[highlight]In Italia riprende l’antico dibattito tra proibizionisti e anti-proibizionisti. Il rischio, anche questa volta, è che sia solo fumo negli occhi degli italiani[/highlight]
La politica italiana si distingue per tre elementi chiave: dichiarazione di intenti, discussione, smentita. Non conta la disposizione all’interno dell’arco parlamentare, che il partito sia di destra, sinistra o centro: tutti attraversano questi tre stadi, prima di completare il percorso con un nulla di fatto. C’è poi un quarto elemento, meno frequente ma ugualmente diffuso: concentrarsi su un problema solo dopo che è stato affrontato in un altro Paese, tendenzialmente più attivo del nostro.
È ciò sta accadendo in questi giorni per quanto concerne la legalizzazione delle droghe leggere, dopo quanto avvenuto nel Colorado, Usa.
A scatenare anche in queste latitudini la discussione è stata una dichiarazione di un esponente della Lega Nord, poi archiviata come frutto di “libera iniziativa”, quindi non in linea con le posizioni del partito. Ma come spesso accade, se si lancia un sasso nello stagno, indipendentemente dalla sua grandezza, produrrà dei cerchi.
Ha avuto il via, così, il valzer delle chiacchiere inutili, con i vari partiti pronti a esprimersi su una questione che, ad essere onesti, non è affatto prioritaria per le sorti del nostro malandato Paese.
Legalizzazione o proibizionismo, questo è il problema.
Va ammesso che la discussione è uno dei capisaldi della democrazia, ma quello che stanca è la tendenza a girare intorno all’argomento a vuoto, finendo con l’investire tempo ed energie sul litigio perpetuo, che dalla notte dei tempi è risaputo essere inutile come un maglione di lana in pieno luglio.
Ammettiamolo, siamo lenti. È da poco iniziato il 2014 e noi ci ritroviamo ancora una volta a discutere di un problema che in altri Paesi europei – Spagna, Svizzera, Belgio, Olanda – è stato già affrontato con soluzioni più o meno efficaci, senza contare l’utilizzo dei derivati della cannabis per uso terapeutico.
Legale e diffuso in Olanda, in Spagna, in Canada e in sedici Stati degli USA, l’utilizzo della canapa indiana è prassi nel trattamento di numerose patologie, dall’epilessia alla sclerosi multipla, dal glaucoma alle malattie neuro degenerative come Alzheimer o Parkinson. In Italia è teoricamente consentito, ma a fronte di restrizioni che lo rendono quasi impossibile.
Per quanto riguarda il possesso e il consumo di sostanze psicotrope, l’Italia ha la legge più proibizionista d’Europa, la n.49 del 2006, altrimenti nota come Fini/Giovanardi, in base alla quale le droghe leggere sono state equiparate a quelle pesanti.
Sono passati quasi otto anni dall’approvazione di questa legge e niente è cambiato da allora.
Adesso l’argomento è tornato all’ordine del giorno, e i presupposti per un nulla di fatto ci sono tutti anche questa volta.
Forse è il caso di smetterla di gettare fumo negli occhi degli italiani e iniziare veramente a comportarci come un paese moderno e aperto.