realtà, risulta esemplare per la complessa realtà del liceo americano, giudicato nel film stesso una vera e propria “giungla”.
Heathers – Schegge di follia (1989)
Se la tragedia è soltanto sfiorata in “Mean Girls”, “Heathers – Schegge di follia” di Michael Lehmann è un continuo susseguirsi di situazioni drammatiche. Fin dal principio, con l’omicidio dell’odiata quanto popolare Heather Chandler (Kimberly Walker), fatto passare per un suicidio.
Tutto intorno, l’odio, l’invidia e i piani diabolici dei vari protagonisti interpretati da attori come Winona Ryder (nel pieno della sua ascesa), Shannen Maria Doherty (sì, la Brenda di “Beverly Hills 90210”, a proposito di liceo) e Christian Slater.
https://www.youtube.com/watch?v=gtXGbwUt_Yg
Scream (1996)
Un liceo americano, però, si presta bene anche ad un set dell’orrore. Quello di Woodsboro, poi, in California, sembra essere stato edificato apposta per questo. E’ qui che si consumano i delitti del serial killer con la maschera da fantasma (ghostface) in un decennio – gli anni Novanta – in cui bastava una telefonata con la voce alterata e una frase tipo “Qual è il tuo film horror preferito?” per far raggelare il sangue. Ed è sempre tra le aule e i corridoi del liceo che Wes Craven dà vita ad alcune delle scene cult dell’horror splatter.
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Prendendo un po’ in giro i grandi modelli del passato e prendendosi – neanche troppo velatamente – in giro da solo, “Scream” ha fatto davvero sobbalzare (almeno un po’, ammettiamolo) dalle poltrone gli spettatori. E poco importa se, allontanandosi dal liceo di Woodsboro, i sequel hanno inevitabilmente fatto perdere fascino all’idea originale rendendosi quasi più comici delle parodie che ghostface ha subito ispirato.