[highlight]L’undici e il dodici Giugno, la Galleria Toledo ha ospitato per il Napoli Teatro festival la rappresentazione teatrale del caso editoriale dello scrittore e giornalista austriaco Daniel Glattauer.[/highlight]
Si tratta di “Le ho mai raccontato del vento del Nord”, una storia d’amore dei tempi moderni interamente basata su uno scambio epistolare – o, per meglio dire, di e-mail – tra due perfetti sconosciuti: Emmi e Leo. I due non si conoscono dal vivo e non lo faranno mai, entrambi però condividono una parte sempre più grande della loro intimità con l’altro nello spazio tanto ristretto quanto labirintico del web.
Galeotta fu l’e-mail
Una mail all’indirizzo sbagliato fa scattare la scintilla e così due perfetti sconosciuti vengono messi insieme in un modo un po’ strampalato dal destino senza riuscire però a reggere il confronto con la realtà. Ma la verità è che “Capita sempre quel che si vuole che capiti”: Emmi è “felicemente sposata”, eppure non può fare a meno di ritagliarsi sempre più tempo da trascorrere con Leo chiudendo fuori dalla sua stanza il mondo reale per restare con l’uomo che, a distanza, sa ripararla dal vento del Nord.
Gli attimi di lucidità in cui entrambi capiscono che non è il caso di continuare una relazione virtuale tra due sconosciuti (di cui uno è anche impegnato) si alternano a momenti sognanti in cui i due protagonisti si abbandonano alle loro fantasticherie come bambini. La domanda che nasce spontanea è “Ci si può davvero innamorare senza vedersi mai?” e soprattutto “Questa relazione perfetta e virtuale potrà sopravvivere ad un incontro nella vita reale?”. Non è dato di saperlo.
Emmi e Leo
I protagonisti pervasi dalla voglia di incontrarsi vengono, alla fine, sopraffatti dalla paura, dalla convinzione che è tutto un errore, che non potrà mai funzionare. Emmi e Leo decidono di non darsi un’opportunità, di non assecondare quello strano destino che li ha uniti per sbaglio. È una scelta che non sorprende se si considera che entrambi preferiscono una relazione effimera attraverso un computer piuttosto che quella con le persone che gli sono vicine. “Le ho mai raccontato del vento del Nord” non è semplicemente la leggera storia d’amore tra due sconosciuti ma è, in qualche tragico modo, la rappresentazione della totale sfiducia nei rapporti reali in virtù di un amore che oseremmo definire platonico se non fosse per le frequenti allusioni erotiche in cui Emmi e Leo, per fuggire per un po’ dalla loro realtà, incappano con un pizzico di malizia. È Bernhard, il marito di Emmi, che con la sua mail tanto accorata quanto mortificante fa infiltrare la dura realtà nel loro piccolo mondo virtuale facendo per la prima vera volta vacillare la volontà di Leo.
Bernhard non impone la sua volontà: li lascia liberi di incontrarsi nonostante questo gli causi un dolore e un’umiliazione enormi. Questo è un colpo più duro di qualsiasi presa di posizione. Il micro-cosmo di Emmi e Leo è ormai intaccato dalla realtà in modo irreparabile; forse lo è sempre stato ma adesso la crepa si è fatta più profonda e nessuno dei due ha abbastanza coraggio per chiuderla con un incontro. E a cosa porterebbe poi? La soluzione migliore – ma forse lo è solo perché è la più facile– è tornare alla propria vita come se nulla fosse mai accaduto. Nemmeno lo spettatore sa se essere triste per l’incontro mancato, se sentirsi deluso perché aveva riposto le speranze in quella coppia fin dal primo momento oppure se dire tutto d’un fiato e con rassegnazione “è stato meglio così”.