[highlight]Quando il vecchio e l’usato riprendono vita, la moda rinasce e il vintage prende il sopravvento.[/highlight]
Comprare abiti usati e di seconda mano è stato visto per molto tempo come segno di povertà, e non come un modo per creare tendenza, almeno fino a quando gli spiriti liberi, ma non molto abbienti, cominciarono a investire nell’arte del recupero.
Uno dei primi gruppi ad occuparsi di questo è stata Factory di Andy Warhol negli anni ’60 a New York, ma la vera diffusione del vintage è avvenuta a partire dagli anni ’70.
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Quando un capo può definirsi Vintage
Nell’ambito della moda la differenza principale tra abito vintage e abito di seconda mano non consiste tanto nell’essere stato utilizzato in passato, ma sta nel fatto che il capo vintage ha acquisito nel tempo valore per le sue doti di irripetibilità e irriproducibilità, nonostante gli elevati standard qualitativi dell’epoca moderna.
Il termine vintage deriva dalla parola francese “vendenge” che corrisponde alla parola “vendemmia”, infatti il termine veniva utilizzato per indicare vini di ottima annata. Lo stesso vocabolo è stato introdotto nella moda per indicare capi d’epoca, intesi come patrimonio storico e culturale.
Il vintage risulta essere a tutti gli effetti la moda delle mode. Un qualsiasi capo per essere definito tale deve però avere dei precisi requisiti, come ad esempio quello di possedere un richiamo agli anni passati, un gusto sorpassato e démodé. Il vintage deve evocare periodi remoti in cui quel determinato capo è stato un cult, un simbolo socio-culturale.
È possibile dare un’occhiata ad alcuni capi vintage che negli ultimi anni sono ritornati protagonisti delle passerelle e sono un must have per qualsiasi fashion victim.
I cappotti vintage
Colori come il rosso, il verde, il rosa confetto e polvere, ispirati allo stile bon ton degli anni ’50, sono perfetti per ogni occasione, adattabili sia ad uno stile leggermente sportivo che ad uno più elegante.
E proprio parlando di eleganza, non si può fare a meno di elogiare la classicità e la versatilità del tubino nero, abito vintage per eccellenza, che oltre a ricordare le donne degli anni ’20, si ricollega alla figura di Audrey Hepburn nel celebre film “Colazione da Tiffany”.
I pantaloni vintage
Importante postazione di rilievo all’interno della categoria vintage è quella occupata da minigonne avvitate e dai jeans strettissimi e a vita alta, mai passati di moda, un capo risalente agli anni ’50, epoca dello stile pin up e dedicata al trionfo delle forme.
Un corpo esile certamente accompagna questo indumento, facilmente abbinabile a body molto aderenti o bluse. Un altro modo di indossare la vita alta è quello di accostare a questi pantaloni camice legate in vita, ancor più ora che la moda di Raffaella Carrà di mostrare l’ombelico sta tornando in auge.
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Stile hippy e boho chic
Vestiti larghi, che non fasciano il corpo, stampe floreali e geometriche richiamano il periodo boho chic a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Un altro ritorno di fiamma di quell’epoca riguarda i maglioncini, quelli doppi, di lana, presenti nelle tonalità di colore più svariate.
Un tipico modo di indossarli è quello di avere una camicetta al sotto e di abbinarli a pantaloni lunghi fino alla caviglia, il classico modello caprese.