[highlight]In occasione della settima edizione del Napoli Teatro Festival il regista Luca De Fusco porta in scena al Teatro Mercadante l’opera di Cechov, creando un’analogia tra la Russia e il Sud Italia del ‘900[/highlight]
Scenografia dal decadentismo essenziale e maledettamente bianco. Spazio claustrofobico che si contrae su dei personaggi persi nel loro ricordare. Un giardino meraviglioso che non si vede mai ma su cui ruotano i languori nostalgici di un’intera famiglia. Un sensucht dilaniato fino al midollo.
Analogia tra la Russia di Cechov e il Sud Italia del ‘900
Per la settima edizione del Napoli Teatro Festival, Luca De Fusco ha portato in scena la sua versione dell’opera cecoviana “Il giardino dei ciliegi” sperimentando, più che una fusione, un’analogia tra la Russia di Cechov e la società meridionale del secolo scorso.
La stasi, l’impasse, la nostalgia di un’armonia perduta si alternano in modo repentino con la gioia e la spensieratezza dei ricordi infantili, creando un caleidoscopio di emozioni e sentimenti contrastanti che rimandano alla follia. I personaggi sono degli adulti che non sono riusciti a rinunciare alla loro parte bambina e che, tornando nella tenuta di famiglia, davanti al loro bel giardino dei ciliegi, la riscoprono nella sua interezza e si mostrano incapaci di lasciarla andare. Ed è quell’incapacità – che per quanto riguarda la situazione meridionale si tratta, secondo De Fusco, «dell’incapacità che abbiamo avuto di entrare nel Novecento, di vivere la rivoluzione industriale, di diventare moderni» – la causa della perenne crisi del nostro Sud. Non ci stupisce allora sentire dei personaggi appartenenti alla Russia del primo ‘900 parlare con un accento meridionale volutamente caricaturale.
I personaggi
Del resto tutti i personaggi de “Il giardino dei ciliegi” sono sui generis. Sono intrappolati nelle loro storie e non vogliono uscirne; trovano conforto nella cameretta fatiscente che ha accolto tutte le generazioni della famiglia, si illudono di poter restare bambini per sempre lasciando fuori da quella stanza e dal giardino il doloroso mondo adulto fatto di debiti, vendetta, amori mal corrisposti e amori taciuti. Ma quel giardino, simbolo virginale di purezza, di innocenza, di candore, va venduto per sdebitarsi e salvarsi la pelle. Il bisogno di danaro sradica tutti gli affetti ma non ha vittoria facile nel cuore della protagonista Ljuba (il cui nome fa un evidente riferimento alla parola “amore”). Ljuba il suo cuore di donna l’ha lasciato a Parigi con “quell’uomo terribile” che continua ad inviarle telegrammi ogni giorno chiedendole di tornare indietro, di perdonargli il tradimento, di aiutarlo poiché è molto malato. Per questo una volta arrivata nella sua tenuta in Russia – quella tenuta che conserva invece il suo cuore di bambina – dirà quasi tra sé e sé «io non riesco ancora a tornare». Ljuba è cosciente che la sua vita, per quanto dolorosa, è lì fuori che la chiama a gran voce ma lei quella voce non vuol sentirla per un po’: brucia i telegrammi, ascolta con gioia il fratello mentre loda un armadietto che se ne sta in quella camera da cent’anni, si ritaglia una parentesi in cui il tempo è sospeso tra il sogno e la follia e vi danza dentro come una bambina.
Ma il suo amore è come un magnete che continua a chiamarla per farle del male.
[quote]È questa la pietra che ho al collo e che mi porta sul fondo, ma io questa pietra la amo e non riesco a vivere senza di lei.[/quote]
Lopachin è il suo opposto. È l’unico a mantenere la testa sulle spalle per tutta l’opera ma, figlio dell’uomo che una volta era stato servo in quella proprietà, non per gioia ma per rabbia e vendetta acquista all’asta la proprietà della famiglia sul lastrico rammaricandosi del dolore che causa a Ljuba e contemporaneamente inebriandosi del potere che sente di aver acquisito col tempo. Ljuba e la sua famiglia devono dire addio a quell’immagine fatiscente che rimane della loro vecchia vita e salutare la vita nuova che li aspetta fuori da lì.
Il giardino dei ciliegi, simbolo di incorruttibilità e fanciullezza, è destinato ad essere distrutto; con lui la parte bambina di Ljuba e degli altri personaggi è stata sradicata con forza per scomparire.