[highlight]Il colosso dell’informatica e quello dell’industria farmaceutica siglano un nuovo accordo per la progettazione delle prime smart lens, lenti a contatto intelligenti capaci di monitorare costantemente la qualità della vista ed i livelli di insulina per gli utenti diabetici[/highlight]
Google e Novartis lavoreranno insieme per la progettazione delle prime “smart lens”. A comunicarlo ufficialmente attraverso un recente articolo è il Wall Street Journal, il quotidiano statunitense che da ormai diversi decenni vanta una corsia preferenziale tra l’area finanziaria della costa orientale e la Silicon Valley. E’ all’interno dell’articolo, tratto da un’intervista con il CEO di Novartis Joseph Jimenez, che vengono finalmente svelati i primi dettagli in merito alle “smart lens” di Google, ossia le prime lenti a contatto intelligenti che l’azienda di Mountain View, un po’ a sorpresa, ha svelato nello scorso mese di gennaio senza, però, approfondirne caratteristiche e finalità.
Cosa dobbiamo aspettarci?
Ebbene, a distanza di circa sei mesi, il quotidiano statunitense scopre il velo sull’accessorio capace di definire, una volta per tutte, le potenzialità del settore dedicato ai dispositivi indossabili. In particolare, per la progettazione delle nuove lenti a contatto intelligenti, gli ingegneri di Google X (ossia i laboratori dell’azienda di Mountain View dove vengono sperimentati i progetti top secret di Big G), verranno affiancati dagli esperti di Novartis Alcon, la costola dell’azienda farmaceutica svizzera nota in tutto il mondo per la qualità dei suoi prodotti e l’impegno profuso nel campo della ricerca, dedicata alla cura delle patologia visive.
[quote]Siamo impazienti di lavorare insieme a Google per unire la loro tecnologia d’avanguardia alle nostre ampie conoscenze in campo biologico e rispondere a bisogni terapeutici. Per noi questa è una tappa fondamentale nel percorso che ci porterà a superare i confini tradizionali nella gestione delle patologie, a partire dalla cura dell’occhio[/quote]
Ecco quanto affermato il CEO di Novartis Joseph Jimenez.
Scienza e tecnologia mai così unite
Ciò che rende unico il progetto legato alle smart lens di Google, infatti, è proprio la sua capacità di fondere le ultime scoperte tecnologiche con quelle scientifiche, puntando alla realizzazione di un prodotto capace di monitore contemporaneamente sia la qualità della vista degli utenti, con una particolare attenzione per i soggetti affetti da presbiopia, sia il livello di insulina per i soggetti affetti da diabete. Al momento sembra essere davvero troppo presto per fissare una data per quello che potrebbe essere il lancio delle smart lens firmate da Google e Novartis, così come sembra essere presto per poter parlare di ulteriori funzionalità che potrebbero essere introdotte in fase di progettazione, ma dalle stime trapelate negli ambienti ufficiali, i primi prototipi potrebbero essere consegnati già nel corso del 2015 nelle mani dei ricercatori.
Evoluzione dei Google Glass?
Che l’azienda di Mountain View sia tra quelle maggiormente impegnate alla fusione tra tecnologia e biologia non è certo una novità. E’ probabilmente attraverso i Google Glass, la cui fase Beta è stata recentemente aperta anche ai cittadini statunitensi e inglesi, che l’azienda ha iniziato a mostrare quelli che potrebbero essere i risultati concreti derivanti dalla fusione tra la voce e la vista degli utenti con un dispositivo tecnologico perennemente connesso alla rete. Nonostante il grande interesse da parte del pubblico, però, il prezzo ancora proibitivo (si parla di 1.500 $ per un singolo esemplare) ed alcuni “problemi di gioventù” (scarsa autonomia delle batterie), hanno fortemente rallentato il processo di distribuzione, alimentando dubbi sulla realizzazione di una versione “definitiva” entro tempi brevi.
La speranza, dunque, resta quella che la realizzazione di un nuovo progetto parallelo supportato da esperti del settore farmaceutico, come quello delle smart lens, possa dare una vera e propria spinta propulsiva tra i laboratori segreti di Google X, andando a definire, una volta per tutte, le sorti del settore “indossabile”.