[highlight]Le concessionarie di pubblicità sono imprese preposte alla realizzazione di campagne pubblicitarie, fino a qualche anno fa possibili solo attraverso i mass media.[/highlight]
Fossero carta stampata o sistemi radio/televisivi, ai giorni nostri anche tramite i canali che l’avvento dell’utilizzo della rete offre.
Da sempre le aziende hanno destinato una sostanziale cifra dei propri budget di spesa per l’acquisto di questi servizi, considerati basilari, se è vero, come si dice, che la pubblicità è l’anima del commercio.
Con il passare del tempo questa tipologia di servizi ha subito dei cambiamenti dovuti al mutato panorama tecnologico del quale può disporre ma, come tutte le aziende e le persone, ha dovuto anche fare i conti con la non rosea situazione economica nella quale la crisi ha messo tutti. Bisognava trovare il modo per poter offrire sempre i medesimi servizi senza andare a gravare sui budget di spesa delle aziende, in questo momento spesso con problemi di liquidità. Come spesso accade le soluzioni migliori si trovano non cercando di ideare soluzioni avveniristiche, ma attualizzando delle pratiche del passato che, rivedute e corrette, calzano perfettamente con i tempi moderni.
Questo è quello che hanno fatto delle concessionarie di pubblicità, riattualizzando la più vecchia forma di scambi commerciali: il baratto, cioè la consuetudine di accettare in pagamento merci anziché denaro.
Questa pratica antica oggi viene chiamata cambio merce pubblicitario, ed è riuscita ad ottimizzare la situazione critica nel quale si trovavano molte aziende che, se da una parte non avrebbero voluto tagliare il budget destinato alle spese pubblicitarie, dall’altro si trovavano costrette a farlo per mancanza di liquidi. Potendo pagare con le propri merci le aziende hanno la possibilità di acquistare i medesimi servizi senza che ciò comporti un movimento di denaro.
A questo punto però si è presentata la problematica delle concessionarie di pubblicità di monetizzare le merci ricevute. Sicuramente un grosso punto di forza è il fatto che, la valutazione economica delle merci che vengono ricevute in pagamento sono ai minimi dei listini, per cui, se rimesse in vendita anche con un minimo ricarico, produrrebbero un ulteriore guadagno. Al fine di non creare una situazione di concorrenza sleale, i normali canali di vendita non possono essere usati, poiché, a parità di merce, non ci sarebbe la possibilità di competere a livello di prezzi di vendita.
È per questo che sono nati gli shopping club, che sono dei canali di vendita con delle precise limitazioni. Sono a tutti gli effetti dei negozi, siano essi stanziali sul territorio od on line, ma ai quali non possono accedere tutti, essendo prioritaria l’esigenza di limitare il numero degli acquirenti sempre per non incorrere nella concorrenza sleale. I requisiti possono essere il possesso di una tessera, l’iscrizione ad un sito o l’aver ricevuto un invito. Questi club sono un’ottima possibilità per poter fare acquisti, anzi, veri affari, essendo che applicano una scontistica veramente alta, gli sconti possono arrivare all’80% rispetto ai prezzi applicati dai canali abituali di vendita, per cui rendono accessibile ad un maggior numero di persone prodotti e servizi che altrimenti non potrebbero permettersi a livello economico.