[highlight] I San Antonio Spurs vincono il titolo Nba 2014 e Marco Belinelli diventa il primo italiano della storia a vincere l’anello. [/highlight]
I San Antonio Spurs conquistano il titolo Nba 2014 con la vittoria in gara 5 per 104-87, 4-1 nelle finali contro i Miami Heat di Lebron James. È il loro quinto successo dopo sette anni dall’ultima vittoria del 2007, che conferma la perfetta organizzazione societaria e tattica della franchigia. Artefice della grande vittoria è senza dubbio Gregg Popovich molto più che un semplice allenatore, da 15 anni al comando della squadra e figura cardine del miracolo Spurs.
La vittoria del gruppo
È la vittoria della filosofia Spurs, fatta di gioco e di organizzazione perfetta. Il team più internazionale della lega con ben otto nazionalità rappresentate oltre quella statunitense gira intorno ai grandi “vecchi” sempreverdi come Tim Duncan, Manu Ginobili e Tony Parker capaci di riprendersi dopo la bruciante sconfitta in finale dell’anno scorso e alla giovane stella Kawhi Leonard, insignito del premio Bill Russell per il miglior giocatore delle finali.
Leonard è diventato il secondo giocatore più giovane a vincere questo riconoscimento dopo Magic Johnson.
Intorno a loro una serie di giocatori perfetti per il sistema: il francese Boris Diaw autore di grandi prestazioni nei playoff e ripresosi dopo anni di difficoltà a trovare un ambiente consono, il nostro Marco Belinelli, primo italiano a vincere l’anello Nba, capace di sfruttare tutte le occasioni e di farsi trovare sempre pronto per ogni minuto sul parquet e l’australiano Patrick Mills cecchino dalla distanza e caldissimo in queste finali.
Niente Threepeat
S’infrange invece il sogno del threepeat di Miami che dopo due titoli consecutivi è costretta ad arrendersi alla squadra texana. Non è bastato Lebron James in formato “big one”. Il numero 6 ha cercato in tutti i modi di scuotere i suoi compagni ma senza riuscirci, tradito da un Dwayne Wade non all’altezza della finale, Chris Bosh visto solo a sprazzi e Mario Chalmers davvero inguardabile. Gli Spurs hanno dimostrato a Miami che con le sole individualità non si vince il titolo anche se ancora una volta Lebron ha confermato di essere il giocatore più forte della lega, capace di giocare in qualsiasi ruolo.
La partita
Per gli Heat doveva essere la partita della disperazione per ribaltare la storia ma l’incontro anche se iniziato diversamente dalle altre partite delle finali è terminato con il trionfo degli Spurs. Il gioco di squadra con passaggi e scarichi continui al compagno meglio posizionato e il contributo dalla panchina sono risultati decisivi. Lebron James aveva promesso battaglia prima dell’inizio e nel primo quarto ha giocato un basket stellare. Nei primi tre minuti “il prescelto” ha infatti difeso, stoppato, guidato i contropiede, giocato da playmaker e segnato da qualsiasi posizione come se fosse solo contro il mondo. In soli sei minuti ha messo a referto 12 punti e 6 assist portando i suoi a un massimo vantaggio di 22-6. La rabbia di Lebron si è esaurita presto, frustrata da una mancata reazione da parte dei compagni, così che San Antonio è riuscita a risalire la china grazie al break di Manu Ginobili in formato gigante. L’argentino da Bahìa Blanca è riuscito a riportare sotto i suoi fino a -7 con canestri spettacolari (tra cui una schiacciata stellare dopo la solita pazza penetrazione).
Con il recupero degli Spurs è salito in cattedra Kawhi Leonard, capace di essere straripante sia in difesa contro Lebron che in attacco. Il vantaggio degli Spurs è diventato poi sempre più ampio, nonostante un Tony Parker da 0/12, guidati da un elegantissimo Boris Diaw in grado di mandare il pubblico in visibilio e Tim Duncan magistrale sotto canestro.
Decisivo dalla panchina è stato l’australiano Patrick Mills, indemoniato e capace di affossare a suon di tiri da tre punti le speranze di Miami. La partita è stata quindi decisa nei quarti centrali, dove San Antonio è riuscita a guadagnare un margine di assoluta sicurezza. Nell’ultimo quarto è poi salito alla ribalta Tony Parker che, dopo aver sbagliato tutto nel corso della partita, è rinato segnando 16 punti e chiudendo definitivamente il discorso per l’anello. La partita è terminata con la passerella trionfale dei big della squadra applauditi uno per uno dal pubblico festante e le lacrime di Lebron James.
https://www.youtube.com/watch?v=ublWl-eEoKI
Marco Belinelli
L’italiano di San Giovanni in Persiceto, vincendo l’anello, è riuscito nell’impresa che non era riuscita mai a nessun italiano prima d’ora. La dedica di Marco, festante sul palco con il tricolore è andata a tutta la sua famiglia, alle persone che da sempre hanno creduto in lui e anche a quelli che l’hanno sempre criticato perché spronato a migliorare.
[quote]Sono campione Nba, nessuno lo avrebbe mai detto. Questo successo è per la mia famiglia e per tutti quelli che hanno creduto in me. Ma lo voglio dedicare anche a tutti quelli che in questi anni mi hanno criticato. Chi diceva che non sarei mai riuscito a crescere in questa Lega mi ha dato una carica e una motivazione incredibile e adesso sono campione Nba. Non so bene che cosa dire in questo momento. [/quote]
Ho vissuto ogni momento solo per questo. E adesso… Penso già al prossimo! #NBAChamps2014
— Marco Belinelli (@marcobelinelli) 16 Giugno 2014
E pensare che da sempre era indicato come l’italiano meno forte tra i tre presenti allora nella lega. Dopo un inizio di carriera americana non facile e i numerosi cambi di franchigia era finalmente riuscito l’anno scorso a trovare una squadra in cui potersi conquistare spazio e onori come i Chicago Bulls, con anche ottime prestazioni nei playoff. La mancata conferma però ha spinto il nostro campione a cercare una nuova squadra.
L’offerta degli Spurs è stata l’occasione da non perdere, nonostante i tanti dubbi relativi alla chiacchierata parabola negativa dopo la sconfitta alle finals 2013, le sue possibili difficoltà ad adattarsi a un allenatore come Popovich e il suo sistema di gioco. Marco però ha sempre lavorato con umiltà e dedizione e si è inserito alla perfezione nel gioco e nella “famiglia” degli Spurs aiutato anche dall’amico Ginobili. Dopo tanti sacrifici è arrivata la migliore stagione possibile prima con le migliori percentuali al tiro da tre della lega, poi con il premio all’All Star game e infine con il sogno di una vita.
Marco è campione Nba e quest’anno il Larry O’Brien Trophy grazie a lui si è colorato anche di Italia.