[highlight]L’amore infinito tra Walt Disney e il Bel Paese raccontato in un documentario presentato in anteprima a Roma. Ne parliamo con il regista, Marco Spagnoli[/highlight]
“Se puoi sognarlo, puoi farlo“. È il motto di uno dei personaggi più amati dai bambini, dagli anni ’30 fino ai giorni nostri: Walt Disney. E Marco Spagnoli, attraverso il suo documentario “Walt Disney e l’Italia, una storia d’amore”, riesce perfettamente ad emozionare il pubblico e trasportarlo nei cartoni e nei film nati dalla geniale matita di Disney.
Come in una delle innumerevoli favole che abbiamo ascoltato da piccoli, la calda voce di Serena Autieri introduce il documentario. Mentre a narrare troviamo Vincenzo Paperica, l’alter ego disneyano di uno dei più famosi giornalisti Rai, esperto di storia del cinema e della musica italiana: Vincenzo Mollica. Attraverso immagini tratte dall’archivio dell’Istituto Luce e dalla Rai, Radiotelevisione Italiana, ammiriamo e riviviamo le visite che Walt Disney ha compiuto nel nostro Paese e come la sua genialità sia stata e continui ad essere amata da grandi e bambini.
Un piacere poter ascoltare le parole di Federico Fellini sul primo incontro a Los Angeles con Walt Disney, un giovane Umberto Eco che parla del valore dei suoi fumetti o Carlo Mazzarella che intervista Disney allo zoo di Torino nel 1961. E sul viale dei ricordi, vediamo divertenti interviste a volti noti del panorama italiano, come Edoardo Bennato, Enrico Brignano, Fausto Brizzi, Oscar Cosulich, Enzo D’Alò, Roy De Leonardis, Fabio De Luigi, Giovanni Muciaccia, Micaela Ramazzotti, Marco Giallini, Lillo & Greg, Riccardo Scamarcio, Luca Ward, Silvi Ziche e tanti altri.
Il film di Spagnoli sarà in esclusiva nelle sale The Space Cinema dal 10 al 12 febbraio, distribuito da The Walt Disney Company Italia in associazione con Kobalt Entertainment. L’uscita sarà seguita da eventi in varie città d’Italia, tra cui Napoli, e da passaggi televisivi su Sky e Rai a partire dal 20 febbraio fino a fine mese. Il documentario, inoltre, anticipa l’uscita del film “Saving Mr Banks”.
Noi di Contrordine abbiamo avuto il piacere di assistere all’anteprima e poter intervistare Marco Spagnoli.
Cosa rappresenta per te Walt Disney?
Una delle principali influenze sulla mia vita. Associo il suo nome ad alcuni dei miei ricordi più belli, da quando mio padre e mio nonno mi leggevano le storie di Topolino a quando ho imparato a leggere da solo, fino a quando finalmente ho portato i miei figli al cinema a vedere un film Disney.
Cosa rappresenta e cosa hai voluto trasmettere con questo documentario?
Come chiarisce già il titolo, non ho puntato a far conoscere biografia e opere di Walt Disney nel senso storico stretto, ma ho preferito ripercorrere le tappe di un percorso che hanno portato la cultura italiana a inglobare completamente i personaggi nati dalla matita del grande animatore fino a considerarli un prodotto nostrano. Infatti a me piace definirlo una biografia di un sentimento profondo e di come, in maniera sorprendente, l’eredità di Disney appartenga a tutti noi. È un viaggio intimo, con toni divertenti ma su argomenti seri e, dall’abbraccio a Luigi Pirandello alla conversazione tra Gianni Rodari e Umberto Eco, mostra gli intellettuali più importanti del nostro Paese alle prese con questo custode unico del regno della fantasia.
Hai usato tutto il materiale disponibile nel documentario o hai dovuto rinunciare a qualcosa?
Non c’erano altri momenti oltre a quelli che mostriamo, ma per ciascun momento non abbiamo usato tutto il materiale, bensì selezionato ciò che potevamo meglio inserire nel tessuto narrativo.
La passione italiana per Disney è divisa fra i fumetti e il cartone. Quale delle due cose ti è sembrato interessasse di più gli intervistati?
Ciascuno ha parlato di ciò che preferiva. Abbiamo poi voluto evidenziare la questione del doppiaggio. La scoperta più rivelatrice è che Romeo, de “Gli Aristogatti”, in originale non sia romano, ma irlandese. La trovo una cosa geniale, una scelta probabilmente non in linea con ciò che si aspettavano negli Usa, un modo un po’ sovversivo, italiano, di rendere il personaggio. Ci è sembrato giusto, quindi, coinvolgere Roy De Leonardis, il figlio di una delle “leggende Disney”. Suo padre è stato infatti responsabile di tutti questi doppiaggi.
Come avete scelto i testimonial?
Molte erano persone che conoscevo, incontravo per lavoro, come per esempio Marco Giallini, che da piccolo amava molto Topolino, oltre che essere un bravo disegnatore. Qualcun altro si è proposto. Abbiamo fatto una selezione delle persone che hanno dimostrato questa grande passione. Volevamo una visone del mondo Disney dal punto di vista dei fan.
Perché Disney ha attecchito così tanto in Italia, diventando praticamente un prodotto italiano?
La spiegazione credo sia, come afferma Giacomo Scarpelli, un’affinità tra il mondo raccontato da Disney e il nostro Paese. Lui parla in particolare del nostro “essere bambini”. Ma soprattutto, credo si tratti del fatto che Disney in Usa è considerato più un tycoon, assimilabile a uno dei fratelli Warner, un grande produttore. Qui invece lo consideriamo un artista, un regista. È stato il primo a fare cartoni animati col sonoro, a colori, un lungometraggio d’animazione; con lui i cartoni hanno fatto per la prima volta anche commuovere.
Il film è ormai finito. C’è qualcuno a cui vorresti dire pubblicamente grazie?
Ringrazio The Walt Disney Company Italia, per aver avermi dato fiducia; ringrazio David Moscato, fondatore della Kobalt Entertainment che ha creduto in questo progetto e lo ha realizzato; ringrazio tutta la crew, dal fotografo Giuseppe Mottola, al musicista Max Di Carlo, a tutti gli artisti che hanno partecipato a questo progetto. Ma un ringraziamento speciale va a Vincenzo Mollica, che con il suo alter ego disneyano, il papero Vincenzo Paperica, ha narrato la storia di questo docufilm.