[highlight]L’ingerenza del Presidente della Repubblica sulla legge elettorale ha spaccato il parlamento. Sarebbe opportuno consultare la costituzione italiana più spesso[/highlight]
La Costituzione Italiana, oltre a riconoscere al Presidente della Repubblica la funzione di rappresentanza dell’unità del Paese, gli attribuisce una serie di poteri: accreditare e ricevere funzionari diplomatici, ratificare i trattati internazionali sulle materie dell’art.80, previa autorizzazione delle Camere; dichiarare lo stato di guerra, deliberato dalle Camere, nominare fino a cinque senatori a vita, inviare messaggi alle Camere, convocarle in via straordinaria, scioglierle salvo che negli ultimi sei mesi di mandato, indire le elezioni, promulgare le leggi approvate in Parlamento entro un mese, rinviare alle Camere le leggi non promulgate e chiederne una nuova deliberazione, emanare i decreti-legge, i decreti legislativi e i regolamenti adottati dal governo, indire i referendum e in caso di esito favorevole dichiarare l’abrogazione della legge a esso sottoposta, nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri, nominare alcuni funzionari statali di alto grado, presiedere, formalmente, il Consiglio Supremo di Difesa e detenere il comando delle forze armate, decretare lo scioglimento di consigli regionali e la rimozione di presidenti di Regione, presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura, nominare un terzo dei componenti della Corte costituzionale, concedere la grazia e commutare le pene.
Il Presidente della Repubblica è tenuto ad interpretare il proprio ruolo istituzionale nei limiti previsti dalla Costituzione e nel pieno rispetto della stessa. Non può derogare ad essa, né prendere decisioni dettate da una specifica situazione, per quanto delicata possa essere, come quella che da ormai quasi due anni il Paese sta vivendo.
Alla luce di questa premessa, si può tranquillamente sottolineare quanto fuori luogo siano state alcune sue uscite negli ultimi mesi: dalla scelta di Monti al governo delle larghe intese Pd-Pdl guidato da Enrico Letta, fino alle sue indicazioni relativamente alla legge elettorale, che, come abbiamo visto, non rientra nella sfera delle sue competenze. Non deve stupire, di conseguenza, l’allarme lanciato dai partiti dell’opposizione, con Lega e M5S in prima linea ormai da mesi contro le prese di posizione di Giorgio Napolitano. Il “Re Giorgio”, come è stato soprannominato, da alcuni in segno di rispetto per la levatura istituzionale che ha saputo mostrare durante il suo primo settennato e nei primi mesi del secondo, da altri in chiave polemica contro l’ingerenza degli ultimi mesi, giudicata eccessiva e assolutamente inappropriata.
L’appellativo “Re” non risulta però troppo lontano dalla realtà. In effetti, basta cercare sul dizionario la definizione della parola Re: “monarca, sovrano di uno Stato retto a monarchia”. Se facciamo un altro piccolo sforzo e cerchiamo la parola “Monarchia” su wikipedia, ecco cosa leggiamo:
[quote] La monarchia è una forma di governo in cui la carica di capo di stato è esercitata da una sola persona, come suggerisce l’etimologia del lemma (dal latino tardo mona°rcha(m), che è dal greco monárchìs, composto di mónos (μόνος) “solo, unico” e -árchìs (ἄρχειν), da árchein, “governare, comandare”), per tutta la durata della sua vita o fino alla sua rinunzia (abdicazione). Tale figura è il monarca e ha la caratteristica di essere considerato un membro a parte rispetto al resto delle persone dello Stato che sono suoi sudditi[/quote]
Un uomo solo al comando, ecco cos’è un monarca. Può essere illuminato o autoritario e sanguinario, e dalle sue decisioni dipendono le sorti dei cittadini del regno.
L’anomalia, in Italia è doppia; la prima è che non siamo più una monarchia parlamentare dal 1946, quando gli italiani furono chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica con un referendum; la seconda è che il Monarca non è eletto, ma nominato in base ad un criterio ereditario, almeno nella maggior parte dei casi.
Noi, invece, abbiamo consegnato ai partiti presenti in Parlamento, i cui rappresentati non sono stati scelti dai cittadini a causa della legge elettore che, senza la necessaria vergogna, chiamiamo Porcellum, la possibilità di rieleggere un uomo stanco per perpetrare un’idea malsana del ruolo del Presidente della Repubblica.
In poche parole, abbiamo affidato il Paese nelle mani di una persona che, secondo la costituzione repubblicana, non ha il potere di guidarlo.
E invece di impedire tutto questo, lo strappo alle regole continua, con il Presidente Napolitano che ha convocato i gruppi di maggioranza per discutere della necessità di modificare il Porcellum entro il 3 dicembre, prima che sia la Corte Costituzionale a pronunciarsi sulla legittimità del sistema attualmente in vigore. Un’ingerenza che non può passare inosservata, resa ancora più violenta dall’esclusione dei gruppi di opposizione dalla discussione. E non sarà certo la concessione fatta oggi da Re Giorgio di ascoltare tutti a ricucire lo strappo, ormai troppo ampio.
La legge elettorale è di competenza esclusiva del parlamento, il Presidente della Repubblica non ha alcun ruolo in tutto ciò. Bisogna ricordarlo, senza esitazioni.
Ancora una volta può essere utile ricorrere a quella stella polare della democrazia che è la nostra Costituzione:
[quote]Art. 70. : La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere[/quote]
Si consiglia ai parlamentari distratti di portarne sempre con sé una copia. Così, per non dimenticare.