[highlight]La sentenza del Gran Giurì che assolve Darren Wilson ha generato un’ondata di proteste negli Stati Uniti.[/highlight]
Numerosi gli scontri registrati in queste ore in tutti gli Stati Uniti; un poliziotto è stato ferito da colpi di arma da fuoco a University City, un sobborgo della contea di Saint Louis, nel Missouri, e il bilancio tende a salire. Epicentro della protesta la cittadina di Ferguson, dove le forze dell’ordine sono state attaccate con lanci di bottiglie e pietre, generando il panico nelle strade.
Dopo l’arrivo dei blindati, la polizia ha creato un cordone ed ha iniziato ad avanzare lanciando lacrimogeni per allontanare i manifestanti più violenti, ma non è bastato a sedare la protesta. Molti negozi sono stati assaltati, saccheggiati e distrutti.
A nulla sono valse le parole del governatore del Missouri, Jay Nixon, che ha invitato i cittadini a confrontarsi e manifestare il proprio dissenso in maniera moderata e pacifica. Nel corso di una conferenza stampa il capo della polizia di Saint Louis Jon Belmar ha diramato un primo bilancio, provvisorio: 150 i colpi di arma da fuoco sparati dai dimostranti contro la polizia, 10 edifici incendiati e 29 arresti.
Cosa ha scatenato questa rivolta?
Per scoprirlo dobbiamo fare un passo indietro al 9 agosto scorso quando, a mezzogiorno, il giovane diciottenne Michael Brown è stato colpito e ucciso dall’agente di polizia locale Darren Wilson. Non uno scontro a fuoco tra un criminale e un tutore della leggere, ma un ragazzino di colore barbaramente ucciso da un poliziotto bianco in una cittadina, Ferguson, dove il 60% della popolazione è rappresentato da afroamericani e latini, mentre il 95% delle forze di polizia è composto da uomini bianchi. Dopo Trayvon Martin, un nuovo atto di abuso da parte di un poliziotto nei confronti di un ragazzino.
In seguito alla morte di Michael sono iniziate le manifestazioni dei cittadini contro uno stato repressivo fondamentalmente razzista e violento.
Oggi, a quasi quattro mesi di distanza, la ferita è stata riaperta dalla decisione del Grand Jury di non condannare Darren Wilson. È l’ennesima beffa della giustizia americana, dopo l’assoluzione di George Zimmerman nel processo Martin.
[quote]Siamo una nazione fondata sul rispetto della legge, accettiamo la decisione del Grand Jury. Mi unisco ai genitori di Michael Brown che esortano chiunque protesti a farlo pacificamente; suo padre ha lanciato un appello con queste parole: fare del male agli altri non è la risposta; la morte di Michael deve rendere la nostra comunità migliore.[/quote]
Queste le parole del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Il magistrato McCulloch nel comunicare la decisione di non condannare l’agente di polizia locale Wilson, ha specificato che, secondo un filmato tratto dalle telecamere dell’esercizio commerciale, tra i due c’è stata colluttazione e che sono state ritrovate tracce di sangue nell’autovettura della polizia. Tre autopsie hanno stabilito che i colpi sono stati inferti a distanza ravvicinata e non mentre il ragazzo stava fuggendo. Prove, queste, che non hanno convinto, al punto da spingere Obama a richiedere un supplemento di’indagine da parte dell’FBI.
Questi episodio stanno diventando troppo frequenti, e c’è chi intende affrontare la questione sfruttando le più moderne tecnologie digitali. Infatti è stata presentata una proposta di legge, la Micheal Brown Law, che prevede l’obbligo per gli agenti di indossare sempre una microcamera, in modo da registrare ogni intervento e fugare ogni dubbio, testimonianza e ricostruzione dei fatti.
Sicuramente genererà polemiche, ma almeno è un passo verso la discussione di un problema molto serio.