Pussy Riot: Nadya spedita in Siberia

[highlight]Dopo due settimane di silenzio si hanno di nuovo notizie della leader delle “Pussy Riot”, Nadezhda Tolokonnikova[/highlight]


Nel febbraio 2012 tre artiste del gruppo “Pussy Riot”, un collettivo politicamente impegnato che agisce mantenendo l’anonimato delle proprie attiviste e che appartiene al movimento femminista “Riot Grrrl”, si esibiscono a Mosca nella Cattedrale di Cristo Salvatore durante una cerimonia religiosa, mettendo in scena una performance, comprendente una preghiera punk, per protestare contro la rielezione del presidente Putin e denunciare i presunti brogli avvenuti durante le elezioni.

Dopo alcune indagini condotte dal reparto antiterrorismo della polizia russa, nel marzo del 2012 tre leader del gruppo, Nadezhda “Nadya” Tolokonnikova , Maria “Masha” Alekhina e Ekaterina Samutsevich,  sono state identificate e arrestate con l’accusa di vandalismo motivato da odio religioso, accusa che prevede una condanna a sette anni di reclusione.

Ad oggi solo la condanna di Ekaterina Samutsevich è stata sospesa in appello, mentre per le altre due componenti del gruppo è stata confermata la reclusione per due anni nei campi di lavoro.

Molti sono stati gli atti di solidarietà da parte del mondo occidentale nei confronti delle “Pussy Riot”, e la vicenda delle tre attiviste ha avuto nei mesi una risonanza piuttosto ampia, grazie anche all’azione di organizzazioni che tutelano i diritti umanitari, tra cui Amnesty International, prima fra tutte a presentare una richiesta di scarcerazione per le tre donne incriminate, condannando da subito le brutalità dei luoghi di detenzione in cui sono state rinchiuse le attiviste.

È proprio per denunciare le condizioni schiaviste adottate nel campo di lavoro in Mordovia dove era stata assegnata e le minacce di morte ricevute durante la detenzione, che Nadezhda Tolokonnikova ha iniziato lo scorso settembre uno sciopero della fame. 

Dopo un ricovero in ospedale, la donna è stata ricondotta in carcere in una cella di isolamento per tutelarla dalle minacce, in attesa di un trasferimento in un’altra colonia penale.

Dal 22 ottobre, data prevista per il trasferimento della donna, però, sono passate due settimane e di Nadezhda nessuna notizia. Solo ieri è stata resa nota la destinazione del trasferimento: in Siberia, a 4500 km da Mosca.

A diffondere la notizia è Pyotr Verzilov, marito dell’attivista oltre che collaboratore del gruppo “Pussy Riot”, che da giorni denunciava la mancanza di notizie sulle condizioni della moglie.

Anche se il “giallo” della sparizione della Tolokonnikova è stato risolto e le sue condizioni di salute sono state dichiarate stabili, restano comunque inaccettabili le condizioni di detenzione adoperate in Russia denunciate dall’attivista, nonché la condanna per vandalismo religioso dopo aver manifestato in maniera pacifica contro il governo russo.

Come recita la Corte europea dei diritti dell’uomo, infatti:

[quote]La libertà di espressione si applica non solo alle idee inoffensive, ma anche a quelle che offendono, scandalizzano o disturbano lo Stato o settori della popolazione[/quote]

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