[highlight]Non solo football: musica, entertainment e pubblicità milionarie. Tutto questo è il Super Bowl, l’evento sportivo più seguito del mondo[/highlight]
I giochi sono fatti: saranno i Seattle Seahawks guidati dal giovane quarterback Russell Wilson e i Denver Broncos del veterano Peyton Manning a contendersi il titolo di campione della NFL, la Lega professionista di football americano, nel Super Bowl XLVIII di domenica 2 febbraio al MetLife Stadium di East Rutherford.
Evento sportivo più seguito dell’anno in tutto il mondo? Forse: se la gioca con la finale della Coppa del Mondo di calcio. Evento sportivo più costoso dell’anno per un’azienda che si voglia pubblicizzare durante la diretta televisiva? Sicuro al 100%. Al punto che, lo scorso anno, la General Motors – mica il verduraio all’angolo della strada – si è chiamata fuori dalla corsa allo spazio pubblicitario: per uno spot di trenta secondi venivano infatti richiesti quattro milioni di dollari tondi tondi.
D’altra parte, se negli USA su una popolazione di circa trecentoventi milioni di persone l’audience arriva a toccare picchi di centosessanta milioni di spettatori, ergo uno statunitense su due, è prevedibile attendersi che ottenere visibilità durante un avvenimento del genere possa costare qualcosa di più di pochi spiccioli…
Anche perché il Super Bowl è molto di più di una semplice partita. In generale, nel paese a stelle e strisce un match – e questo è il match – va oltre all’essere un evento dal punto di vista puramente atletico: sport fa rima con entertainment specialmente in un gioco energeticamente dispendioso come il football, che richiede timeout e pause continue per dar modo ai protagonisti di rifiatare o per consentire frequenti sostituzioni a entrambe le squadre in campo. Ecco, quindi, che tutto ciò che fa da contorno alla partita ne diventa in realtà parte integrante e, siccome da quelle parti ogni scusa è buona per fare business, la NFL inizia a chiedersi se l’interruzione più lunga durante il Super Bowl, alla fine del secondo quarto, non possa diventare un vero e proprio spettacolo nello spettacolo per far salire ulteriormente gli ascolti (e gli incassi).
È dunque a partire dagli anni Ottanta che si decide che l’halftime show debba ospitare artisti e band di fama mondiale quali Michael Jackson, i Rolling Stones e Bruce Springsteen, per citarne solo alcuni. E se poi succede quello che succede alla fine del primo tempo del Super Bowl XXXVIII nel febbraio 2004, con Justin Timberlake che scopre accidentalmente il seno della co-performer Janet Jackson, apriti cielo! “Wardrobe malfunction”, “cattivo funzionamento del vestiario”, così verrà creativamente definito l’incidente.
D’altra parte, gli americani, che parlano di recession invece che di crisis da loro generata a livello economico globale, sanno essere autentici fenomeni di arrampicate linguistiche sugli specchi.
L’ondata di polemiche seguenti, il bigottismo e le censure sul filmato dell’episodio ispirano tre ragazzi americani, che pensano: “Sta’ a vedere che forse avrebbe un senso creare una piattaforma online per rivedere la performance della Jackson e, perché no, qualsiasi altro tipo di video.”
Nasce così un certo sito chiamato YouTube, ma questa è un’altra storia.