[highlight]È importante saperlo, soprattutto oggi, dopo l’attentato terroristico alla rivista Charlie Hebdo[/highlight]
La tre giorni di terrore a Parigi con l’attentato al giornale Charlie Hebdo e la caccia agli attentatori che hanno seminato il panico in tutta la città uccidendo 12 persone nel giornale, una poliziotta e altri 4 ostaggi durante il blitz, ha sconvolto l’opinione pubblica mondiale.
Il terrore perpetrato dalle azioni di Saïd Kouachi, Chérif Kouachi e Hamyd Coulibaly in nome e per conto dall’ala yemenita di Al Qaeda che attraverso Harith bin Ghazi ha rivendicato l’attacco in difesa dell’integrità del profeta Maometto mette in allerta l’Europa e tutto l’Occidente, che può considerare la strage di Parigi come uno dei più grandi attacchi alla libertà di espressione mai perpetrato in Europa nel XXI secolo.
La grande manifestazione di domenica nella capitale francese con milioni di persone in piazza e i maggiori leader politici europei e del mondo arabo ha confermato la fermezza da parte dell’Occidente di voler costituire un fronte unito e comune per dire no al terrorismo e affermare i propri valori.
Le vignette proibite
Il giornale satirico francese era già stato nell’occhio del ciclone nel 2006 quando pubblicò una serie di caricature del profeta Maometto, che furono diffuse inizialmente da un quotidiano danese Jyllands-Posten. Il numero di Charlie Hedbo incendiò violente proteste nei Paesi musulmani e la pubblicazione di altre caricature del profeta portarono a vere e proprie minacce di morte del direttore Stéphane Charbonnier, inserito poi nella black list del terrorismo islamico. A fine 2011, poi ci furono gli attacchi di matrice islamica che portarono all’incendio della redazione del giornale e alla temporanea chiusura del sito web da parte di hacker. La rivista ha sempre coraggiosamente proseguito la sua battaglia in rivendicazione della propria libertà di stampa pubblicando immagini scomode, soprattutto quelle raffiguranti il profeta, nonostante le minacce.
L’immagine di Maometto
A causare i maggiori attacchi a Charbonniere e soci è da sempre stata la decisione di ritrarre nelle vignette Maometto di cui è fatto divieto di ritrarre in immagini oltre al carattere irriverente e satirico degli articoli.
Il divieto sulle immagini del profeta, però, non viene dal Corano, ma dagli Hadith, che sono raccolte di tradizioni o detti del Profeta, venerati e ricevuti come principali fonti di legge religiosa e secondi solo al Corano. Gli Hadith sono alla base della Sharia e a differenza del Corano approfondiscono le dichiarazioni di Maometto, gli atti e le altre informazioni importanti sul tempo durante il quale l’Islam fu fondato.
Le ragioni del divieto
Le motivazioni che stanno alla base di questo divieto devono essere ricercate nei fondamenti dell’Islam e nella figura di Maometto stesso, il modello musulmano per eccellenza, che differenzia l’Islam dalle altre religioni monoteiste.
Infatti, si può notare subito la differenza con la figura cristiana di Gesù che invece viene sempre ripresa e immortalata in tante immagini e nel crocifisso, simbolo della morte del Cristo.
La differenza con Maometto sta nella concezione del profeta. Gesù per i cristiani è figlio diretto di Dio ed è un segno della discesa di in terra della divinità per salvare gli uomini, rappresenta parte della trinità e la sua immagine è oggetto di culto.
Maometto invece è solo un uomo, un profeta che non ha nulla di divino ma che nella “Notte della potenza” ha ricevuto alle grotte del monte Hira vicino alla Mecca, la visita dell’Arcangelo Gabriele che gli ordinò di pregare nel nome di Dio. Maometto sosteneva (questo secondo il credo dei musulmani) di essere stato chiamato come l’ultimo profeta in grado di salvare la teologia ormai corrotta e deviata.
Il divieto di ritrarre immagini del profeta deriva dalla natura umana della figura di Maometto. Un essere umano ripreso in forme mitiche rischia di diventare un idolo di culto egli stesso. Proprio per evitare il culto di un uomo che potesse deviare il buon musulmano dal seguire i cinque pilastri dell’Islam è stato posto il divieto di ritrarre la figura del Profeta.
Nel caso specifico di Charlie Hebdo, quando poi l’immagine è ritratta in un cartone animato di carattere satirico, l’offesa agli occhi dei credenti diviene doppia, visto che non è consentito dare un’immagine comica al profeta.
Diritto di satira
Le polemiche sulle immagini di Maometto non hanno coinvolto solo la satira e la rivista francese ma anche siti a carattere più serio come Wikipedia. Infatti, nel 2008, la nota enciclopedia online fu coinvolta in una polemica derivante dalla pubblicazione di una pagina dedicata alle immagini del profeta, per la cui chiusura fu attivata una petizione online che raccolse 100.000 firme.
Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, non ha accettato di cancellare le immagini, opponendosi a qualsiasi forzatura. La satira di Charlie Hebdo, invece, ha scatenato la rabbia e l’odio dell’integralismo che ha colpito nella maniera più feroce possibile.
Si discute in questi giorni sull’opportunità di pubblicare le vignette e le immagini nonostante le minacce e se il diritto di libertà di satira possa andare oltre il rispetto della sensibilità della fede e del credo religioso che si colpisce.
Ma il concetto di irriverenza è insito nella definizione di satira come la definisce anche il Premio Nobel Dario Fo.
[quote]La satira è un atto di rifiuto e come tale non può che essere accesa. È una contro aggressione che risponde allo smacco del potere con uno sghignazzo che non può essere elegante. È nata per mettere il re in mutande e per questo il linguaggio della satira non può che essere virulento, sfacciato, insultante. [/quote]
Le vignette di Charlie Hebdo hanno questa finalità e sono rivolte a difendere il diritto a esprimere la propria opinione senza paura, nel rispetto della legge e contro ogni stupido integralismo che minaccia la libertà di ognuno di noi, credente o no.