[highlight]Ecco cosa prevede il nuovo provvedimento presentato dal governo presieduto da Matteo Renzi[/highlight]
L’edilizia scolastica è uno dei pallini del presidente del Consiglio, che ha utilizzato il tema in campagna elettorale durante le primarie e, successivamente, nel discorso di insediamento a Palazzo Chigi. Al di là della “convenienza” politica, è sacrosanto che il problema delle condizioni imbarazzanti nelle quali versano le scuole del nostro Paese sia all’ordine del giorno nell’agenda del governo, perché la sicurezza dei ragazzi italiani in età scolastica passa anche, e soprattutto, attraverso strutture adeguate e a norma.
Durante la conferenza stampa del 13 giugno scorso, insieme alle novità relative alla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, che tante polemiche sta generando, il consiglio dei Ministri ha comunicato che gli interventi di Edilizia scolastica verranno esclusi dal Patto di Stabilità interno per quei Comuni che ne hanno fatto richiesta per gli anni 2014 e 2015.
#Sbloccaitalia
Da anni si discute sull’opportunità di non inserire le spese che lo Stato sostiene per infrastrutture, sanità e istruzione, nel calcolo del debito pubblico, in quanto andrebbero considerate come investimenti e non come spese infruttuose. #Sbloccaitalia – rigorosamente con l’hashtag – sembra inserirsi in questa logica, perché migliorare la struttura di una scuola non può essere considerata, se non altro dal punto di vista contabile, allo stesso modo degli stipendi dei dipendenti pubblici o del costo della carta igienica negli uffici.
Purtroppo, come spesso si è visto negli ultimi governi, i provvedimenti annunciati sembrano non avere una base solida su cui poggiarsi, e risultano essere semplici spot elettorali che lasciano il tempo che trovano. Anche #sbloccaitalia, almeno per ora, rientra in questa categoria, visto che l’unica cosa certa è che, a partire da adesso, i sindaci potranno segnalare al governo, mandando una email all’indirizzo dedicato matteo@governo.it una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un procedimento amministrativo da accelerare, tutte quelle opere d’edilizia che, per mancanza di fondi o per mille altre ragioni (inclusa la corruzione) non sono stati terminati. Non solo scuole, quindi, ma tutti quei lavori che possono far ripartire l’economia locale, in particolare il settore edile che da qualche anno vive una crisi senza precedenti.
Lettera ai Sindaci
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scritto una lettera aperta ai sindaci dei Comuni italiani, invitandoli a sfruttare questa opportunità.
Caro Sindaco,
l’Italia riparte. I segnali di fiducia che arrivano dalla determinazione dei cittadini, da vari settori dell’economia e dai mercati internazionali, tuttavia, non bastano. Possiamo e dobbiamo fare di più.
Per questo il Governo ha deciso di accelerare il percorso di riforme costituzionali e istituzionali, riforme che spaziano dalla legge elettorale alla revisione del titolo V, dalla pubblica amministrazione fino al mercato del lavoro, dalla giustizia al fisco, dall’agricoltura al terzo settore.
Ma nessuna riforma sarà credibile se non diamo per primi noi il segnale che la musica è cambiata davvero.
Per questo giudico prioritario che il Governo adotti tutte le misure necessarie a sbloccare i procedimenti e i cantieri che sono fermi da anni, per ritardi o inconcludenze di settori diversi della Pubblica Amministrazione.
Sono stato Sindaco anche io. E come voi ricordo le polemiche: quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un diniego incomprensibile di una sovrintendenza, per le lungaggini procedurali. Quante volte siamo stati costretti a rinunciare a un investimento magari di capitali stranieri, certo innamorati dell’Italia, ma preoccupati del complicato sistema amministrativo del nostro paese.
Nel giorno della Festa della Repubblica scrivo ai sindaci da Palazzo Chigi per chiedere uno sforzo comune. Individuate una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un procedimento amministrativo da accelerare. Segnalatecelo entro il 15 giugno all’indirizzo matteo@governo.it. Sarà nostra cura verificarne lo stato d’attuazione con gli uffici dedicati e – se del caso – procedere all’interno di un pacchetto di misure denominato “Sblocca Italia”. La necessità e l’urgenza di provvedere subito alla ripartenza dei cantieri e alla definizione delle procedure è sotto gli occhi di tutti.
Come abbiamo fatto per la scuola, anche per questi interventi cercheremo di essere il più tempestivi possibili. Dimostrando una volta di più che il rapporto tra Amministrazione Centrale e Autorità territoriali può davvero entrare in una fase nuova
Conto sull’aiuto dei Sindaci, insomma. E invio un abbraccio doppio ai sindaci appena eletti. Vi attende un lavoro impegnativo ma carico di gioia e responsabilità: essere l’anima della propria comunità non è facile, ma è una strepitosa occasione.
In bocca al lupo a tutti noi.
Matteo Renzi
In cosa consiste #Sbloccaitalia
Come fatto già in passato, Matteo Renzi e il governo da lui presieduto hanno optato per le slide come strumento attraverso il quale illustrare i numeri del provvedimento, solo per quanto concerne l’edilizia scolastica.
Ecco le slide pubblicate sul sito del governo
E i crediti vantati dalle imprese?
Investire in opere pubbliche, infrastrutture e interventi edili per far ripartire l’economia è una pratica antica, spesso efficace, ma che deve fare i conti in Italia con un problema enorme: i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. Il governo Monti è stato il primo a evidenziare il caso, avviando un processo di sblocco dei debiti che la PA ha accumulato nei confronti di quelle aziende che, dopo aver terminato i lavori, non si sono viste riconoscere quanto dovuto.
Dal 2011 ad oggi si è provveduto a pagare una parte di questi debiti, e quello che spaventa oggi le aziende è che, con l’avvio di nuove opere e lavori pubblici, si possa generare un circolo vizioso dal quale si rischia di non venire fuori se non con le gambe rotte. Le cronache, purtroppo, hanno spesso raccontato di imprenditori che, in attesa di essere pagati dallo Stato, si sono trovati in condizioni di dissesto tali da non vedere altra soluzione se non il suicidio.
Anche in questo è necessario che l’Italia “cambi verso”.