[highlight]Il codice alfanumerico assegnato a ogni cittadino italiano alla nascita viene generato utilizzando un sistema molto semplice, facilmente calcolabile anche da soli. Ecco come fare[/highlight]
Il 29 settembre del 1973, con il Decreto n.605 viene introdotto in Italia il Codice Fiscale che, come suggerisce il nome, ha come obiettivo primario quello di semplificare e ottimizzare il lavoro dell’amministrazione finanziaria.
Il Codice Fiscale, però, viene utilizzato anche per questioni non strettamente legate all’ambito fiscale, come quello sanitario. Infatti, per poter accedere a prestazioni mediche in strutture pubbliche e convenzionate, ma anche per acquistare farmaci forniti dal sistema sanitario nazionale, è necessario essere in possesso di questo codice identificativo, che viene riportato sulle prescrizioni rilasciate dal medico curante.
Anche per prescrizioni mediche, infatti, viene utilizzato il Codice Fiscale, che in quanto univoco, può riferirsi senza ombra di dubbio a una sola persona.
Come si calcola?
Anche se fa parte della nostra vita quotidiana, non tutti sono a conoscenza delle modalità attraverso le quali si effettua il calcolo del Codice Fiscale. Può apparire un’operazione complessa, in realtà calcolarlo è molto semplice.
Composto da una sequenza di sedici cifre alfanumeriche, il Codice Fiscale contiene informazioni relative al nostro cognome e nome – tre cifre per entrambi, generalmente consonanti, fatta eccezione per quei nomi composti da sole tre lettere, nel qual caso si utilizza anche la vocale – seguiti dalle ultime due cifre dell’anno di nascita (quindi 80 se si è nati nel 1980), una lettera indicante il mese di nascita, secondo questo schema: A per gennaio, B febbraio, C marzo, D aprile, E maggio, H giugno, L luglio, M agosto, P settembre, R ottobre, S novembre, T dicembre. La data di nascita contiene anche l’indicazione relativa al sesso; infatti, mentre per gli uomini si utilizzano le prime due cifre della data di nascita – dal 1 al 9 si aggiunge uno zero come prima cifra – per le donne si somma alla cifra il numero 40, quindi se si è nati il 30 diventerà 70. Dopo la data di nascita si aggiunge il codice relativo al comune di nascita utilizzando il codice Belfiore, basato su quello in uso al Catasto, che si può facilmente reperire in rete. Questo Codice è composto da quattro cifre, una lettera seguita da tre numeri. Per fare un esempio, il Codice del Comune di Napoli F839.
Se fin qui è possibile calcolare il codice fiscale senza particolari difficoltà autonomamente, l’ultima cifra rende tutto più complicato. Chiamato Codice di Controllo, è una lettera dell’alfabeto che viene generata attraverso un algoritmo che analizza le prime quindici cifre. Questo codice ci costringe a dover utilizzare uno dei tanti siti web che, inserendo i dati anagrafici, calcola il Codice Fiscale in un attimo.
Persone e Aziende
Va ricordato che il Codice Fiscale non esiste solo per i semplici individui, ma anche per le persone giuridiche, ovvero aziende. Per le società di persone e di capitali, oltre che per i liberi professionisti, la Partita Iva sostituisce il Codice Fiscale, che invece è utilizzato da tutti quei soggetti non obbligati alla dichiarazione di inizio attività Iva, quindi enti, associazioni, fondazioni, condomini, parrocchie, ecc…. Sia la Partita Iva che il Codice Fiscale per persone giuridiche è composto da 11 caratteri numerici, di cui i primi 7 individuano il contribuente attraverso un numero progressivo, i successivi 3 sono il codice identificativo dell’ufficio, mentre l’ultimo è un carattere di controllo.
Difetti e limiti
Dalla sua introduzione sono state molte le critiche mosse al Codice Fiscale, in particolare a causa di una serie di difetti e limiti per i quali, ad oggi, non sono state ancora trovate soluzione. Uno dei casi più eclatanti è la presenza di “omocodici”, ovvero persone in possesso di un identico codice fiscale. Infatti, per come è strutturato il sistema di generazione riesce a gestire massimo centoventotto codici fiscali differenti; superato questo tetto non è si riesce più a produrre combinazioni diverse. È facile immaginare che più aumenta la popolazione italiana maggiore è l’occorrenza di questo problema.
Un altro limite riscontrato è relativo all’anno di nascita. Inserendo solo le ultime due cifre, il legislatore non tenne presente che con il nuovo millennio si sarebbe presentato il seguente problema: un cittadino nato nel 1914 e uno nato nel 2014 si ritrovano con la stessa ad indicare due date diverse.
Anche i nomi a volte creano confusione nel sistema, perché con il passare degli anni si sono diffusi nomi di derivazione anglosassoni che, in alcuni casi, non terminano con una vocale. Per non parlare dei nomi femminili che finiscono con “E” e quelli maschili che hanno come ultima lettera la “A”. Come vi abbiamo spiegato in precedenza, il sistema fa una differenza tra uomo e donna nella generazione del codice fiscale, e confondere il sesso per colpa del nome ha causato non pochi disagi a molti cittadini, che si sono dovuti rivolgere all’Agenzia delle Entrate per far correggere l’errore.
Per pagare le tasse
Essendo nato essenzialmente per ragioni fiscali, il Codice Fiscale viene utilizzato nelle prestazioni di lavoro, occasionale o continuative. Mentre, però, il libero professionista in possesso di Partita Iva emette una fattura da fornire al cliente, chi ne è sprovvisto può usufruire dell’istituto della ritenuta d’acconto. In questo caso, però, si indica il Codice Fiscale al posto della Partita Iva; il problema consiste nel fatto che il Codice Fiscale contiene esclusivamente informazioni anagrafica del soggetto, ma non professionali. Essendo, però, la ritenuta d’acconto un documento attestante una prestazione occasionale di lavoro, l’assenza di questo genere di informazioni può essere controproducente. non a caso questa modalità di “fatturazione” è prevista solo in alcuni Paesi, come la Spagna e il Portogallo.
Come ogni cosa, anche il Codice Fiscale ha dei difetti, che andrebbero corretti per consentire una maggiore efficienza della macchina amministrativa e fiscale del nostro Paese.