[highlight]Il cantante e chitarrista americano ha inaugurato ieri la XIX Edizione del Pomigliano Jazz Festival con la sua unica tappa nel Sud Italia[/highlight]
Allegria. Ecco la parola che risuona nella mente alla fine del concerto di George Benson, in barba a quelli che definiscono il jazz triste ed elitario, destinato solo ad un pubblico di borghesi con la puzza sotto al naso. Niente di più distante dalla realtà, anche perché Benson deve la sua fama all’innegabile capacità di fondere insieme il jazz classico alla Miles Davis e Nat King Cole (a cui ha dedicato un album tributo nel 2013), il rhythm and blues e il soul in stile Motown, il funk e il pop, realizzando alcune delle canzoni più belle e famose di tutti i tempi.
Un ragazzino di 71 anni
Nello splendido Anfiteatro di Avella, dove l’anno scorso si esibì il maestro Ludovico Einaudi, l’artista nato a Pittsburgh nel 1943 ha trascinato il pubblico molto numeroso (nessun posto vacante) in un concerto di circa due ore durante le quali ha suonato tutte le sue hit di maggior successo – “Performing his greatest hits live” il titolo del Tour – e alcuni brani tratti da “Inspiration”, ultimo lavoro realizzato in studio e dedicato alla sua fonte d’ispirazione, Nat King Cole.
A 71 anni suonati dimostra di avere ancora l’energia di un ragazzino di 17. Canta, suona la sua Ibanez GB10 magistralmente, e si lascia andare in movimenti “anca-bacino” da far invidia a Ricky Martin.
Benson ha suonato per circa novanta minuti, senza sosta, cantando i suoi brani più famosi, supportato da una band eccezionale, composta da Michael O’Neill (chitarra), Thom Hall e David Garfield (tastiere), Khari Parker (batteria), e Stanley Banks (basso), Liliana de los Reyes (percussioni). Quest’ultima, oltre ad essere un abile percussionista (e una bellissima donna), si è rivelata anche una bravissima cantante, durante un duetto con il maestro.
Non è mancato un omaggio all’Italia. Benson ha voluto ricordare Dean Martin e ha sottolineato come il pubblico italiano sia il migliore al mondo perché siamo un popolo “who loves melody”.
Are you ready for this?
Il pubblico, già partecipe e entusiasta, si è infiammato quando il maestro ha chiesto: “Are you ready for this?”. Standing ovation e un applauso fragoroso hanno accompagnato le prime note del suo brano più famoso e popolare, “Give me the night”. A quel punto era chiaro a tutti, anche ai più scettici, che quello a cui si stava assistendo non era lo spettacolo di un musicista jazz, con luci soffuse e il fumo a creare la giusta atmosfera, ma quello di una star della musica internazionale senza la quale il soul americano non sarebbe stato lo stesso.
Dopo un’ora e mezza si è consumato il classico rituale del bis, con George Benson e i membri della band che hanno lasciato il palco per poi tornare alle proprie postazioni nel giro di qualche minuto. Ma chi si aspettava un ultimo brano prima dei saluti si è dovuto ricredere, perché il bis si è trasformato in una sorta di terzo tempo, con cinque brani eseguiti e trenta minuti aggiuntivi di spettacolo.
Un finale da concerto rock – l’assolo di batteria ha lasciato tutti senza fiato – con il pubblico che, ormai in piedi, ha accompagnato la band tenendo il tempo con le mani e lasciandosi andare in movimenti che un osservatore esterno avrebbe potuto identificare con il ballo.
Un grande Festival
Con questo concerto che rimarrà nella memoria degli spettatori per molti anni, il Pomigliano Jazz Festival si conferma come una realtà di caratura internazionale, a dimostrazione del fatto che se c’è buona volontà anche in Campania si possono realizzare eventi di cui andare fieri.
Prossimo appuntamento il 15 luglio, Villa Cappelli a Pollena Trocchia, con il “Concerto al tramonto” di Mirko Signorile.
*Photo Credit: Giacomo Ambrosino per GMPhotoAgency