[highlight]A dodici giorni dalla scomparsa del Boeing molte le ipotesi che accrescono il mistero, ma ancora nessuna certezza[/highlight]
Si infittisce sempre più il mistero del Boeing 777-200, aereo della compagnia Malaysia Airlines scomparso dodici giorni fa con 239 persone a bordo.
Quella attualmente in corso è una ricerca che coinvolge oramai oltre 25 Paesi data la vastità dell’area che potrebbe aver sorvolato il Boeing. L’incrocio dei dati tra i vari Stati riporta alla luce informazioni non ancora emerse sul ritrovamento dell’aereo. Proprio questa mattina Tony Abbot, primo ministro australiano, ha annunciato il ritrovamento nell’Oceano Indiano di due oggetti (uno dei quali lungo circa 24 metri), che potrebbero essere legati al probabile dirottamento dell’aereo decollato dall’aeroporto di Kuala Lumpur e diretto a Pechino. Ci sono buone ragioni per ritenere credibile questa analisi ma tra le autorità la parola d’ordine in questo momento non può che essere prudenza.
John Young, responsabile AMSA (Autorità australiana della sicurezza marittima), nel corso della conferenza stampa ha dichiarato:
[quote]Gli oggetti sono relativamente sfocati. Sono di una certa taglia, probabilmente in acqua: scendono sotto la superficie e riemergono. Il più grande sarà di 24 metri. L’altro è più piccolo. E’ una pista, probabilmente la migliore pista che abbiamo al momento ma bisogna che andiamo sul posto per sapere se vale qualcosa o no [/quote]
Resta ancora da sciogliere il nodo su chi ci fosse ai comandi e con quali intenzioni. Le ricerche sui due piloti e sul loro background hanno delineato che nessuno dei due ha fatto richiesta per volare insieme sul MH370. Inoltre la polizia malese, dopo aver scoperto un simulatore di volo a casa di Zaharie Ahmad Shah (primo comandante e fanatico sostenitore di Anwar Ibrahim, leader dell’opposizione locale), sta tuttora analizzando l’apparecchio per scoprire se ci possa essere qualche informazione che risulti collegata alla scomparsa del Boeing.
Secondo alcune fonti riportate dal New York Times il dirottamento sarebbe avvenuto non in seguito ad una virata manuale, ma piuttosto ad un cambiamento delle coordinate di volo sul computer di bordo. Altre fonti relative al The Sun affermano che Zaharie Ahmad Shah si stesse addestrando per atterrare su piccole isole. Questo confermerebbe la pista del dirottamento ma non quella dell’attentato terroristico.