[highlight]Pubblicamente offesi e vittime di pregiudizi, gli androgini e i transessuali diventano privatamente oggetto di desiderio e giochi sessuali[/highlight]
Norrie May Welby, 52 anni all’anagrafe, è nato maschio in Scozia ed è emigrato a Sidney all’età di 7 anni insieme alla sua famiglia. A 28 anni il disagio nei confronti del suo corpo lo porta a sottoporsi ad un’operazione chirurgica per divenire donna.
Anche in questa veste, però, inizia a sentirsi in difficoltà nell’accettare se stesso e, perciò, decide di affrontare un’altra operazione: questa volta, però, sceglie di essere una persona neutra, un androgino né uomo né donna, anche grazie all’interruzione della cura di ormoni.
Norrie prende coscienza di non sentirsi appartenente ad alcun genere sessuale preciso, e cerca di ufficializzare questa sua neutralità registrandosi all’Anagrafe australiana come persona dal sesso “non specifico”. In un primo momento, il servizio statale aveva concesso questa possibilità, ma successivamente aveva fatto una retromarcia, opponendosi ufficialmente a catalogarlo come “non specifico” nella casella corrispondente al sesso sui documenti e nelle altre registrazioni necessarie previste dalla legge. Norrie non si arrende e intraprende una vera e propria battaglia, arrivando a far causa all’Anagrafe e portando il suo caso dinanzi al più importante organo giudiziario nazionale, l’Alta Corte. Che, in una sentenza emanata pochi giorni fa in seguito al processo, ha stabilito che
[quote]la legge riconosce che una persona può non essere né uomo né donna e per questo permette la registrazione del sesso come “non definito”[/quote]
Norrie, che si definisce “androgino – anarchico”, ha dunque finalmente ottenuto la sua vittoria in questa lunga campagna per il riconoscimento di una non sessualità. Nelle prime interviste a caldo, ha affermato di sentirsi finalmente una persona libera. Al The Australian, in particolare, ha rivelato:
[quote]La gente dovrebbe essere riconosciuta per quello che è e poter partecipare alla vita sociale fuori da etichette e discriminazioni[/quote]
diventando, oltretutto, il simbolo del “terzo sesso” in tutto il mondo.
Il riconoscimento di una tale opportunità rappresenta una vittoria anche per le associazioni transgender e per i gruppi a difesa dei diritti civili, nonché un fondamentale passo avanti per la difesa delle minoranze sessuali. Infatti, quella di Norrie non è una stravagante eccezione: gli androgini sono molto più numerosi di quanto si creda, e secondo le statistiche un individuo ogni duemila nasce non completamente maschio e non completamente femmina dal punto di vista sessuale. Nell’antichità, specie in culture orientali, gli ermafroditi erano una minoranza diffusa e accettata molto più di quanto accada ai tempi odierni.
Sebbene la conquista di Norrie apra nuove strade per il riconoscimento di nuovi diritti per chi si riconosce in questa identità, è comunque un dato di fatto che le persone che decidono di cambiare il proprio sesso non sono ben viste dalla società.
Basti pensare che sono circa venti i trans uccisi nel mondo ogni mese, secondo i dati raccolti dal rapporto 2013 del Transgender Europe’s trans murder monitoring project. E le cose non vanno meglio nel nostro Paese, che è tristemente al primo posto in Europa per omicidi di transessuali.
Il tutto condito da tanta ipocrisia, almeno a guardare quanto accade di notte lungo le strade di tante città nostrane. Il gusto del “proibito” si è fatto largo anche tra molti italiani che considerano i transessuali “oggetti” utili a sperimentare quei giochi erotici e sessuali che restano tabù all’interno della vita di coppia.
Per questo la storia di Norrie deve far riflettere tutti, per questo la vittoria di Norrie è una vittoria di tutti