[highlight]Ecco quanto approvato dal Consiglio dei Ministri svoltosi ieri[/highlight]
Si è riunito ieri alle 16.20 a Palazzo Chigi il Consiglio dei Ministri, che ha approvato, su proposta del presidente del Consiglio Enrico Letta e dei Ministri dell’Interno, Angelino Alfano, dell’Economia e Finanze, Fabrizio Saccomanni, un decreto legge che sancisce l’abolizione della seconda rata dell’IMU, l’alienazione di immobili pubblici e nuove norme per la Banca d’Italia.
La seconda rata del’IMU 2013 sulla prima casa non dovrà essere pagata, fatta eccezione per gli immobili di lusso, classificati A/1, A/8, A/9. È prevista l’esenzione totale dal pagamento della seconda rata per i fabbricati e per i terreni agricoli coltivati. L’abolizione costerà allo stato circa 2,15 mld di Euro, da coprire attraverso un aumento al 130% dell’acconto IRES e IRAP dovuto per il 2013 dalle società del settore finanziario e assicurativo, per un totale di 1,5 mld, con scadenza al 10 dicembre 2013. I restanti 650 mln di euro provengono dall’anticipo a carico degli intermediari finanziari sulle ritenute relative al risparmio amministrato.
Uno dei problemi sorti in questi giorni era stato l’extra gettito atteso dai comuni che nel 2013 hanno applicato aliquote IMU superiori a quelle standard. Il Consiglio dei Ministri ha deliberato che metà di quell’importo verrà coperta dallo stato, mentre l’altra metà verrà pagata dai contribuenti interessati a metà gennaio 2014.
Sono state varate norme che facilitano il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, possibilità questa estesa anche agli Enti Locali, che potranno cedere beni immobili a Cassa Depositi e Prestiti.
Interventi sono stati previsti anche in relazione alla Banca d’Italia. Attraverso il decreto legge sono state introdotte nuove norme riguardanti il capitale e gli organi dell’istituto; Banca d’Italia è adesso autorizzata ad aumentare il proprio capitale mediante l’utilizzo delle riserve statutarie, fino ad un massimo di 7,5 mld di euro, e a distribuire dividendi annuali per un importo non superiore al 6% del capitale.
Ciascun partecipante al capitale non potrà possedere una quota di capitale superiore al 5%. Sono stati ampliati i soggetti italiani ed europei che possono acquisirne, che ora sono banche, fondazioni, assicurazioni, enti ed istituti di previdenza, inclusi fondi pensione.