[highlight]Nuove primarie, antichi rancori. Il Partito Democratico si prepara ad eleggere il nuovo segretario in un clima di sostanziale menefreghismo della base[/highlight]
Volendo considerare anche il nebuloso Guglielmo Epifani, il prossimo segretario del PD sarà il quinto della sua travagliata storia.
Chissà se il tepore natalizio favorirà la partecipazione dei suoi sostenitori il prossimo otto dicembre. E chissà se “immacolato” sarà il futuro leader del più grande partito di un centrosinistra sradicato dalle sue origini ed anestetizzato dai suoi cari ideali.
Che sia Renzi, che sia Cuperlo (solo per citare i due che verosimilmente si contenderanno la vittoria finale), i problemi da affrontare erano e resteranno gli stessi di sempre: c’è da capire se sarà raggiunta una pacificazione interna tra le laceranti correnti (e la diatriba sulle “tessere false” di questi giorni di certo non può rendere orgoglioso nessuno dei contendenti); c’è da capire se sarà confermato l’appoggio al governo Letta che continua ad essere ostaggio (e alleato) di un Berlusconi condannato dalla magistratura ma non dal suo assuefatto elettorato; c’è da capire in che modo si tenterà di tessere le fila per potersi preparare al meglio alle prossime (e vicinissime) elezioni.
Interrogativi, dubbi, “misteri”, per i quali è lecito attendere delle risposte all’altezza. Perché il Paese sta morendo mentre i teatranti si esibiscono in TV.
Perché emergenze come la casa, l’ambiente, il lavoro, possano essere sconfitte nell’ottica di una programmazione futura sana e democratica.
Il PD in questa fase ha il dovere morale di fare propri questi temi ed affrontarli senza alcun timore. Le prossime primarie, in tal senso, rappresentano l’ennesima occasione per voltare pagina e dare un segnale forte ai chi da tempo urla in piazza le proprie difficoltà, i propri bisogni, i propri malumori.