[highlight]L’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi di rilanciare l’Italicum al Senato a fine dicembre, apre nuove prospettive su una possibile crisi di Governo[/highlight]
Il vento di crisi, di elezioni anticipate e di fine anticipata del Governo Renzi si fa sempre più forte dopo il rilancio dell’accordo sull’Italicum con Silvio Berlusconi.
I punti aperti sembrano ancora tanti sebbene l’accordo sia stato concluso su aspetti importanti.
Perché la priorità della legge elettorale?
Avevamo già analizzato qui il processo di formazione della legge Italicum dopo che la Corte costituzionale aveva del tutto annullato il meccanismo distorsivo del sistema proporzionale del Porcellum. Da quella sentenza il meccanismo di ripartizione dei seggi è stato un sistema proporzionale puro. Il “pericolo” di andare alle elezioni con il proporzionale in questo periodo ha svolto la funzione di freno alle bizze delle altre forze di sostegno al Governo, rappresentando un vero e proprio spauracchio. Il premier aveva già più volte annunciato la necessità di approvare una nuova legge elettorale che fosse capace di garantire un sicuro vincitore, ma le tempistiche di conclusione della riforma sono via via cambiate a causa dei precari equilibri a sostegno dell’esecutivo. Questa riforma dopo mesi di silenzio è ritornata in auge nel dibattito politico, e questo apre inevitabili quesiti sull’imminenza o meno di una crisi di Governo che riporti il Paese alle urne.
Cosa cambia:
Premio di maggioranza
L’accordo tra Renzi e Berlusconi è stato raggiunto sul premio di maggioranza che è passato dal 37% al 40%, anche se, bisogna ancora precisare se questo premio sarà assegnato alla lista più votata (come vorrebbe Renzi) o alla coalizione (come vorrebbe Berlusconi). Nel caso di un mancato raggiungimento della soglia si andrebbe al ballottaggio.
Preferenze e collegi
Un altro punto molto discusso e su cui sembra essere stato trovato un accordo è quello delle preferenze e i collegi. Infatti, Renzi e Berlusconi hanno trovato un compromesso per inserire di nuovo le preferenze dei candidati mantenendo le liste parzialmente bloccate e ripartite in 100 collegi. Quindi il conteggio delle preferenze escluderà i capilista che saranno eletti nel collegio in cui la lista avrà avuto più voti indipendentemente dalle preferenze. Questo meccanismo scatenerà una corsa al secondo posto tra i candidati, escludendone tanti con tante preferenze, a favore di capilista designati dai Partiti. In questo modo, pur presentando una riduzione rispetto al passato, il nuovo Parlamento avrà comunque un terzo dei parlamentari nominato dalle segreterie politiche che conserveranno ancora un grande potere di controllo.
Le soglie sbarramento
Le soglie rappresentano un punto di discussione ancora aperto. Renzi sembra voler assecondare i desideri di Alfano e dei piccoli partiti impostando una soglia di sbarramento bassa, vicina al 3% mentre Berlusconi invece vuole forzare una soglia più alta che superi il 4%. In questo modo, Forza Italia intende spingere i piccoli partii del centro destra a riunirsi in un’unica coalizione.
Verso nuove elezioni?
Se il 2015 sarà anno di elezioni politiche o meno, la strada del ritorno al voto sarà percorribile soltanto dopo l’eventuale elezione del nuovo Presidente della Repubblica, posto che Napolitano rassegni le ormai più che probabili dimissioni. Il Presidente ha più volte dichiarato di non voler essere lui a sciogliere le Camere. È probabile però che l’addio di Napolitano avvenga soltanto dopo la garanzia del passaggio dell’Italicum e la conseguente definitiva approvazione del ddl Senato e del Jobs act. Terminata lo spinoso processo di approvazione di questi importanti provvedimenti partirà la fase di dimissioni e le elezioni del nuovo inquilino del Quirinale.
Soltanto dopo il nuovo Presidente della Repubblica avvierà la crisi di Governo e indirà nuove elezioni.
Questo prospetto in apparenza alquanto immaginario, acquista sempre più realtà se si valuta il rilancio della trattativa del Nazareno tra Renzi e Berlusconi come una dimostrazione di quanto i rapporti nella maggiornaza siano instabili e di quanto sia necessario per Renzi l’appoggio esterno di Forza Italia.
La tesi di chi vede una crisi alle porte è valorizzata dalle spinte di Renzi verso l’approvazione della nuova legge elettorale, l’insofferenza alle bizze della minoranza Pd e degli altri alleati di Governo e la volontà di cavalcare l’onda di consenso elettorale dato dai sondaggi, nonostante le numerose rassicurazioni sia di Pd che di Forza Italia di voler arrivare alla conclusione naturale della legislatura, nel 2018.
L’approvazione della legge elettorale non potrà che rappresentare in quest’ottica un segnale di allarme e di svolta per un nuovo anno con un nuovo Governo.