[highlight]L’attore e autore romano porta in scena “Il Piccolo Paese” dando il via alla rassegna “Effetto Museo”[/highlight]
Può la bellezza di un luogo suggestionare la percezione dello spettatore? Inevitabile chiederselo mentre si varcano i cancelli di Villa Pignatelli, la splendida dimora nobiliare napoletana che ha ospitato la performance di inaugurazione di Effetto Museo.
Il protagonista della serata è l’attore e autore teatrale Ascanio Celestini, che fa il suo ingresso sul palco regalando agli spettatori un breve e simpatico preambolo durante il quale palesa il suo apprezzamento per iniziative che coinvolgono “spazi non teatrali” e, ironizzando e ricorrendo all’uso di espressioni forti, chiede al pubblico la massima attenzione.
Ben presto, quasi senza accorgersene, si viene risucchiati dai racconti de “Il Piccolo Paese”, rappresentazione metaforica di un luogo di fantasia, grottesco e surreale, forse fin troppo simile a quello in cui viviamo.
Ce n’è per tutti, per mafiosi e corrotti, politici e industriali, guerrafondai e idealisti, capitalisti e povera gente. Celestini non ci svela verità finora taciute, non dice nulla di nuovo, ma lo fa coniugando la sua ironia sarcastica e tagliente con grande garbo e pacatezza.
Due ore di spettacolo piene, intense, infarcite di dettagli, di riferimenti, di allusioni, che scorrono via veloci regalando allo spettatore la sensazione di trovarsi nel salotto di casa, in compagnia degli amici di sempre.
Ascanio Celestini non ha bisogno di grandi scenografie o strumenti di seduzione accessori per conquistare il pubblico napoletano.
La sua voce e la potenza del suo racconto sono più che sufficienti.
Photo Credit: Titti Fabozzi, DMV Comunicazione