[highlight]Circa 14 miliardi di dollari investiti, la situazione critica degli stadi e le proteste per l’aumento dei prezzi: tutte le contraddizioni di Brasile 2014[/highlight]
I mondiali di calcio nel “Paese del calcio”. Messa così, sembra tutto perfetto. E invece, come dimostrato dai disordini avvenuti durante la Confederations Cup dello scorso anno, Brasile 2014 non sarà tutto rose e fiori. Le manifestazioni e gli scontri di quel periodo hanno chiarito a tutto il mondo che il Brasile non sta attraversando quel periodo economicamente eccezionale che si credeva.
Nonostante ciò, la Coppa del Mondo più costosa di sempre incombe. Tra stadi, sicurezza e trasporti sono stati investiti circa 14 miliardi di dollari (circa 10 miliardi di euro), ben 8 in più rispetto a Germania 2006.
Tutto qui? No, perché l’enorme investimento del Paese di Dilma Rousseff potrebbe non pagare gli sforzi sostenuti. La situazione degli stadi è ormai nota a tutti. A pochi mesi dall’inizio della manifestazione, non tutte le infrastrutture sono perfettamente pronte. Ma anche il problema dei trasporti non è da sottovalutare, visto che le proteste dello scorso giugno scaturirono anche dall’aumento del costo dei biglietti (da 2.75 a 3 reais, circa un euro).
Qualche mese fa, comunque, proprio la questione degli stadi aveva destato le critiche più violente. Dei 12 stadi scelti per ospitare le partite del Mondiale, non tutti sono stati ultimati nei tempi previsti. Non solo. Per alcuni di essi, il discorso è ancora più delicato. Per lo stadio di Recife, ad esempio, il governo di Pernambuco ha deciso di sottrarre 23,8 milioni dal programma sociale “Chapéau de Palha”, una sorta di welfare che “serve a integrare lo stipendio dei tagliatori di canna da zucchero durante il periodo di pausa della raccolta” (come spiegato dal deputato Betinho Gomes).
E ancora, lo stadio Arena de Amazonia di Manaus (che ospiterà l’esordio degli azzurri di Prandelli contro l’Inghilterra) è stato criticato per un altro motivo. Appena un mese fa, circa 1470 persone lavoravano alla costruzione dell’impianto. Durante i lavori sono morti 4 operai, anche se Miguel Capobiango Neto, coordinatore dell’Unità di Gestione della Coppa del Mondo di Manaus, ne conta 2 perché “due delle persone incluse nell’infelice conto sono morte fuori dallo stadio e tra l’altro una di loro non aveva a che fare con l’opera“. Quel che è certo, comunque, è che all’inizio dei lavori il numero di operai era molto basso e i turni erano da 13 ore. Tutto per una paga media che si aggirava tra gli 800 e 1.200 reais al mese (circa 260-390 euro).
Come se non bastasse a tutto questo si è aggiunto il problema degli speculatori. Soprattutto negli ultimi giorni, infatti, si sta parlando molto del caro prezzi di Rio de Janeiro e dintorni. In attesa dell’arrivo in massa di tifosi provenienti da tutto il mondo, i commercianti brasiliani stanno già facendo salire i prezzi: un’omelette arriva a 30 euro, una busta di noccioline americane a 6, una “margherita” (e le virgolette sono d’obbligo) supera i 20 euro. Prezzi scandalosi che hanno scatenato l’indignazione in tutto il mondo e, come sempre, anche in rete. Tra i vari hashtag e gruppi, Rio Surreal è quello più cliccato. Si tratta di una pagina facebook, nata con l’intento di unire tutti gli “indignati” per combattere il caro prezzi brasiliano.
Insomma, l’idilliaco rapporto tra calcio e Brasile potrebbe davvero crollare sotto il peso delle difficoltà socio-economiche di questi tempi e il sogno del Mondiale potrebbe trasformarsi in un incubo…molto diverso dal Maracanazo del ’50.